A Pisa la situazione abitativa è drammatica.

 

 Ma le case ci sono e tante. Sono quelle che i grandi proprietari immobiliari pisani tengono vuote per drogare il mercato immobiliare. E su cui, come nel caso eclatante del grande proprietario Pampana, non pagano al Comune le imposte dovute che ammontano a decine e decine di migliaia di euro. Ecco la denuncia e le proposte risolutive presentate nel Dossier del gruppo consiliare Una Città in Comune-Rifondazione Comunista.

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15ottobre 2016 di Beatrice Bardelli

Il Dossier “Pampana tra rendita e mattone. Una speculazione tutta pisana” è stato presentato alla stampa da Ciccio Auletta, consigliere comunale di Una Città inBeatrice bardelli. Comune-Rifondazione Comunista, insieme ai rappresentanti dell’Unione Inquilini di Pisa.
“Basta essere deboli con i forti. A Pisa, dove c’è un’emergenza abitativa impressionante, ci sono interi edifici sfitti e abbandonati, a volte neppure accatastati, di proprietari immobiliari come Pampana che non hanno versato decine di migliaia di euro nelle casse del Comune – ha denunciato Auletta – .E c’è un Comune che non è capace di quantificare l’ammontare degli arretrati che Pampana deve versare nelle casse di Palazzo Gambacorti”.

Emergenza abitativa.

Il numero degli alloggi non occupati da residenti nel Comune di Pisa, più quelli affittati occasionalmente, sfitti o inagibili, è aumentato in maniera esponenziale. Dai 3.821 alloggi rilevati dal Censimento del 1991 ai 12.986 del Censimento 2011.
Di questi 12.986, se si escludono i circa 5.000 alloggi affittati a studenti fuori sede o non residenti, i restanti 8.000 risultano sfitti o locati transitoriamente per turismo – specie sul litorale – o inagibili da ristrutturare. Va fatto notare che tra le abitazioni sfitte sono compresi circa 130 alloggi popolari di proprietà del Comune di Pisa e decine di immobili per circa altri cento alloggi sfitti, di proprietà di altri Enti pubblici.

Impossibile comprarsi una casa.

Secondo i dati del censimento del 2011, l’enorme aumento del valore degli immobili, avvenuto fino al 2008, insieme alla pretesa della maggior parte dei proprietari di ricavare la massima rendita possibile dal proprio immobile hanno portato ad un calo del 27% nelle compravendite delle abitazioni. Ma è anche impossibile affittare un alloggio da un privato a prezzi sostenibili. E non è facile entrare nelle graduatorie per ottenere un alloggio popolare. A Pisa l’emergenza abitativa si aggrava ogni giorno di più al passo con le crescenti difficoltà lavorative ed il permanere della crisi occupazionale.

Edilizia residenziale pubblica.

In base al bando ERP (Edilizia residenziale pubblica) 2013 del Comune di Pisa che a dicembre 2015 ha pubblicato la graduatoria definitiva, risultano ammesse 931 richieste su 1.051. Delle domande ammesse 119 hanno ottenuto il punteggio per sfratto (mentre ad altre 44 non è stato riconosciuto), 18 per alloggio improprio, 80 per alloggio non igienico, 129 per sovraffollamento e 62 per alloggio procurato dai servizi sociali. A questo si aggiunge che la legge regionale 41/2015, la così detta Legge Saccardi, ha soppresso tutti questi punteggi per i bandi futuri ed ha introdotto lo sbarramento, legato alla residenza e all’avere un lavoro stabile da più di 5 anni in Toscana, per poter fare domanda di un alloggio popolare.
E proprio nel momento in cui i criteri per l’assegnazione degli alloggi si sono fatti più restrittivi il Ministero dell’Interno ha informato che nel 2014 il Tribunale di Pisa ha emesso 703 procedimenti di sfratto di cui 660 per morosità (94%) e che vi sono state ben 609 esecuzioni di sfratto: più del doppio di quelle eseguite nel 2013. “A completare il quadro di quella che possiamo definire l’“eterna emergenza abitativa” del Comune di Pisa – ha continuato Auletta – ci sono le 1.000 domande di richiesta di un contributo per pagare gli esosi affitti di libero mercato, in media oltre 800 euro al mese, introdotti nel 1998 dal governo D’Alema, e le 262 domande di sanatoria degli sfratti per morosità incolpevole presentate nel 2015, di cui solo 63 soddisfatte”.

Il caso dell’Ente gestore degli alloggi di ERP del LODE Pisano (APES SpA).

