La Fiom ha “licenziato” Sergio Bellavita, 15anni di impegno sindacale alle spalle, membro del Direttivo nazionale della Cgil dove è il coordinatore della minoranza “Cgil che vogliamo”, nonché nel Comitato centrale e della direzione della Fiom. Una decisione formalizzata con voto unanime della segreteria nazionale, pertanto tornerà nel suo luogo di lavoro, alla CEI di Anzola Emilia, nella stessa fabbrica in cui altri delegati sindacali sono stati oggetto di provvedimenti disciplinari dal proprio sindacato.
Anche da Piombino una lettera aperta di contrarietà a questi comportamenti, rivolta a Cgil e Fiom da iscritti in Val di Cornia:
Piombino, 12 aprile 2016 da iscritt* alla Cgil
Siamo un gruppo di iscritt* alla Cgil, residenti in Val di Cornia, provincia di Livorno, alcuni di noi ricoprono incarichi nell’organizzazione, altri li hanno ricoperti in passato.
Siamo venuti a conoscenza del fatto che, a seguito della decisione della segreteria Fiom-Cgil nazionale, il compagno Sergio Bellavita tra pochi giorni dovrà lasciare il suo lavoro a tempo pieno presso la Fiom nazionale stessa e rientrare in fabbrica.
In sé, nulla di male, anzi: questo dovrebbe essere il costume praticato da tutti i sindacalisti, ma sappiamo bene che non è affatto così. Siamo convinti che, in realtà, Bellavita venga cacciato per impedirgli di esercitare il suo ruolo di coordinatore nazionale dell’area congressuale di opposizione in Cgil, che si chiama “Il sindacato è un’altra cosa”. Ci sembra che l’allontanamento di Bellavita faccia purtroppo il paio con i recenti provvedimenti disciplinari della magistratura interna Cgil e del nazionale Fiom a carico di delegati Fca, “colpevoli” di avere collaborato con organismi di lotta di base sgraditi al vertice Fiom.
A quest’area anche noi facciamo riferimento, avendola votata nel corso dell’ultimo congresso della Cgil (2014). Quest’area – Bellavita in testa – ritiene che la Cgil per prima, debba riprendere il proprio ruolo di organizzazione democratica e quindi autonoma e unitaria dei lavoratori e delle lavoratrici, per rappresentarne gli interessi collettivi mediante la contrattazione e lo sciopero, quando è necessario. Invece, la lunga strada negativa della concertazione ha condotto il sindacato confederale, la stessa Cgil, a non essere più capace di reale conflitto con il padronato; a subire, senza una reale, incisiva mobilitazione, provvedimenti governativi quali la legge Fornero e il Jobs act.