Fino al 16 luglio, mobilitazione nazionale contro la guerra in atto in Turchia e, le violenze verso il popolo Curdo

Kurdi3Dal mese di Luglio dello scorso anno, il governo Turco ha dichiarato una nuova guerra al popolo curdo, interrompendo i negoziati con il presidente Abdullah Öcalan, detenuto in totale isolamento nell’isola carcere di Imrali e aprendo una campagna militare e politica dentro i suoi confini.

25 giugno 2016 da Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia

La campagna in corso del governo Erdogan ha portato nel corso dell’ultimo anno alla distruzione di decine di città curde e all’imposizione del coprifuoco permanente. Interi quartieri delle grandi città di Diyarbakir, Sirnak, Cizre, e innumerevoli villaggi sono stati rasi al suolo, in un operazione militare che ha colpito innanzitutto civili, donne, anziani, bambini, bruciati vivi all’interno delle loro case. La campagna militare non ha risparmiato neanche i vicini confini della Turchia colpendo i villaggi del Kurdistan del Sud in Iraq con bombardamenti a tappeto e con le operazioni in corso sul confine siriano che accumulano vittime tra i profughi.

Accanto alla campagna militare, una campagna politica ha portato in carcere in questi mesi migliaia di persone: dagli intellettuali e docenti universitari impegnati per la pace, ai giornalisti non filo governativi, agli amministratori locali delle municipalità curde. Ogni manifestazione di dissenso è ancora oggi sotto attacco.
L’ultimo decisivo capitolo della campagna di aggressione è stato ottenuto con la convalida governativa della riforma istituzionale che revoca l’immunità parlamentare ai deputati del Partito Democratico dei Popoli, l’HDP, la più larga opposizione ufficiale verso il progetto di riforma presidenziale del presidente Erdogan e al contempo concedendo però immunità giudiziaria ai militari complici delle operazioni dell’Isis in Turchia e autori delle violenze nella guerra contro il popolo curdo.

A fronte di ciò il popolo curdo e il movimento di liberazione del Kurdistan continuano a portare avanti una battaglia di resistenza, contro l’annientamento fisico e politico per un autonomia democratica in Turchia.
L’Europa, le Nazioni Unite, gli Stati Uniti non hanno ancora intrapreso azioni concrete per fermare le scellerate politiche della Turchia ma credono di poterla piegare ai propri interessi, nonostante le politiche nazionaliste e dittatoriali oggi in atto.

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