Industria 4.0 le prossime sfide per cambiare l’Italia

 

Il porto di Livorno degli anni 1570-1668 è al centro dello studio di Carlo M.Cipolla con ”Il burocrate e il marinaio” edizioni  Il Mulino 1992. 

Lo storico dell’economia e della tecnica di fama internazionale, nella prima pagina del saggio scrive:”…sia gli inglesi che gli olandesi dimostrarono aperti alle novità e si avvantaggiarono di importanti innovazioni nelle tecniche produttive e della navigazione. Altrettanto evidente è che l’Italia rimase soffocata da un rigido tradizionalismo tecnologico.” 

04 gennaio 2017 di Ruggero Morelli

Sembra che il concetto sia ancora attuale, purtroppo.

Le vicende economiche del Porto di Livorno in quei cento anni, che possiamo seguire agevolmente sulle pagine del documentato studio del Cipolla, iniziarono con una serie notevole di opere ed innovazioni volute dai granduchi e che in pochi anni  portarono la Toscana ed il Porto di Livorno a conquistare i maggiori traffici internazionali. Ed ora torniamo all’Italia ed alla Toscana di oggi.

Mentre la Cina, il Giappone e la Germania hanno avviato un programma decennale di innovazioni già da due anni, noi siamo riusciti finalmente con la legge di stabilità di qualche giorno fa, a varare il piano Industria 4.0. Ed ora c’è da seguirne la realizzazione, che non sarà facile. Il Governo ha indicato in sette centri universitari i soggetti che dovranno coordinare il lavoro nelle varie aree del paese per promuovere progetti attraverso la creazione di competence center/digital innovation hub. Nel contempo il Ministro Calenda ha rivolto un pressante invito alle imprese perché presentino loro progetti per innovare processi e prodotti.

E che la Toscana sia stata lenta  nell’adeguare le proprie strutture, sia  nel raccordare la ricerca pubblica col sistema produttivo, lo certifica la Commissione Europea come si legge nella nota ”Progetto regionale 15 Ricerca, Sviluppo e Innovazione” allegata alla proposta di PRS, pag.63: Prs 2016-2020 Proposta della giunta – Allegati. I fondi che sono ora a disposizione delle imprese ed i centri universitari di raccordo non potranno limitarsi a favorire progetti e l’acquisto di nuovi macchinari ed attrezzature grazie all’iperammortamento, perché dovranno prevedere la formazione di persone adatte a gestire le novità.

‘La dotazione tecnologica, però, da sola non basta” –scrive C.Fotina- il sistema produttivo italiano imboccherà definitivamente la strada della modernizzazione solo se al piano Industria 4.0 saranno affiancati piani per la formazione del capitale umano e la creazione di una vera rete per l’innovazione che faccia da ponte tra la ricerca e il mercato.”

‘La situazione è allarmante, infatti nei Paesi Ocse dal 45 al 60% della forza lavoro, in Italia quasi il 50%, ha zero o scarse capacità informatiche. Per questo senza un piano sul lavoro 4.0 anche le grandi opportunità di industria 4.0 possono essere messe seriamente a rischi”, avverte Stefano Scarpetta (direttore occupazione, lavoro e affari sociali dell’Ocse).

Scarpetta  insieme ad altri 60 esperti da tutto il mondo invitati dall’Aspen institute a Firenze, hanno parlato della «creative disruption» provocata dalle tecnologie che dalla medicina all’industria stanno cambiando rapidamente tutti i paradigmi.

Su questa linea anche Svimez: che per il sud suggerisce ‘’misure forti per migliorare lo stato di salute del capitale umano’’dedicando attenzione alle università che hanno perduto iscritti negli ultimi anni.

Sul piano delle competenze e della formazione, vediamo alcuni punti del piano 4.0:

  • Scuola Digitale e Alternanza Scuola Lavoro.
  • Percorsi Universitari e Istituti Tecnici Superiori dedicati.
  • Potenziamento dei Cluster e dei dottorati.
  • Creazione Competence Center e Digital Innovation Hub

I benefici  attesi:

  • Maggiore flessibilità attraverso la produzione di piccoli lotti ai costi della grande scala.
  • Maggiore velocità dal prototipo alla produzione in serie attraverso tecnologie innovative.
  • Maggiore produttività attraverso minori tempi di set-up, riduzione errori e fermi macchina.
  • Migliore qualità e minori scarti mediante sensori che monitorano la produzione in tempo reale.
  • Maggiore competitività del prodotto grazie a maggiori funzionalità derivanti dall’Internet delle cose

Gli strumenti pubblici di supporto mirano a:

  •  Garantire gli investimenti privati.
  • Supportare i grandi investimenti innovativi.
  • Rafforzare e innovare il presidio di mercati internazionali.
  • Supportare lo scambio salario-produttività attraverso la contrattazione decentrata aziendale.

