Vaccini e le ragioni del No. In molte città, genitori contrari al decreto Lorenzin, sono scesi in piazza contro l’obbligatorietà. Manifestazione anche a Firenze

Il decreto-legge Lorenzin ha scatenato una forte reazione da parte di genitori, medici, epidemiologi, giuristi che non accettano l’imposizione del pensiero unico sul tema vaccinazioni. Unico caso in Europa l’Italia porta da 4 a 12 le vaccinazioni obbligatorie. A Firenze, sabato scorso, c’è stata una grande manifestazione di protesta ed a seguire un interessante convegno sulla “Libertà di cura: una scelta europea”. Nel nome dell’art.32 della nostra Costituzione.

8giugno 2017 da Beatrice Bardelli

Il 3 giugno in molte città d’Italia i genitori contrari al decreto legge Lorenzin sono scesi in piazza con i loro bambini per manifestare pacificamente ma fermamente contro l’introduzione della obbligatorietà delle vaccinazioni (portate da 4 a 12, unico caso in Europa) per l’iscrizione scolastica da zero a 6 anni (già obbligo, ma decaduto nel 1999) e per sostenere il proprio diritto di genitori consapevoli alla libertà di scelta vaccinale. Anche a Firenze si è svolta una nutritissima manifestazione.

Oltre 3.000 persone hanno sfilato con striscioni, cartelli di protesta (“Non esiste nessuna emergenza sanitaria! Libertà di scelta”, “Bambini no cavie”, “Se c’è rischio d’errore decide il genitore”, “Con la salute non si scherza, libertà di scelta e sicurezza”), palloncini colorati e carrozzine al seguito, al grido di “Libertà! Libertà!” e “Vergogna!, da piazza San Lorenzo a piazza della Repubblica dove i bambini e le bambine hanno steso sul selciato i propri grembiulini azzurri e rosa in segno di protesta contro quello che in molti hanno già definito il “trattamento sanitario obbligatorio”.

Il decreto-legge Lorenzin, annunciato il 19 maggio scorso con il comunicato ministeriale n. 52, è stato firmato solo ieri, 7 giugno, dal presidente della Repubblica Mattarella. La Costituzione prevede che, se non sono convertiti in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione, i decreti-legge perdono efficacia “sin dall’inizio”. Un motivo costituzionale “forte” a cui si possono appellare tutti quei genitori che venissero ricattati (con la minaccia dell’applicazione delle pesanti punibilità previste dal decreto-legge) a vaccinare i propri figli nell’intervallo di tempo previsto per la conversione o non conversione in legge del decreto Lorenzin. Perché, se è vero che gli effetti prodotti da un decreto-legge non convertito in legge vengono eliminati perché costituiscono degli illeciti, come si possono eliminare dal corpo di un bambino le vaccinazioni imposte dal decreto Lorenzin? Per chi volesse seguire il dibattito tra genitori su Facebook suggerisco due pagine: 1) Genitori No Obbligo Provincia Pisa https://www.facebook./ e 2) CLIVA – Comitato per la libertà di scelta vaccinale toscana https://www.facebook.com/search/top/?q=comitato di scelta 0vaccinale toscana

Disobbedienza.

