10ottobre 2016 di Beatrice Bardelli
Ora che il Governo si è finalmente deciso a fissare la data del 4 dicembre per il Referendum sulla riforma costituzionale, il Comitato di Pisa per il NO ha scelto di aprire la sua campagna referendaria in un luogo simbolico. Davanti alla sede del Comune di Pisa dove, il 4 febbraio scorso, il Consiglio Comunale ha bocciato le modifiche alla Costituzione volute dal Governo in un Ordine del giorno che ha fatto storia. “E’ stato un fatto politico di rilevanza nazionale – ha spiegato Ciccio Auletta che presentò quell’O.d.g a nome di Una Città in Comune-Rifondazione Comunista – in quanto è da questa città che ha preso le mosse un inequivocabile NO dal basso, da territori e da Enti Locali, al progetto di svuotamento della nostra Carta Costituzionale.
Il Consiglio Comunale ha espresso un “fortissimo allarme per la deriva autoritaria in atto” e al contempo ha ribadito che “l’obiettivo della stabilità del governo del Paese e dell’efficienza dei processi decisionali nell’ambito parlamentare” non può “produrre un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale vigente” come ha scritto la Consulta nella sentenza n.1/2014″ in merito alla legge elettorale maggioritaria Calderoli, più nota con il nome di Porcellum”. “La battaglia a difesa della Costituzione è tutta da giocare e il Comitato del NO di Pisa non lascerà terreni scoperti – hanno detto alcune attiviste ed attivisti del Comitato pisano che raccoglie intorno a sé lavoratori e studenti, professionisti e disoccupati, politici e sindacalisti. In questi due mesi di campagna referendaria il Comitato di Pisa si impegnerà ancora di più ad incontrare le persone in carne e ossa nei quartieri periferici della città, nei mercati, per le strade “per fare un lavoro capillare di informazione – ha aggiunto Guido Cioni – . Per far capire alla gente quanto potrebbe essere pericoloso e quanto potrebbe gravare sulle loro e sulle nostre stesse vite, nel quotidiano, l’eventuale vittoria del SI’. Il rischio di una deriva autoritaria è altissimo – ha concluso Cioni – soprattutto alla luce del combinato-disposto preteso da Renzi ed approvato con una maggioranza risicata da questo Parlamento, cioè la riforma costituzionale e la nuova legge elettorale, l’Italicum”.
E’ noto, infatti, che la Costituzione riguarda la vita quotidiana di noi tutte e tutti, e che la libertà dei singoli esiste fino a quando saranno garantiti e messi in atto il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, il diritto a far valere la propria opinione ed anche il diritto a vivere in un ambiente salubre ed a godere delle bellezze del nostro paese. Il Comitato ha già organizzato diverse iniziative pubbliche tra cui alcuni seminari di formazione, in collaborazione con l’associazione Il nodo, al Circolo Arci Rinascita di via del Borghetto dove, il 20 ottobre, alle 21, sarà presente l’avvocato milanese, Felice Besostri, uno degli avvocati che hanno fatto dichiarare incostituzionale il Porcellum e l’esperto legale del Comitato nazionale promotore del NO alla deforma costituzionale. Sono molte, infatti, le personalità che hanno aderito e stanno aderendo ai lavori del Comitato, prestando la propria competenza scientifica nel campo del diritto. Tra questi un costituzionalista pisano di grande prestigio, nazionale ed internazionale, il professor Roberto Romboli, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza e, tra gli altri numerosi incarichi, anche responsabile scientifico della “Rivista di diritto costituzionale” di cui è tra i fondatori, che ha voluto essere presente alla conferenza stampa di lancio della campagna referendaria. “Questa riforma è sbagliata nel metodo e nella sostanza – ha spiegato Romboli – .La modifica di una Costituzione va fatta quando c’è un tavolo di valori condivisi, se non c’è non si fa perché una Costituzione è fatta per durare negli anni e la sua modifica deve essere condivisa da tutti. Questa, invece, è una Costituzione di una parte del Parlamento che l’ha approvata a maggioranza, è vero, ma quella maggioranza non rappresenta il paese reale. E’ il premio di maggioranza (previsto dall’incostituzionale Porcellum, n.d.r.) che gli ha dato la maggioranza dei seggi”.
Tra l’altro, è bene ricordare che si è trattato di una maggioranza risicata. Infatti, alla Camera (su 630), il 12 aprile 2016, su 370 deputati presenti hanno votato a favore della riforma 361 deputati (la maggioranza era 316, n.d.r.), 7 contrari e 2 astenuti. “E poi il nome propagandato, referendum abrogativo. Si tratta di una palese scorrettezza costituzionale – continua Romboli – . Ve l’immaginate un Parlamento che approva una riforma costituzionale e poi chiede ai cittadini di abrogarla? I referendum di revisione costituzionale si chiamano referendum oppositivi, i referendum abrogativi sono quelli indetti per abrogare una legge ordinaria. Comunque, nel 2001 la maggioranza del centro sinistra con i DS in testa, approvò la più profonda modifica della Costituzione del 1948, quella del Titolo V che definisce le competenze di Stato e Regioni. Quello stesso partito che ora si chiama PD ci dice di andare nel senso completamente opposto. Prima ha dato autonomia alle Regioni, ora, non solo toglie alle Regioni la potestà legislativa nelle materie di legislazione concorrente (come la salute, l’ambiente che saranno di competenza esclusiva dello Stato, art. 117 riformato) ma crea un Senato che chiama impropriamente delle autonomie. E per finire, come mai – si chiede Romboli – le competenze previste nella Costituzione del ’48 rimangono inalterate e non sono modificate per le 5 Regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Val d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, n.d.r.). Perché si perderebbero voti!”. E per finire una mia personale considerazione. Meglio conservare, difendere e, soprattutto, fare applicare tutti gli articoli della nostra democraticissima Costituzione piuttosto che buttarsi nel baratro di una Costituzione pasticciata, confusa e contraddittoria che è stata voluta dal governo Renzi con l’unico scopo di strapparci quel principio fondamentale, la “sovranità popolare”, che non siamo ancora riusciti a far rispettare ed applicare in tutte le sfaccettature dal ’48 ad oggi. Per questi motivi andiamo a votare NO al referendum costituzionale. Perché vogliamo contare. Come ci garantisce l’art. 1 della nostra amatissima Costituzione.
Il Comitato di Pisa è contattabile all’indirizzo email pisaxlacostituzione@gmail.com e tramite la sua pagina facebook: https://www.facebook.com/PisaxlaCostituzione/?fref=ts . I non residenti a Pisa e in provincia che decideranno di fare i rappresentanti di lista in questo territorio avranno il diritto di votare nel seggio in cui saranno rappresentanti: sono quindi invitati a contattare il comitato per ottenere le nomine.
E per non dimenticare. I partigiani e le partigiane ce lo ricordano sempre, senza stancarsi mai: “Un pezzo di pane, lo trovate sempre qualcuno che ve lo dà. La libertà no. La libertà non può darvela nessuno: quella va conquistata e difesa giorno dopo giorno”. E’ quello che faremo tutti insieme in questi due mesi, lavorando alla crescita di una grande partecipazione di cittadinanza contro la deriva autoritaria del governo Renzi.