Con i voti favorevoli del PD e i voti contrari di SI e della destra, il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato la legge che rimanda al 2021 (6 anni) la messa a norma degli scarichi di fognature nei corsi d’acqua e in mare
23gennaio 2015 da Maurizio Marchi e David Mattacchioni, Medicina Democratica
Come si sa (mai abbastanza), solo un terzo dei 4500scarichi di fognature dei gestori toscani (Publiacqua, ASA, Acque spa, ecc) va ai depuratori e solo una parte esigua ha le necessarie autorizzazioni allo scarico.
Nei circa 14 anni passati i gestori hanno potuto inquinare fiumi laghi e mare senza alcuna sanzione. Con la legge approvata il 19 gennaio il Consiglio regionale con un colpo di spugna autorizza il prolungamento per altri 6 anni di questo scempio, oltretutto senza una conoscenza precisa del numero di scarichi che necessita ancora di autorizzazione e senza sapere se i limiti di inquinanti, previsti dalla legge, siano rispettati.
La motivazione dell’apertura ai privati del servizio idrico integrato (SII) si basava sulla necessità di investimenti sulla rete idrica obsoleta e sugli impianti di depurazione dei reflui: soltanto il privato –si diceva- sarebbe stato in grado di trovare le risorse finanziare necessarie. Oggi vediamo come MPS, Suez, IREN ed altri privati abbiamo investito per la bonifica della rete idrica toscana: quasi zero.
Comunque, quel poco che è stato investito proviene dalle bollette dei cittadini, ma il grosso è ancora da fare: le perdite in rete sono aumentate, con tubature vecchie e piene di amianto; e nonostante si sostenga che molteplici siano stati gli investimenti sulla depurazione, i dati sulle nostre acque dimostrano che non hanno funzionato. Infatti l’ARPAT nel monitoraggio delle acque superficiali destinate ad uso potabile rileva un forte deterioramento della loro qualità nel triennio 2012/2014, tanto che i punti di prelievo si concentrano al 90% nella classe peggiore di qualità (A3 e sub A3).
Le multe sulla depurazione che ci infliggerà l’Unione Europea non saranno pagate dai gestori che non hanno effettuato gli investimenti programmati e necessari, ma verranno pagate dai cittadini sulle bollette, e questo nonostante i cospicui profitti che si sono spartiti sia i soci privati che i Comuni soci nelle gestioni, invece di utilizzare queste risorse per mettere a norma gli scarichi.
Oltre il danno, anche la beffa: a molti utenti è addebitata in bolletta la progettazione e la realizzazione di impianti di depurazione e questo con una retroattività di cinque anni (legge 13). Quindi molti cittadini toscani allacciati a scarichi non autorizzati si trovano a pagare anche il 71% della quota depurazione, che spesso non esiste. Ma è lecito richiedere il pagamento di un servizio per il quale non si è autorizzati o non si rende? I cittadini devono organizzarsi per richiedere indietro i soldi che sono stati loro estorti con l’inganno.