Un’arma a nostra disposizione è la disobbedienza.  Il grande costituzionalista Zagrebelsky, già presidente della Corte Costituzionale, lo ha scritto chiaramente nella sua opera storica considerata il manuale dei costituzionalisti (“La giustizia costituzionale”, Bologna, 1988), a pag. 276: “la disobbedienza alla legge è invece giuridicamente doverosa nei casi in cui i singoli si rappresentino con piena consapevolezza l’indiscutibile incostituzionalità della legge”. Ed il decreto-legge Lorenzin viola apertamente l’art. 32 della nostra Costituzione come è stato ribadito a più voci dai relatori che hanno dato vita all’interessantissimo convegno organizzato, nel primo pomeriggio del 3 giugno, al Cinema Odeon di Firenze dall’associazione AsSIS (Associazione di studi e informazione sulla salute) con la mediapartnership di Terra Nuova. L’art. 32, infatti, recita che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge” ma garantisce che “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. “Ci sono dei diritti umani fondamentali ed inviolabili e il diritto sul nostro corpo è un diritto inviolabile” ha urlato al microfono, in piazza San Lorenzo, il dottor Dario Miedico, medico legale, membro di Medicina democratica, radiato dall’Ordine dei Medici di Milano per la sua attività a sostegno dei familiari dei danneggiati da vaccino. Una verità sacrosanta e lapalissiana che il Corriere Fiorentino del 4 giugno, in prima pagina, ha infangato scrivendo che “I bimbi (presenti alla manifestazione di Firenze, n.d.r.) hanno ascoltato le assurde teorie del dottore milanese Dario Miedico e del toscano Eugenio Serravalle che dal palco ha avuto il coraggio di paragonarsi a don Milani”. Una ricostruzione giornalistica che non ha niente a che vedere con la deontologia professionale che qui è stata volutamente calpestata. Perché il dottor Serravalle ha semplicemente citato, nella sua introduzione al convegno, la famosa frase di Don Milani rivolta ai cappellani militari: “L’obbedienza non è più una virtù” (http://www.famigliacristiana.it/articolo/l-obbedienza-non-e-piu-una-virtu-il-testo-di-don-lorenzo-milani.aspx).  E se avesse detto “Ama il prossimo tuo come te stesso” sarebbe stato accusato di volersi paragonare a Gesù Cristo?

Un diritto inviolabile.

Il diritto umano, fondamentale ed inviolabile, del rispetto assoluto del corpo dei propri cittadini ha ispirato la legislazione dei 15 Paesi europei dove le vaccinazioni non sono obbligatorie ma solo volontarie: Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito (UK). Nei rimanenti 14 Paesi (http://www.assis.it/le-vaccinazioni-infantili-nei-paesi-della-comunita-europea/) sono, invece, obbligatorie ma diversificate nel numero: Belgio (n.1: Polio), Francia (n.3), Malta (n. 3), Grecia (n. 4), Italia (prima n. 4, ora n. 12), Slovenia (n. 7), Repubblica Ceca (n. 7), Croazia (?), Polonia (n. 8), Romania (n. 8), Ungheria (n. 8), Bulgaria (n. 9), Lettonia (n. 9), Slovacchia (n. 9).

Il caso emblematico della Svezia.

A metà maggio, poco prima che venisse annunziato il decreto Lorenzin, il Parlamento svedese ha rigettato il tentativo di rendere obbligatorie le vaccinazioni fino ad oggi volontarie. Per due motivazioni forti: 1) il riferimento alla legge dello stato sulla libertà di scelta vaccinale dei cittadini svedesi; 2) la tragica esperienza sperimentata nel 2009 da decine e decine di genitori svedesi che scelsero volontariamente di vaccinare i propri figli contro la temuta pandemia dell’influenza suina (H1N1) che in Italia fu largamente boicottata. Fortunatamente per noi, perché in Svezia quella vaccinazione presentata come “salvifica” ha provocato in molti soggetti vaccinati una gravissima malattia neurologica, la narcolessia, che li ha invalidati per tutta la vita. Perché per la narcolessia non esiste cura.

Il caso emblematico dell’Italia.

Al contrario il nostro governo ha deciso di far diventare l’Italia l’unico paese europeo in cui si punisce un genitore che si oppone alla prescrizione vaccinale obbligatoria privandolo della patria potestà/responsabilità genitoriale. Ovvero l’unica Repubblica democratica al mondo in cui lo Stato si autonomina tutore di tuo figlio. Come ai tempi dei “figli della lupa” di mussoliniana memoria. Ma allora c’era la dittatura.

Dàgli all’untore!

