Il 3 maggio scorso, la 3^ Commissione Consiliare Regionale ha iniziato ad esaminare la proposta di modifica alla Legge voluta nel 2015 dalla ex Vice Presidente della Regione, oggi Assessora alla Sanità.
9maggio 2018 da Sindacato Generale di Base
La proposta, presentata dalla Giunta Rossi/Ceccarelli al Consiglio nel settembre 2017, introduce qualche miglioramento alla legge Saccardi e torna a prevedere un certo punteggio agli sfrattati per morosità incolpevole e per residenza in alloggi sovraffollati, modificando anche i criteri di calcolo del valore della proprietà immobiliare per potere essere ammessi in graduatoria.
Ma allo stesso tempo la proposta continua ad escludere dalla partecipazione ai bandi di ERP i richiedenti che non dimostrano di essere residenti, o con un lavoro stabile e continuato, in Toscana da almeno 5 anni, compresi quanti sono nati e cresciuti in Toscana ma, costretti per lavoro a trasferirsi all’estero o in altre Regioni per poi fare ritorno nella nostra Regione da meno di 5 anni.
Gli avvocati dell’Unione Inquilini hanno già presentato alla 3^ Commissione Regionale un Parere legale che evidenzia l’incostituzionalità di questa norma, del resto la Corte Costituzionale ha espresso parere negativo per simili leggi emanate in Friuli e Valle D’Aosta con l’intento di sbarrare l’accesso alle case popolari per gli immigrati. Ma sulla stessa linea dell’Unione Inquilini non troviamo i sindacati confederali…
E così alcuni sindaci, primo tra tutti quello di Firenze Nardella, si sono allineati a quanto da anni chiedono Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia al Consiglio Regionale, ovvero portare da 5 a 10 il periodo minimo di residenza o lavoro in Toscana per essere ammessi ai bandi di edilizia popolare. Da evidenziare che essere ammessi in graduatoria (pagando tra marche da bollo e certificazioni varie oltre 50 euro) non significa assolutamente avere speranze di ottenere un modesto e vetusto alloggio, in quanto solo il 4-5% dei richiedenti può vincere la lotteria della casa:
Ad esempio, a Pisa, su circa mille famiglie in graduatoria bando 2013, nel 2017 sono stati assegnati appena una sessantina di alloggi, e solo di risulta, ovvero ristrutturati alla meglio. Eppure ci sarebbero oltre 150 alloggi popolari sfitti!
Comunque, oltre ai renziani come Nardella, anche i Sindacati confederali e gli ex PD, nel presentare 44 condivisibili emendamenti alla proposta di legge Rossi/Ceccarelli, si sono “dimenticati” di proporre anche l’eliminazione di questa norma introdotta dalla Saccardi, che a Pisa ha impedito ad un centinaio di famiglie indigenti di essere ammesse nella graduatoria delle case popolari, adducendo la motivazione della non residenza in Toscana da almeno 5 anni.
Le proposte di legge formali della “destra” e quella “giornalistica” di Nardella, alla vigilia della riunione della Commissione, se accolte, farebbero più che raddoppiare il numero degli esclusi dalle graduatorie, aggravando notevolmente la questione abitativa nella maggior parte delle città Toscane.
L’emergenza abitativa è sempre piu’ grave, strutturale e organica a questo sistema liberista, il sospetto è che dietro a innumerevoli investimenti immobiliari possano celarsi forme di riciclaggio del “denaro sporco” o comunque ad “operazioni speculative”, come trarre la massima rendita possibile e senza tasse dalle locazioni non controllate.
In questo sistema, anche senza ricorrere alla “rivoluzionaria requisizione”, sarebbe in pratica possibile almeno mitigare il problema abitativo dei ceti sociali indigenti, obbligando alla locazione a canone concordato (tramite pesanti imposizioni fiscali sulle case sfitte) i proprietari di più di 2 alloggi tenuti sfitti per più di due anni senza valido e certificato motivo.
Purtroppo se prima esistevano i riformisti, oggi ci sono solo i liberisti per i quali ogni intervento dello Stato in materia di welfare, economia e lavoro è visto come intrusione.
E cosi’ i problemi sociali si acuiscono, aumentano le case popolari sfitte perchè non si mettono a bilancio i soldi per la loro ristrutturazione, si ergono steccati per impedire l’accesso all’edilizia popolare di tanti bisognosi, si escludono interi nuclei familiari dalle graduatorie, si acuiscono i problemi sociali e ci si piega alle ragioni del libero mercato e dei canoni sempre piu’ cari alimentando allo stesso tempo la guerra tra poveri per un diritto, la casa, che dovrebbe essere di tutti i bisognosi.