Coordina Riccardo Chiari giornalista del “Il Manifesto”.
09 novembre 2014 da Unione Inquilini Livorno
Ora che siamo giunti a un periodo in cui il lavoro fisso non esiste già quasi più, anzi a un periodo che il lavoro non c’e proprio più, i rischi di guerra tra poveri e ancora più poveri è lo sbocco più probabile. Non ci dilunghiamo sulla causa della crisi che si possono riassumere:
- nei processi di privatizzazione dell’economia italiana ad opera dei governi dal 1992 in poi, lasciando ai potentati economici e ai mercati la totale discrezionalità
- nei fenomeni macroeconomici della fase, la globalizzazione e la finanziarizzazione, che hanno spostato nel sud est del mondo il baricentro produttivo.
Se di questa realtà bisogna prendere atto, il governo Renzi continua, invece, nelle politiche recessive e monetarie dei governi Monti e Letta, con una poco convincente comunicazione propagandistica di smarcamento dalle scelte della Merkel.
Le organizzazioni sindacali, fatta eccezione per la Fiom, non sono in grado di capire, che la sacrosanta lotta per mantenere i posti di lavoro e la difesa del potere d’acquisto di salari e pensioni, deve essere parte di una piattaforma alternativa al modello attuale della divisione del lavoro e alla politica dei redditi dall’Europa delle Banche.
Bisogna mettere al centro il reddito minimo di cittadinanza per tutti.
Poco lavoro significa per i più lavorare poche ore alla settimana o pochi mesi all’anno, dunque significa che non c’e possibilità di mantenersi col lavoro, e che si vive a carico dei genitori pensionati che hanno esaurito tutti i risparmi. Allora bisogna che la linea convergente di tutti i sindacati e di tutta la sinistra sia fondata sul reddito minimo di cittadinanza, ovvero sulla possibilità, anche nelle condizioni di riduzione enorme del tempo di lavoro, di vivere comunque, avere una casa, istruzione per i figli e cure sanitarie.
Solo questa condizione impedirà di perdere le ultime fabbriche e di scongiurare la lotta tra poveri per rubarsi il posto di lavoro con offerte sempre più a ribasso. Questo è l’unico modo di tagliare le unghie ai padroni, per costruire vertenze unitarie per un’economia nuova, socialmente utile, autocentrata, solidale.
A partire dalla rinegoziazione del debito, e da un’iniezione di miliardi di euro, per grandi opere utili di recupero e risanamento ambientale. Il contrario di quello che succede con i tagli pesantissimi alla spesa pubblica che fanno collassare i bilanci di Regioni e Comuni.