Torre della Cigna a Livorno, un bene da utilizzare per attivare soluzioni abitative dal basso

Per la vicenda della Torre della Cigna le soluzioni sono tutt’altro che definite e, come BuongiornoLivorno, ci siamo interrogati su come costruire uno scenario diverso, nella consapevolezza che l’emergenza delle famiglie, che si sono installate nei locali non più utilizzati e lasciati in stato di abbandono, è un problema che riguarda tutta la città.

1febbraio 2017 da Tavolo Urbanistica #BuongiornoLivorno

L’asta non bandita il 25 gennaio è la conferma della situazione di incertezza in cui versano le sorti del complesso immobiliare e di come sia importante provare ad affrontare la questione, nonostante la complessità della materia.
Che l’ordinanza di sgombero dello scorso anno sia stata una semplice autotutela dei creditori o l’assolvimento di una richiesta dei futuri acquirenti da parte di questi, il risultato è stato un blocco del meccanismo delle vendite, avendo posto il curatore come conditio sine qua non lo sgombero dell’edificio prima della data fissata per l’asta.

Al momento non si hanno notizie certe di trattative, né del ruolo che potrebbe avere l’Amministrazione nella vicenda.

Gli scenari ipotizzabili sono diversi:

  • a partire dall’acquisizione e dalla gestione diretta da parte del Comune con relativa messa a reddito tramite una trasformazione in alloggi ad affitto convenzionato e/o servizi per la comunità,
  • all’acquisizione e al successivo affidamento di tali servizi a privati
  • o, ancora, all’acquisizione e all’affidamento dei servizi abitativi a società totalmente private.

Aldilà dello stato della trattativa commerciale, è certo, che se la situazione permane allo stato attuale, saranno soldi pubblici quelli che serviranno a tutelare i cittadini. Come già tempo fa dicevamo:

“Qualsiasi edificio non utilizzato è un danno economico per la comunità, proporzionale al tempo dell’abbandono sarà il costo del recupero per le mancate manutenzioni.”

La Torre, pur essendo di fattura piuttosto recente, come ogni organismo edilizio necessita delle continue cure che ne impediscono il degrado. Paradossalmente, la situazione di occupazione sta bloccando almeno parzialmente il processo di ammaloramento conseguente all’abbandono.
Se però, a seguito di un eventuale sgombero, l’edificio dovesse di nuovo essere abbandonato a sé stesso, si deve considerare che il denaro che non verrà speso adesso per l’acquisto dovrà poi essere utilizzato (e sprecato) per una rimessa in pristino o ancor peggio, per una demolizione.
E’ da notare che, mentre ora sono ancora aperte le possibilità sul soggetto acquirente pubblico o privato, in caso di stato di pericolo per la pubblica incolumità, i soldi che si dovranno utilizzare saranno unicamente pubblici.
In una situazione così indeterminata, sempre più emergenziale, il gruppo Urbanistica ha ipotizzato un riuso destinato al cohousing sull’esempio di Torino (Sharing), con la variante della gestione e dell’acquisizione diretta da parte del Comune. In ogni caso appare necessario porre al centro l’esperienza collettiva in atto nella Torre, l’amministrazione potrà esercitare un ruolo attivo nella gestione sul piano sociale della Torre e nell’attuazione di una politica abitativa alternativa a quei piani di recupero che hanno prodotto il disagio abitativo odierno.

In tal senso il progetto di riuso della Torre della Cigna può rappresentare un’occasione importante, in grado di attivare soluzioni abitative dal basso e far convergere obiettivi di giustizia sociale condivisi da più parti sul territorio, in cui il ruolo del pubblico sarà fondamentale per salvaguardare i cittadini che si trovano in emergenza e per respingere qualsiasi tentativo di ulteriore speculazione, a vantaggio di tutta la collettività.

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