Rifiuti, smaltimento illegali fanghi. Le proposte di “Sì Toscana a Sinistra” per gestire al meglio i rifiuti dei rifiuti

consiglio regione.La comunicazione della Giunta regionale Toscana arriva a seguito di una vicenda dai gravi profili penali a seguito d’ingenti smaltimento illegali di rifiuti sul nostro territorio, con anche probabili infiltrazioni camorristiche

“Una vicenda che deve far riflettere su come finora sia troppo bassa l’attenzione sulla gestione dei rifiuti speciali” dichiara il consigliere regionale Tommaso Fattori di Sì Toscana a Sinistra.

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12ottobre 2016 da Gruppo regionale “Sì Toscana a Sinistra”

Stiamo parlando, in questo caso, dei prodotti reflui originati da vari depuratori industriali toscani e del cosiddetto “pulper”, uno dei rifiuti che derivano dalla lavorazione e dal riciclo della carta: e questo fa capire come, seppur in misura assai ridotta, anche l’economia circolare produca rifiuti, ed è ovvio che sia così, considerando i principi della termodinamica. Il tema è, quindi, come gestire il problema nel modo più sostenibile, sapendo che i “rifiuti dei rifiuti” possono essere in buona parte ri-utilizzati, come ammendante in agricoltura, come coperture delle discariche e così via.

“Per analizzare attentamente il quadro complessivo bisogna tener conto che la Toscana produce in un anno (dati Ispra) circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (4,4 volte l’ammontare dei rifiuti urbani, prima regione dell’Italia centrale con il 7,7% del totale nazionale), comprese 444 mila tonnellate di rifiuti pericolosi”.  “A fronte di questi numeri, da considerarsi pure sottostimati, sul territorio toscano non sono tuttavia presenti sufficienti impianti per farsi carico dei rifiuti speciali prodotti in loco, con numeri esplicativi che vedono la presenza di un altissimo numero di aziende autorizzate per il trasporto di rifiuti, pericolosi e non (quasi quattromila), e pochissime dedicate al trattamento e allo stoccaggio (circa venti) ” “Ed anche la normativa nazionale è unanimemente considerata da aggiornare alla luce del Testo unico ambientale”.

“Ecco quindi le proposte che oggi abbiamo presentato in Consiglio Regionale, sia in merito alla vicenda giudiziaria, sia per una svolta realmente sostenibile nella gestione dei rifiuti speciali”.

“Se in seguito alle indagini saranno confermate problematicità sul piano ambientale e sanitario nelle aree agricole di Volterra, Palaia, Peccioli e Montaione si dovrà procedere subito alle necessarie operazioni di bonifica, prevedendo anche indagini epidemiologiche sui territori coinvolti dallo spargimento fanghi negli ultimi anni”. “Chiediamo alla Regione di costituirsi parte civile in un’eventuale fase processuale che dovesse riguardare le persone inquisite e attivazione dell’Osservatorio regionale della legalità in collaborazione con la Commissione parlamentare Ecomafie”.

“In generale andranno rafforzati i controlli regionali sulla produzione e lo smaltimento finale dei rifiuti speciali industriali (pericolosi e non), aggiornando in un’ottica di maggiore tutela ambientale i criteri per il rilascio delle autorizzazioni alle aziende e sviluppando un sistema integrato di controllo e condivisione dell’informazione riguardo alle autorizzazioni al trasporto, all’intermediazione dei rifiuti, e alle bonifiche dei siti, con particolare attenzione allo spandimento fanghi in agricoltura”.

“Per evitare il ricorso alle discariche e alla migrazione in altre regioni o all’estero serve una filiera regionale certificata che sviluppi nuove tecnologie di recupero, riciclaggio e trattamento dei rifiuti speciali, con particolare attenzione allo smaltimento degli scarti di lavorazione del distretto della carta”.

“Invitiamo infine il Governo ad aggiornare quanto prima la normativa nazionale in materia di utilizzo di fanghi reflui di depurazione in agricoltura secondo rigorosi criteri per la protezione del suolo e delle acque che permettano un controllo efficace di tutta la filiera e a istituire un fondo unico nazionale, presso il ministero dell’Ambiente, nel quale incamerare tutte le ammende che oggi sono raccolte da soggetti diversi (Regioni, Procure, ARPA) per la creazione di un “superfondo” da utilizzare per bonificare i “siti orfani”, cioè i siti inquinati da aziende fallite o quelli in carico allo Stato, a Regioni o a Comuni perché non si è trovato il responsabile”.

“In questo quadro complesso ripetiamo la nostra forte preoccupazione per la decisione di eliminare il Corpo forestale: smembrarlo (e militarizzarne la parte maggiore: assorbita dai carabinieri, che non hanno la specifica cultura di tutela ambientale e agroalimentare, soprattutto preventiva) significa depotenziarlo e annacquarlo. Un favore, di fatto, alle ecomafie. Avremmo avuto bisogno di potenziare e non smembrare un corpo specializzato nel contrasto dei reati ambientali e nella loro “prevenzione”.

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