Anche questo ente, pur essendo pubblico, non utilizza tutte le abitazioni di sua proprietà. Su 6.193 alloggi ne tiene ufficialmente vuoti 184. “Tutto ciò nonostante che in virtù della Legge Saccardi molti alloggi ERP al momento non abitabili potrebbero essere assegnati in cambio di modeste manutenzioni in autorecupero, come sostituzione di infissi e sanitari o ripresa d’intonaci – ha commentato Auletta – . Ed è noto d’altra parte che anche il Comune di Pisa rifiuta da più venti anni di mettere a disposizione dei bisognosi di casa gli appartamenti della Mattonaia e di altre decine di immobili di proprietà pubblica che ha preferito mettere in vendita con procedure di gare che sono andate sistematicamente deserte”.

Un caso esemplare: le proprietà immobiliari della famiglia Pampana.

Tra i grandi proprietari immobiliari pisani, la famiglia Pampana è tra le più note alle cronache locali. Possiede molte proprietà, ad uso residenziale, fondi commerciali in zone centrali della città, garage, e anche terreni agricoli. “In coerenza con lo spirito speculativo che guida i grandi proprietari immobiliari, molte di queste proprietà, soprattutto quelle residenziali – ha denunciato Auletta – sono lasciate volutamente vuote e nell’abbandono per drogare il mercato”.

Ma quanti sono gli alloggi sfitti a Pisa? Quanto ricava il Comune dal pagamento dell’ICI-IMU su questi immobili?

Nel programma di mandato di UCIC-PRC c’era scritto a chiare lettere che il gruppo consiliare si sarebbe impegnato ad affrontare il problema dell’emergenza abitativa a Pisa non solo penalizzando fiscalmente i proprietari di abitazioni sfitte ma anche favorendo gli stessi con aliquote IMU agevolate se avessero immesso sul mercato i loro alloggi sfitti, ovvero se avessero concesso i loro immobili al Comune tramite il potenziamento dell’Agenzia Casa.
Per far questo occorreva avere dati precisi. Così, nel dicembre 2014, nell’ambito dell’approvazione del Bilancio preventivo 2015, il gruppo Una Città in Comune – PRC presentò un ordine del giorno sulla necessità di effettuare controlli serrati sull’esistenza di alloggi sfitti in città, come i palazzi Pampana di via Vespucci/Via Puccini e quello di via Marsala, soprattutto per quanto riguarda la dichiarazione di inagibilità, che permette al proprietario di godere della decurtazione del 50% sull’IMU, e sull’accatastamento. “Quell’ordine del giorno, approvato in Consiglio Comunale, impegnava il Sindaco e la Giunta ad effettuare nei primi sei mesi del 2015 un piano di controlli, tramite SEPI e Polizia Municipale, su tutti gli alloggi sfitti per i quali era stata presentata dichiarazione di inagibilità, in modo da determinarne la percentuale, verificare la documentazione presentata e se lo stato degli immobili corrispondeva a quanto dichiarato – ha spiegato Auletta – . Inoltre, si impegnava il Sindaco a presentare, entro il mese di luglio 2015, una relazione in Consiglio Comunale sugli esiti di queste verifiche. Non abbiamo avuto risposta. Ad oggi, ottobre 2016, le verifiche non sono state ancora effettuate e quell’ordine del giorno è rimasto lettera morta. Nonostante i ripetuti solleciti in consiglio comunale da parte della nostra coalizione”.

Ecco i tre casi esemplari di immobili di proprietà della famiglia Pampana oggetto del dossier-denuncia.

“Palazzo Pampana”, via Puccini – via Vespucci

Si tratta di un enorme complesso immobiliare che si affaccia su tre strade (via Vespucci, via Puccini e via Corridoni) per un totale di 7 numeri civici e che si trova vicinissimo alla stazione di Pisa. Ci sono 54 appartamenti ma risulta sfitto da quasi vent’anni. Il proprietario ha fatto murare tutti gli accessi per evitare il ripetersi di occupazioni dei movimenti di lotta per la casa. E’ considerato il “simbolo della speculazione immobiliare a Pisa che, se riaperto, potrebbe dare almeno una parziale risposta all’emergenza abitativa a Pisa. 20 anni fa, nel 1996, Pampana ha presentato una prima dichiarazione sostitutiva di inagibilità che ha ripetuto nel 2004. Per questo, in base alla legge, ha goduto dello sconto del 50 per cento sul pagamento dell’imposta ICI fino al 2011. Il tempo passato è d’obbligo perché da 4 anni, dal 2012, Pampana non ha rinnovato la dichiarazione di inagibilità. Improvvisamente. “Nonostante non sia stato fatto alcun intervento all’interno dell’immobile, questa dichiarazione non è stata più presentata e quindi il proprietario sarebbe stato tenuto a pagare l’imposta in forma piena – ha detto Auletta – . Abbiamo chiesto agli uffici comunali di sapere quanto deve Pampana per questo immobile ma gli uffici non sono in grado di quantificare il credito in maniera precisa. In pratica hanno risposto che “l’imposta versata a titolo di ICI/IMU per le annualità 2010/ 2011/ 2012 e 2013 non risulta coerente rispetto a quella calcolata”. Dal momento che il Comune non è in grado di dire quanto gli deve Pampana per quell’edificio, non è in grado neppure di procedere ad un’ingiunzione di pagamento di una somma che non conosce.