In Italia, da mesi, è in atto un’operazione combinata, politico-mediatica, per fomentare un vero e proprio clima di caccia alle streghe contro chi si pone in modo critico, scientifico e prudente di fronte allo slogan “vaccinazioni su tutto” perché lo si ritiene un pericoloso promotore e divulgatore di idee dannose per la società. Per questi motivi, di fatto, sono stati radiati dall’Ordine dei medici di Treviso e di Milano, rispettivamente, il dottor Roberto Gava ed il dottor Dario Miedico. Rei, non di omicidio colposo o di rifiuto ad una prestazione durante lo svolgimento della propria attività professionale, ma solo di non essersi supinamente sottomessi al pensiero unico/monocratico attualmente vigente in Italia sul tema “vaccini”. Anche in questo caso, in barba alla Costituzione, almeno per quanto riguarda gli artt. 21 (libertà di manifestare il proprio pensiero) e 33 (l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento). Ma Dio vede e provvede diceva mia madre. Così, improvvisamente, a fine maggio si è abbattuta sul Ministero della Salute quella che non so se definire “legge del taglione” o “del contrappasso”. Ovvero, il Ministero della Lorenzin è stato condannato dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 128 di fine maggio 2017) a pagare direttamente dalle casse dello Stato tutti i danneggiati da vaccinazione residenti in Sicilia. Lo ha comunicato l’avv. Marcello Stanca, presidente dell’Amev di Firenze, in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in cui scrive: “Preso atto della esistenza di numerosi danneggiati da vaccinazione già risarciti dallo Stato, come si desume dal tenore della sentenza della Consulta, Le chiedo di voler accertare il numero effettivo dei cittadini beneficiari dell’indennizzo tramite richiesta formale del Quirinale diretta al Ministero della Salute”. Perché la legge n. 210 del 25 febbraio 1992 prevede, scrive la Consulta “Indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati”. Chissà come si sentirà la Lorenzin ora che ha portato le vaccinazioni obbligatorie da 4 a 12….

Un convegno straordinario.

A breve sarà possibile seguire gli interventi dei relatori e il successivo dibattito su youtube sul sito di AsSIS (www.assis.it) che ha registrato l’evento. L’acredine, l’astio, la presunzione ed anche il disprezzo con cui, da più parti, si aggredisce chi esprime un pensiero fuori dal coro costringendo il dibattito sui vaccini ad uno scontro tra fazioni, a favore o contro, non ha sfiorato minimamente nessuno degli interventi di altissimo livello, filosofico, scientifico e giuridico, dei relatori presenti al convegno. Anzi, il dottor Eugenio Serravalle, presidente di AsSIS, ha tenuto subito a ricordare che il convegno aveva un titolo “alto” e che si sarebbe discusso sul macrotema della “Libertà di cura: una scelta europea”, ovvero sul “Come esercitare la cittadinanza consapevole in materia di salute”. Ma Serravalle ha voluto aprire il convegno con una calzante citazione dello scrittore inglese G.K. Chesterton: „La cosa più saggia del mondo è gridare prima del danno“. Perché, continuava Chesterton: “Gridare dopo che il danno è avvenuto non serve a nulla, specie se il danno è una ferita mortale“ (Eugenetica e altri malanni, Cantagalli, Bologna, 2008, p. 59). “E’ necessario far sentire la propria voce, la voce di chi non accetta bavagli: il pensiero non è morto! – ha esordito Serravalle – . Il nostro punto fermo devono essere i principi costituzionali perché oggi i diritti della persona sono attaccati ed è necessario riflettere su quali politiche sanitarie siano le più rispettose dei diritti delle persone e dell’art.32 della Costituzione”. Per questo Serravalle ha annunciato la nascita di un movimento “Comitato articolo 32” contro l’abolizione della libertà di cura che “non deve essere l’inizio dello smantellamento del servizio sanitario pubblico. Perché –  ha concluso – voglio continuare a fare il medico, a prestare il proprio servizio, libero di decidere in scienza e coscienza senza dettami di linee-guida prestabilite e senza condizionamenti”.

Un solo parlamentare presente.

Uno solo ma “di peso”. Si tratta del senatore Maurizio Romani, ex Movimento 5 Stelle ed oggi nelle fila del Gruppo Misto per Italia dei valori. Romani è l’attuale vicepresidente della Commissione Sanità del Senato ed ha dichiarato con forza (è medico omeopata) davanti all’affollatissima platea del Cinema Odeon: “Difenderò in Commissione Sanità il vostro diritto di libertà di scelta vaccinale, mi dovessero crocifiggere!”.

Perché un convegno sulla libertà di cura?

