
Il Piano Juncker deciso dalla Ue per favorire i processi di ammodernamento e di innovazione tecnologica per le piccole e medie imprese prevede, a detta della Ue, una montagna di finanziamenti per l’Italia.
31ottobre 2016 da Giusti Federico
A dire il vero non sono solo parole, esiste un ampio corredo statistico della Banca Europea per gli investimenti a partire dal 2015. Forse sarebbe il caso di capire dove siano finiti, e finiranno, questi soldi, i beneficiari e i progetti innovativi che saranno realizzati , del resto si parla di cifre colossali , circa 25 miliardi di euro , il 15% dei quali destinati all’Italia. La cabina di regia è a Bruxelles, lo strumento il Fondo europeo per gli investimenti che ha già approvato oltre 200 operazioni.
Da anni abbiamo una industria che non investe e non innova, la caratteristica del sistema produttivo italiano è invece la riduzione del costo della manodopera con i processi di delocalizzazione, ora apprendiamo della esistenza di un progetto ambizioso a livello europeo che dovrebbe assicurare fondi.
Ma chi gestirà questi soldi e come saranno usati nel nostro paese?
La Fei dice che l’Italia è il paese europeo che beneficerà in misura maggiore di questi fondi che andranno a sostituirsi , o a incrementare, il credito bancario. La crisi delle banche potrebbe avere indotto l’Ue a sostituirsi al capitale finanziario accordando prestiti e linee di credito . La durata di questo piano dovrebbe essere posticipata dal 2018 a fine 2020, ci piacerebbe capire se questo fiume di denaro produrrà posti di lavoro, sviluppo e ricerca tecnologica o se invece i tradurrà in un aiuto europeo alle banche e alle finanze. Ad oggi le imprese italiane sono le più arretrate d’Europa, su Il sole 24 ore on line (http://www.infodata.ilsole24ore.com/2016/10/31/leuropa-dellict/) leggiamo un’altra realtà, quella di un ‘Italia fanalino di coda nelle tecnologie, con un basso numero di laureati, irrilevante occupazione femminile, la fibra ottica che in aree vaste del paese resta una illusione.