Le pensioni ultimo ammortizzatore sociale delle famiglie italiane.
16dicembre 2016 da Giusti Federico, Pisa
Non siamo in Grecia dove migliaia di pensionati racimolano ai cassonetti dei mercati gli scarti di frutta e verdura ma, la Grecia è più vicina di quanto si creda. A dirlo sono proprio i dati Istat. Anche a Pisa la situazione sociale inizia a palesare non pochi problemi soprattutto nei quartieri popolari.
Alcune testimonianze a Pisa e provincia:
Anna 76anni, pensione sociale, vive da sempre nelle case popolari, fino ad poco fa da sola, ora ospita nipote e figlio di lei in età scolare. In casa entrano 750 euro comprensivi tra l’assegno di Anna e i lavoretti saltuari della nipote. Anna dorme in salotto e ha ceduto la sua unica camera ai piu’ giovani, senza di lei la famiglia non esisterebbe, non avrebbe reddito alcuno . Sono contenta di avere restituito dignità a mia nipote di 38anni, ma quando non ci sarò più chi penserà a lei e al piccolo?
Marco 72 anni, ben portati, vive da 30anni in San Giusto, va a pesca quando non fa troppo freddo e riesce a tirare su un po’ di soldi con i quali andare avanti. Ha lavorato fino a 54anni in una fabbrica che ha chiuso, allora era troppo vecchio per trovare lavoro Il risultato? Il suo assegno previdenziale non arriva a 800 euro con 30anni di contributi . Ho una Panda di 15anni, un motorino di 10, fino a 70anni fa ho fatto le pulizie in un ristorante, ovviamente al nero. Con i miei soldi viviamo in 4, la moglie (400euro di pensione) e un figlio disoccupato di 34anni e la sua compagna, entrambi senza lavoro con occupazioni saltuarie con i voucher. Senza di me ,dice Marco, sarebbero alla stazione tra i senza tetto, 1.200euro, 450 sene vanno in affitto, attendiamo risposte dall’Apes per una casa popolare. Non posso permettermi di stare a casa, con qualche lavoretto tiro su 200\300euro con cui almeno paghiamo luce acqua e gas, non ci sono ristoranti e la spesa si fa ai discount, per fortuna ci sono gli amici con l’orto per la verdura fresca.
Innocenzo 60anni, in pensione non sa quando potrà andarci, ha pochi anni di contributi, si arrabatta tra voucher e portando i volantini pubblicitari. Per fortuna sono in salute, ho condotto una vita tranquilla, non ho neppure la terza media, mi sono sempre adeguato a lavori umili, per anni ho fatto il garzone al nero, portavo a casa frutta e verdura per la famiglia, pagavo la luce e l’acqua e il resto erano vizi. Poi ti accorgi che hai quasi 40anni e zero contributi ma quello che trovi è poco e ti devi accontentare di un part time con regolare contratto. Non ho figli e del resto avrei avuto problemi a mantenerli, la mia compagna fa la commessa in un negozio, a 600euro al mese, per vivere con dignità abbiamo preso in casa la suocera pensionata delle poste. Senza lei non vivremmo.
Chiudiamo con Daniele, 53anni, tre figli e un licenziamento arrivato con la chiusura della fabbrica ad Ospedaletto. Ha il diabete e una salute precaria. Ho due anni di ammortizzatori sociali, a 55anni chi mi prenderà a lavorare? Mia moglie lavora in un supermercato, almeno con lei si mangia regolarmente. Per pagare l’università ai due figli ci siamo indebitati, poi fatti due conti abbiamo preso a vivere con noi mio padre che ha 1.200euro di pensione. Ci siamo adattati, ci siamo anzi trasferiti da lui , viviamo in una casa di 62m.q. ma questi soldi ci servono troppo se vogliamo dare un futuro ai nostri figli.
Alcune riflessioni:
Al lavoratore indebitato vittima della bolla finanziaria subentrò la famiglia risparmiatrice, del resto senza i risparmi degli anni settanta ed ottanta numerosi nuclei oggi sarebbero in povertà.
Come possiamo tradurre dalle varie testimonianze, le pensioni svolgono un ruolo importante in Italia, quello di ammortizzatore contro la povertà dilagante e il disagio sociale. Proprio secondo la lettura dei dati Istat, nel 2014, avere un pensionato in casa è un’ancora di salvezza per molte famiglie, infatti la povertà colpisce in misura assai maggiore i nuclei senza un pensionato in casa. In una immagine demenziale si sono dipinti i giovani come bamboccioni attaccati alla gonne materne, in realtà senza reddito e nella massima precarietà, senza un genitore che paga l’affitto chi potrebbe permettersi di andare a vivere da solo? Allargare il nucleo familiare ad un anziano con assegno previdenziale è un ammortizzatore indispensabile per molti\e, con il calo dell’occupazione che si manifesta attraverso i voucher e con salari da fame.
C’è poi un’altra realtà preoccupante, la miseria che colpisce le famiglie monoreddito o i pensionati che vivono da soli (23,4%).
Numerose famiglie dipendono dalla presenza di un pensionato che sopperisce alla assenza di redditi stabili degli altri adulti facenti parte dello stesso nucleo familiare, Istat parla di un 30% dei casi in cui senza la pensione il nucleo non vivrebbe Ma quante sono le famiglie con pensionati in casa? 12,4 milioni , sono oltre 8milioni le famiglie per le quali le pensioni rappresentano i due terzi del reddito familiare complessivo. Strano a dirsi ma tutte le statistiche sulla povertà dell’Istat stanno uscendo dopo il 4Dicembre, dati incontrovertibili che fotografano il disagio sociale ed economico crescente. Parliamo di pensioni medie modeste e di un numero di pensionati che da alcuni anni è calato per gli effetti della Riforma Fornero che ha elevato l’età pensionabile. Ma all’orizzonte ci sono non pochi problemi derivanti dall’innalzamento dell’età pensionabile e dalla riduzione dei redditi previdenziali per effetto del calcolo contributivo che ha ridotto drasticamente il potere di acquisto delle pensioni e lo stesso importo dell’assegno mensile.
Se prendiamo i pensionati di 5\6 anni fa e li confrontiamo con quelli che smetteranno di lavorare a fine anno, la differenza dell’assegno previdenziale a parità di mansione \retribuzione nel corso degli anni è di quasi due mila euro all’anno.
Per questa ragione aumentano i pensionati che continuano a lavorare e non solo al nero ma con un lavoro autonomo, del resto gli assegni previdenziali dei prossimi anni saranno cosi’ bassi da assicurare una esistenza precaria e sulla soglia della povertà, questi sono i risultati delle Riforme previdenziali e della demagogia di chi per anni ha raccontato che si andava in pensione troppo presto e ben remunerati.