Palazzina via Marsala 34, Riglione

A Riglione, in via Marsala, c’è una palazzina di proprietà Pampana composta da 8 appartamenti finiti, costruiti nel 2002 ma…in violazione delle norme urbanistiche.  Gli appartamenti non hanno avuto l’abitabilità perché bloccati per anni da un contenzioso legale tra la proprietà ed il Comune di Pisa. “Ciò che in ogni caso conta è che su quella palazzina, mai registrata al catasto e risultante ancora come “terreno agricolo”, l’ing. Pampana non ha mai pagato alcuna tassa – ha denunciato Auletta – . La risposta dell’Assessore Serfogli ad un’interrogazione dei consiglieri di Una Città in Comune-PRC ha rivelato un’evasione di ICI e IMU di poco meno di 20.000 euro dal 2010 al 2016, calcolata però sul solo valore del terreno. Tenere vuoti questi edifici non è dunque un costo: in questo modo il proprietario consegue notevoli risparmi fiscali e, anzi, accresce la possibilità di vincere la causa da un milione di euro intentata contro il Comune”.
Nella primavera del 2010 la palazzina venne occupata da alcune famiglie sostenute dal Progetto Prendocasa. Dopo circa due mesi furono sgomberate nonostante avessero riqualificato gli spazi interni e realizzato, d’intesa con gli abitanti del quartiere, degli spazi sociali e una ludoteca. “L’Ing.Pampana in quella occasione rifiutò anche la proposta del Comune di Pisa di mettere a disposizione il suo immobile di via Puccini per accogliere quelle famiglie in difficoltà abitativa – ha raccontato Auletta – . Nel 2014, il Progetto Prendocasa, stante il perdurare dell’abbandono dell’immobile di Riglione e per sollecitarne l’utilizzazione, riaprì temporaneamente lo stabile con un’iniziativa pubblica e una festa popolare, ma fino ad oggi niente è cambiato. Questo edificio è tra i primi della lunga lista degli immobili che dimostrano il degrado urbano esistente a Pisa – ha concluso Auletta – , un degrado che la stessa amministrazione comunale riconosce ma al quale non ha mai voluto cercare dei rimedi efficaci”.

Ruderi di guerra del Palazzo Chiesa, Lungarno Galilei, Pisa

E’ una ferita a cielo aperto su uno dei più bei lungarni di Pisa, vicino al Giardino Scotto. E’ ciò che resta di Palazzo Chiesa (nel 1821-22 vi dimorò il poeta inglese Percy Shelley) dopo i bombardamenti americani del 1944. Da oltre settanta anni si attende la sua riedificazione ma la proprietà non ha mai avviato i lavori. “E’ a destinazione residenziale ed è situato in una zona di pregio – ha spiegato Auletta – , ma Pampana ha sempre portato i vincoli architettonici che insistono sull’area per giustificare il suo rifiuto a ricostruire, benché ci fosse da parte della Soprintendenza una disponibilità nell’aumento delle volumetrie, richieste dal proprietario, che danno su via Bovio”.
A causa del totale degrado e della pericolosità dei resti che affacciano sulla strada e sul marciapiede, il rudere è stato messo in sicurezza dal Comune che ha transennato l’area senza impedirne, tuttavia, l’accessibilità. Negli anni è diventato un’enorme pattumiera a cielo aperto, seminascosta da una crescita incontrollata di vegetazione. “Le verifiche periodiche compiute dall’ASL, spesso su richiesta dei residenti dei palazzi circostanti, hanno evidenziato più volte la necessità di derattizzazioni e disinfestazioni che il Comune di Pisa esegue periodicamente – ha denunciato Auletta – Rigorosamente a spese dei cittadini”.

E io non pago.

