
23novembre 2016 da Avv. Claudio Bolelli; Stefania Mezzetti; Roberto Vallesi; Christian Piras; Daniela Parrini; Giulio Giraudo; Sandro Pardossi; Tiziano Checcoli; Michela Simoncini; Gina Russo Amabile; Chiarini Massimo; Mosca Alessandro Zarrae; Guido Bolelli; Ezio Menzione; Francesco Guardavaccaro; Michele Teti; Michele Cioni; Ornella Aglioti; Clara Fanelli; Sergio Coco; Andrea Callaioli; Anna Russo; Valentina De Giorgi; Cristina Polimeno; Lionello Mazzoni; Luca Canapicchi; Chiara Persichetti
I sottoscritti avvocati del Foro di Pisa, con riferimento alla riforma della Carta costituzionale approvata dal Parlamento, al di là dei loro diversi orientamenti culturali e politici, ritengono loro dovere civico spiegare ai cittadini i motivi per i quali intendono votare NO al referendum indetto per il 4 dicembre 2016, nella comune consapevolezza della funzione pubblica e sociale della professione forense.
- In primo luogo ritengono che la cosiddetta “Riforma Boschi” approvata a stretta maggioranza ed utilizzando tutti i possibili ed immaginabili espedienti regolamentari è stata decisa da un Parlamento sul quale gravano pesanti dubbi di legittimazione, a seguito della nota sentenza della Corte Costituzionale n. 1 del 13 gennaio 2014 con cui è stata cassata la legge elettorale (il cosiddetto Porcellum) in base alla quale era stato eletto.
- In secondo luogo perché la legge di riforma è un insieme disomogeneo di modifiche della Carta costituzionale che riguardano ben 47 articoli che trattano temi del tutto dissimili., ai quali l’ elettore è chiamato a dare un semplicistico SI o NO a prescindere dalle diverse materie trattate, con palese violazione sia della sovranità popolare (art. 1 Cost.) e sia della libertà di voto (art. 48 Cost.).
Inoltre la riforma è frutto di un’iniziativa governativa e non parlamentare come avrebbe dovuto essere nello spirito del nostro sistema costituzionale (non dimentichiamo che Calamandrei disse che quando si approva la Costituzione i banchi del governo avrebbero dovuto essere vuoti) giacché la Costituzione rappresenta la legge fondamentale della Repubblica che non può ridursi ad un atto di parte, atto tra l’ altro non previsto dal programma con il quale coloro che lo hanno votato si erano presentati alle elezioni.
Siffatta tecnica legislativa ha di fatto svilito la approvazione della riforma della Costituzione al li- vello dell’iter di una legge ordinaria, dove sono prevalsi interessi di parte ed un indegno mercato finalizzato ad ottenere risicate maggioranze, con la conseguente esistenza di strafalcioni letterali e giuridici che ne rendono il testo di difficile e controversa lettura anche per i tecnici del diritto. La riforma, nel merito, viola il diritto all’elettorato attivo come forma dell’esercizio della sovranità popolare (art. 1 comma 2 Cost.) giacché il Senato non è espressione di elezione diretta, ma frutto di un’ elezione di secondo grado e/o indiretta (e neppure per tutti i suoi componenti). L’iter di approvazione delle leggi, contrariamente a quanto viene ripetuto, non comporta alcuna semplificazione dei procedimenti legislativi, che passano dai tre attuali ad un numero imprecisato, con evidente rischio non già di accelerare, come vorrebbero far credere i sostenitori del SI, ma di complicare la tempistica dei provvedimenti.
Altri punti che fanno sì che la riforma appaia peggiorativa della carta costituzionale sono, sinteticamente, i seguenti:
- Inspiegabile allargamento ai senatori-sindaci e/o consiglieri regionali della immunità par- lamentare, che si estenderebbe anche alla loro prevalente funzione di amministratori locali
- La violazione del principio di eguaglianza e ragionevolezza a fronte della sproporzione tra il numero dei deputati (630) e quella dei senatori (95)
- La confusionaria attribuzione di competenze legislative dalle regioni ordinarie allo Stato per una cinquantina di materie con rischio perenne di conflitto di attribuzioni e con la certezza che verrà sottratto alle popolazioni interessate ogni possibilità di giudizio su scelte determinanti la qualità dell’ ambiente in cui vivono
- L’ aumentata disparità tra le regioni ordinarie, le cui attribuzioni vengono ridotte, e le regioni a statuto speciale che mantengono le attuali funzioni
- L’ inspiegabile ed illogico riparto del numero dei senatori in riferimento alle singole regioni
- L’ aumento da 50.000 a 150.000 firme per l’ iniziativa legislativa popolare e la contraddittoria presenza di due forme di referendum abrogativo in base al numero delle firme raccolte con la trasparente mira di seppellire definitivamente ogni forma di partecipazione attiva dei cittadini al processo legislativo
Infine il potenziale effetto esplosivo tra la riforma costituzionale così come è proposta e l’ attuale legge elettorale (il cosiddetto Italicum) che potrebbe portare una forza politica ampiamente minoritaria nel paese ad ottenere una schiacciante maggioranza in parlamento, parlamento che sarebbe composto prevalentemente da nominati dal capo partito della forza politica che vince il ballottaggio a prescindere dall’entità del suo reale consenso elettorale.
Su queste questioni e quindi sul rischio che comporterebbe per le nostre istituzioni l’approvazione della “riforma Boschi-Verdini” si sono già espressi i maggiori costituzionalisti italiani, l’Anpi e la Cgil.