La base della politica estera Usa è evitare il sorgere di poteri in grado di condizionare la sua azione unilaterale

Una delle lezioni della storia militare è che una volta che la mobilitazione bellica ha avuto inizio assume una dinamica propria ed incontrollabile. Questo potrebbe essere proprio quello che si sta verificando sotto i nostri occhi

8dicembre 2017 di Paul Craig Roberts (*)

Nel suo discorso del 28 settembre (2015) per il settantesimo anniversario delle Nazioni Unite, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia non può più tollerare l’attuale situazione nel mondo. Due giorni dopo, su invito del governo siriano, la Russia ha iniziato la [sua] guerra contro l’ISIS.

La Russia ha avuto rapidamente fortuna nel distruggere i depositi d’armi dell’ISIS e nell’aiutare l’esercito siriano a disfarne i successi. La Russia ha distrutto anche migliaia di autobotti, il contenuto delle quali stava finanziando l’ISIS trasportando in Turchia il petrolio siriano rubato, dove viene venduto dalla famiglia dell’attuale presidente Erddogan.

Washington è stata colta di sorpresa dalla fermezza della Russia. Temendo che il rapido successo di tale decisiva azione russa avrebbe scoraggiato i vassalli NATO di Washington dal continuare a sostenere la sua guerra contro Assad e dall’usare il suo governo fantoccio a Kiev per tenere sotto pressione la Russia, Washington ha organizzato con la Turchia l’abbattimento di un cacciabombardiere russo, nonostante l’accordo tra Russia e NATO che non ci sarebbero stati incontri aria-aria nella zona delle operazioni aeree russe in Siria.

Anche se nega ogni responsabilità, Washington ha usato la bassa intensità della risposta Russa all’attacco, per il quale la Turchia non si è scusata, per rassicurare l’Europa che la Russia è una tigre di carta. I “presstitute” occidentali  (la stampa di servizio) hanno strombazzato: la Russia è una tigre di carta.

La bassa intensità nella risposta del governo russo alla provocazione è stata usata da Washington per rassicurare l’Europa che non vi è alcun rischio nel continuare la pressione sulla Russia in Medio Oriente, Ucraina, Georgia, Montenegro ed altrove. L’attacco di Washington ai soldati di Assad viene utilizzato per rafforzare la convinzione che si sta inculcato nei governi europei che il comportamento responsabile della Russia per evitare la guerra è [invece] un segno di paura e di debolezza.

Non è chiaro fino a che punto i governi russo e cinese capiscano che le loro politiche indipendenti, ribadite dai presidenti di Russia e Cina il 28 settembre, siano considerate da Washington come “minacce esistenziali” per l’egemonia statunitense. La base della politica estera degli Stati Uniti è l’impegno ad evitare il sorgere di poteri in grado di condizionare l’azione unilaterale di Washington (**). La capacità di Russia e Cina di fare proprio questo li rende entrambi un obbiettivo.

Washington non si oppone al terrorismo (anzi lo sostiene visto l’arresto nel dicembre 2016 di 14 alti ufficiali Usa e suoi alleati occidentali e mediorentali in un bunker di Damasco est che coordinavano le operazioni militari dell’Isis – nota del Giga), Washington ha creato appositamente il terrorismo per molti anni. Il terrorismo è un’arma che Washington intende utilizzare per destabilizzare la Russia e la Cina esportandolo alle popolazioni musulmane in Russia e Cina. Washington sta usando la Siria, come una volta l’Ucraina, per dimostrare l’impotenza della Russia all’Europa ed anche alla Cina, essendo una Russia impotente un alleato meno attraente per la Cina.

(*) Dal Blog di Diego Siragusa che ringraziamo per la gentile concessione.
(**)  La dottrina Wolfowitz è generalmente considerata come la prima formulazione dell’agenda americana neocons post guerra fredda. Il documento teorizzava il ruolo degli USA come unica potenza globale ed esplicitava la necessità di conseguire gli obiettivi di politica estera attraverso il perseguimento di azioni unilaterali (gli Usa ne avrebbero avuto diritto in quanto unica potenza mondiale rimasta dopo la caduta dell’URSS) e di agire contro l’insorgere di potenze che potrebbero insidiare la loro egemonia mondiale. In questa chiave va letto il colpo di stato in Ucraina e il golpe istituzionale ai danni di Dilma in Brasile, entrambi tesi a disarticolare l’emergere dei Brics e con loro di un nuovo assetto geopolitico mondiale multipolare (nota del Giga).

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