Iperammortamento

  • Il piano propone un incremento dell’aliquota per investimenti 4.0: dall’attuale 140% al 250%.

Superammortamento

Proroga del superammortamento con aliquota al 140% ad eccezione di veicoli ed altri mezzi di trasporto che prevedono una maggiorazione ridotta al 120%

 Cabina di regia

La cabina di regia sarà composta da: Presidenza del Consiglio, dai ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico, dell’Istruzione, del Lavoro, delle Politiche agricole, dell’Ambiente, dai Politecnici di Bari, Milano e Torino oltre alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, i Centri di ricerca, la Cassa Depositi e Prestiti, Confindustria e, più in generale, mondo economico e imprenditoriale e organizzazioni sindacali.

Segue nota n°1 del 18 dic.2016

Nei primi giorni di questo dicembre sono da registrare  decisioni ed indicazioni importanti per il futuro dell’Italia, se verranno portate a compimento con rapidità.

  1. a) La sconfitta della riforma ed un nuovo governo che prepari le elezioni; b) l’approvazione della legge di bilancio con al centro Industria 4.0; 
  2. c) la conclusione a Milano del lavoro svolto in un anno da Corriere Innovazionecon i sei tavoli di Innovation Hub; 
  3. d) la firma di un accordo di collaborazione tra la Normale di Pisa, l’Università di Firenze e la Scuola Sant’Anna per il nuovo centro studi intitolato a Carlo Azeglio Ciampi; 
  4. e) la definizione dei 7 Competence Center-Digital Hub  con l’invito del ministro rivolto alle imprese perché con coraggio propongano innovazioni;
  5. f) l’avvio dell’esperimento di economia circolare tra l’Istituto di Biorobotica, il Cnr ed il Comune di Rosignano M.mo sulla discarica di Scapigliato, figlio del progetto New deal 2.0, più volte citato durante l’anno che si chiude.

Tutti puntano sulla innovazione con qualche problema sul ‘come’, e qualche timore sulla presunta minore occupazione. Alcuni sostengono che deve essere la politica ad indicare i settori strategici per gli investimenti atti a renderli competitivi in Europa e nel mondo e tali da recuperare  un po’ il gap negativo nei confronti di Cina, Giappone, Usa e Germania che sono partiti da tempo. Peraltro in attesa delle indicazioni che provengano dalla politica  –con la P maiuscola come scrivono alcuni ricordando il nostro Rinascimento ed anche le tesi della economista italoinglese Mariana Mazzucato- il Corriere della Sera ha promosso un lavoro di consultazione che ha dato indicazioni forti, come ha detto nella sua introduzione Carlo Alberto Pratesi – docente di innovazione alla Università Roma tre, aggiungendo:

‘’in Italia c’è resistenza al cambiamento, ma dobbiamo rassegnarci perché il cambiamento è l’unica certezza’’.

“Siamo di fronte ad una digitalizzazione spinta dell’economia, ha detto Gian Luigi Castelli della Bocconi. Per la prima volta dopo la rivoluzione industriale, la automazione robotica e l’intelligenza artificiale mettono in discussione il ruolo del lavoro cognitivo’’.

Ecco i sei settori strategici  individuati per le prossime sfide 4.0 per cambiare l’Italia:

  1. Il mondo finanziario con il superamento degli sportelli; si cita che Unicredit ha destinato 300 milioni per acquisire partnership con startup di settore.
  2. Mondo della mobilità e prodotti nuovi sia per i centri delle città ed anche per le periferie.
  3. Riciclo degli imballaggi.Molte proposte fino al kitdel packaging perfetto.
  4. Le aziende tornino a valorizzare i fondamentali dell’informatica e della matematica. Si deve cambiare il processo per poi applicare la nuova tecnologia. Così sta lavorando Cisco  come ha riferito Fabio Florio.
  5. La liberalizzazione del settore Energia data qualche anno ma è rimasta sulla carta. Oggi i consumatori si accorgono che possono scegliere consapevoli, quindi c’è più concorrenza e trasparenza. Consumatori che diventano anche produttori perché possono fornire a terzi energia prodotta in eccesso.
  6. Il futuro biotech ci porterà ad avere cure più personalizzate. 

Creare collegamenti tra ricerca di base e le aziende dell’industria  dei farmaci, come avviene tra Nikon e l’Iit di Genova , nel laboratorio Nikon Imaging center; un esempio che può tracciare una via. E qui debbono prevalere logiche che mettano il paziente al centro e non logiche  di mercato.

Queste le analisi ed i suggerimenti dei ricercatori, degli esperti e manager chiamati da Corriere Innovazione.

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