Pisa, dopo la Limonaia anche il Mala servanen Jin sgomberata e militarizzata. Entrambi palazzi di proprietà pubblica

Questa mattina a Pisa, uno schieramento di CC e Ps in assetto anti-sommossa ha sgomberato Mala Servanen Jin, la casa della donna occupata in via Garibaldi dallo scorso 8 Marzo, in occasione dello sciopero internazionale delle donne

24maggio 2017 da Sindacato generale di base e delegati e lavoratori indipendenti, Pisa

Il nome, “Mala Servanen Jin”, in lingua curda significa “Casa delle Donne che combattono”, per richiamare le lotte di emancipazione e autodeterminazione delle combattenti curde che si oppongono allo stato islamico. In questi mesi lo spazio è stato attrezzato per dare una prima risposta alle donne in emergenza abitativa e ospitare moltissime altre attività per il quartiere. 

L’immobile, di proprietà comunale, da anni non veniva utilizzato, l’Amministrazione Filippeschi  non è mai stata disponibile a confrontarsi sull’utilizzo a fini sociali della struttura che un tempo occupava il centro di accoglienza migranti.  Due sgomberi in poche settimane, entrambi palazzi di proprietà pubblica (Provincia per la Limonaia e Comune per via Garibaldi), si adducono motivazioni di pericolosità delle strutture quando per anni si sono lasciate nel degrado e nell’abbandono.
Il Sindaco Filippeschi è il perfetto attuatore della Legge Minniti, assenza di dialogo con le realtà sociali, palazzo del Comune perennemente blindato, una idea della città dove hanno diritto di cittadinanza solo le manifestazioni a uso e consumo dei commercianti o della immagine dell’amministrazione, totale incapacità di confronto con chi ha idee e pratiche diverse, con quanti rivendicano spazi e diritti sociali.
Un deciso salto di qualità in ambito repressivo, si lascia  che grandi imprenditori non paghino le tasse comunali  o delocalizzino  mandando a casa decine di lavoratori (come si legge sulla stampa locale) ma si è decisamente intolleranti con quanti rivendicano una diversa idea della città e della cittadinanza dove gli ultimi abbiano gli stessi diritti dei primi.

Una scelta in linea, quella dell’amministrazione e non solo con il decreto Minniti ma, con l’idea della città vetrina che ha condannato studenti ad affitti esorbitanti, abbandonando interi quartieri al
degrado e alla assenza dei servizi. 

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