Grazie ad una interrogazione in consiglio comunale di UCIC-PRC nel dicembre 2014 si è scoperto che il proprietario Pampana non paga da anni il suolo pubblico per le transenne presenti sulla strada. All’epoca, il debito ammontava già a 204.000 euro. Soltanto nel giugno 2015 il Comune di Pisa ha denunciato la proprietà per il mancato pagamento della tassa in questione, limitandosi alle sole imposte dovute fino al 2013: 56.000 euro. A questo, ha fatto seguito un’ingiunzione per l’indennità di occupazione del suolo pubblico fino al 2014: 148.000 euro. Inoltre, gli accertamenti disposti dall’assessorato al bilancio hanno rilevato che le imposte ICI (quasi 25.000 euro annui) e IMU (37.000 euro annui dal 2012) relative a questo terreno non sarebbero state interamente pagate dal proprietario.

Che fare?

“Ci siamo candidati alle elezioni amministrative nel 2013 con l’obiettivo di combattere la piaga degli alloggi sfitti in città – ha spiegato Auletta – ,ma per fare ciò è necessario anzitutto rompere il circolo della speculazione edilizia. Il nostro gruppo ha formulato 4 proposte operative allo scopo di dare una risposta concreta alla sempre più forte emergenza abitativa e permettere una effettiva calmierazione dei prezzi”.

La prima: Requisizione.

E’ la prima proposta di Una Città in Comune-Rifondazione Comunista. E’ semplice e praticabile ma occorre una volontà politica precisa da parte del Comune che finora non ha mai avuto.

“Abbiamo ripetuto più volte – continua Auletta – che occorre spingere la proprietà privata ad immettere sul mercato gli alloggi sfitti proponendo loro anche aliquote IMU agevolate. Se, tuttavia, i proprietari di grandi patrimoni abitativi sfitti, enti pubblici, banche, assicurazioni o privati, si rifiutassero, il Sindaco deve ricorrere alla requisizione in uso, prevista anche dall’art. 835 del Codice Civile, per fare fronte all’emergenza abitativa esistente e per rispettare la “funzione sociale” che l’art. 42 della Costituzione attribuisce alla proprietà privata”.

La seconda: Utilizzo della leva fiscale e controlli

“Aspettiamo ancora dal Comune i risultati del piano di controlli su tutti gli alloggi sfitti, soprattutto per quelli per i quali è stata presentata dichiarazione di inagibilità, che il nostro gruppo, insieme  con l’Unione Inquilini e le associazioni e i movimenti che da anni si battono in città contro la piaga degli alloggi sfitti, aveva chiesto di effettuare, tramite SEPI e Polizia Municipale su tutto il territorio comunale, e che il Consiglio comunale aveva approvato nel dicembre 2014 – ha commentato Auletta.

La terza: Controlli sulle imposte dovute

Il gruppo UCIC-PRC, in questi tre anni, ha portato avanti in Consiglio comunale un lavoro attento e puntuale per verificare che i grandi proprietari immobiliari pagassero effettivamente quanto dovuto al Comune. E proprio grazie ai loro atti ispettivi, sono emersi dati clamorosi rispetto al patrimonio di Pampana. Oltre al mancato pagamento di suolo pubblico per le transenne sul Lungarno, è stato scoperto che fino ad oggi il Comune non ha un quadro chiaro sulle imposte dovute da questo grande proprietario proprio per quanto concerne il pagamento dell’IMU sull’area edificabile del Lungarno. Ad oggi non c’è neppure un quadro chiaro anche su via Marsala e via Vespucci.

La quarta: Fermare il degrado della speculazione

“Occorre una decisa inversione di tendenza – ha proposto Auletta – . Per soddisfare la reiterata richiesta della cittadinanza di un minore consumo di suolo, si possono cancellare le previsioni di edificazione inutili e dannose elaborate nel 2009 e ripensare l’esistente. Senza fermarsi di fronte al diritto alla rendita e alla speculazione di proprietari che tengono abbandonate aree e palazzi per anni e anni, in attesa di monetizzare il loro valore senza curarsi minimamente del bene comune”. Per questo il gruppo consiliare UCIC-PRC ha proposto di restituire l’area all’utilità pubblica recuperando un collegamento tra il Bastione del Sangallo – nella sua parte ancora da riqualificare e quella lungo il vallo dove è già prevista la realizzazione di verde pubblico – e il Lungarno, mediante la cancellazione di quella previsione di ricostruzione. “Si realizzerebbe così una “porta verde” che si affaccia sul Lungarno proprio di fronte allo Scalo dei Renaioli, tappa turistica e meta ricreativa, che restituirebbe tutta la visuale del camminamento e del baluardo dal Lungarno stesso. Ma anche questa nostra proposta è stata bocciata dalla maggioranza che governa questa città. Ma è certo che noi proseguiremo la nostra campagna per un recupero dell’area alternativo alle logiche speculative – ha concluso Auletta.

 

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