Le donne di origine straniera più esposte a maltrattamenti e abusi in casa, sul posto di lavoro, durante i viaggi migratori.
19setembre 2018 da redazione Pisa
Nel 2017 sono state 53 le donne migranti che si sono rivolte al centro antiviolenza della Casa della donna, in gran parte provenienti dall’est europeo e dal Maghreb. Il 21-22 e 25 settembre l’associazione Casa della donna organizza una tre giorni dal titolo “Femminismo, culture e donne migranti” che vedrà a Pisa una serie di incontri, performance, installazioni, reading e la partecipazione di numerose attiviste, studiose e artiste di diversa provenienza geografica e culturale.
- Si parte venerdì 21 settembre al Centro Sms con il convegno internazionale “Donne al centro della migrazione”. Per tutta la giornata 16 esperte, tra operatrici, psicologhe, psicoanaliste, educatrici e mediatrici culturali, si confronteranno sulle pratiche di accoglienza delle donne migranti nei centri di intercultura e nei centri antiviolenza. Oltre alla Casa della donna, interverranno rappresentanti delle associazioni Donne in Movimento e Amiche dal Mondo Insieme, del Centro Studi Sagara e del Centro interculturale S.u.s.i. di Berlino. In particolare Giovanna Zitiello e Daniela Lucatti della Casa della donna presenteranno dati ed esperienze sull’accoglienza delle donne migranti vittime di violenza.
“Sappiamo bene che la violenza di genere non conosce etnia – dichiara Giovanna Zitiello – ma della violenza di cui sono vittime le donne migranti si parla troppo poco, anche se tutti gli studi ci dicono che l’essere migrante aumenta i fattori di rischio. Le donne di origine straniera sono più esposte a maltrattamenti e abusi in casa, sul posto di lavoro, durante i lunghi viaggi migratori. Nel 2017 su 275 donne che si sono rivolte al nostro centro antiviolenza 53 erano straniere, in gran parte provenienti dall’est europeo e dal Maghreb. In tutta la Toscana tra il 2016-2017 sono state 867, circa il 30% di tutte le donne accolte dai centri antiviolenza della nostra regione. Un numero più contenuto rispetto alle donne italiane perché per una donna migrante è ancora più difficile denunciare la violenza, in particolare quella domestica. Ci vuole tanta forza e coraggio per affrontare un percorso di uscita dalla violenza quando – conclude Zitiello – si vive in un Paese di cui non si conoscono bene la lingua e le leggi”.
- Al velo come spazio politico e psichico è, invece, dedicato il pomeriggio di sabato 22 settembre. Nella sede della Casa della Donna, in via Galli Tassi, si alterneranno dalle 15 alle 22 proiezioni video, installazioni, perfomance e incontri. Come spiega Stefania De Cristofaro, autrice dell’installazione “Il Velo abitato”, che sarà visibile durante l’iniziativa, “ci sono diverse spiegazioni del perché le donne si velano. Alcune lo fanno per devozione religiosa, per altre velarsi è una dimostrazione cruciale di identità. Per altre ancora è un modo per evitare molestie appena si esce di casa. C’è chi ha battagliato in famiglia pur di ottenere il diritto di metterlo, c’è chi invece è stata costretta dalla famiglia a metterlo. L’atto di indossare l’hijab è tutto fuorché semplice”. Di questa complessità si parlerà nell’incontro dal titolo “Il velo nei femminismi islamici”, al quale parteciperanno le studiose di storia islamica Renata Pepicelli e Shirin Zakeri, la femminista islamica Sveva Basirah Balzini, l’esperta di lingua araba Nesma Elsakaan. Prima dell’incontro verrà proiettato il video “Virgin of the Rocks”, di Patrizia Guerresi Maimouna, mentre a conclusione si svolgerà la perfomance di danza della compagnia Lunadonda.
- Infine martedì 25 settembre, sempre in via Galli Tassi, alle ore 19.30 la performance di poesia e arte “Zarpamos: donne che salpano”, con reading dedicato alla poeta messicana Guadalupe Ángela, painting live dell’illustratrice Renata Otfinowska, lo spettacolo del gruppo di danzatrici rom “Ternype Dance” e la mostra internazionale del collettivo di artiste #Zarpamos.