Perché la campagna sull’obbligo vaccinale non deriva da alcuna emergenza sanitaria in quanto non ci sono dati epidemiologici in tal senso. E per rispondere alle seguenti domande: 1) Possiamo accettare un futuro prossimo in cui in medicina ci sia un pensiero unico, dogmatico, di valore assoluto ed eterno che determini rigidi confini oltre i quali il pensiero, la riflessione, le idee, il confronto non potranno mai più spingersi? 2) Possiamo accettare che in un futuro prossimo questo pensiero unico determini un’unica accezione della cura, all’interno della quale non sarà più possibile, né per i medici né per i pazienti, scegliere strade, approcci, medicinali che si discostino dagli “unici” che alla fine saranno “ammessi, permessi e concessi”? 3) Uno scenario simile garantirebbe veramente il progresso della medicina, della tutela della salute del singolo e della collettività? 4) E se chi prende decisioni in questo senso, o il contesto stesso entro il quale si decide, fosse portatore di qualcuno dei dilaganti conflitti di interesse che permeano ormai in modo quasi capillare la ricerca medica e spesso la stessa pratica clinica. Allora che si fa?

Roberta Lanfredini.

Professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Firenze, ha affrontato il tema “Dogma contro critica”. Ovvero cosa si intende per scientificità. Quello che dà oggi solidità al metodo scientifico, ha spiegato Lanfredini, è il dogma, l’accettazione pregiudiziale degli assunti su cui il dogma si basa. La ricerca scientifica è oggi vincolata come nei puzzle dove la soluzione è già precostituita. Nell’epistemologia del ‘900, invece, non si parla di un modello di scientificità insindacabile. Il pluralismo è l’unica condizione per dare oggettività al discorso scientifico perché un metodo è validamente scientifico quando è proliferativo di ipotesi, quando produce una “conoscenza oceanica” che permette di trovare una soluzione condivisa.

Fausto Gianelli.

Avvocato, membro dell’Associazione Nazionale Giuristi Democratici ha trattato il tema “Dal diritto alla salute all’obbligo di cura”. “Il clima in atto rende difficile parlare in maniera franca sui temi della libertà di cura. L’emergenza è stata creata ad hoc per fare delle leggi uno strumento di consenso per chi in questo momento governa. Ma queste sono leggi di “diritto contingente” che deriva dai rapporti di forza, invece il “diritto moderno” che si basa sul diritto romano non risponde ad un ordine superiore mentre questo decreto-legge riporta ad un diritto-premoderno, perché la ricerca scientifica non può imporre e pretendere di dettare norme sulla vita” ha esordito Gianelli che ha ricordato come fino ad oggi le vaccinazioni obbligatorie, in Italia, erano 4 ma se ne facevano 6 (esavalente) perché non esistono in commercio monodosi. Invece, in Francia, recentemente, il Consiglio di Stato ha annullato l’utilizzo dell’esavalente, considerata pericolosa, ed ha imposto la produzione di vaccini monodose. Gianelli ha ricordato che la libertà di cura a cui si sono appellati diversi genitori nei tribunali e davanti ai Tar regionali pone un conflitto tra i principi dello Stato ed i principi costituzionali (artt. 2, 3 e 32 Cost.), perché nulla può essere fatto sul “mio corpo” che non è un mezzo ma un fine (vedi l’Habeas Corpus Act, che sanciva  il principio dell’inviolabilità personale). “Per questo i parlamenti democratici d’Europa hanno rinunciato a mettere le mani sul corpo dei cittadini – ha spiegato – . La libertà di cura è propria di uno stato laico, moderno, democratico ed emancipato da ogni dogma religioso e scientifico come ha ricordato Stefano Rodotà. Il conflitto tra democrazia e scienza parte da lontano, come lo scientismo e la tecnocrazia che è quanto di più pericoloso esiste nel nostro stato attuale perché si vuole imporre che le decisioni siano riservate agli esperti e non ai cittadini”. Gianelli ha ricordato che la scienza, oggi, non è democratica perché i due terzi della ricerca è finanziato da privati a scopo di lucro e l’80% dei vaccini è controllato da 4 grandi case farmaceutiche che perseguono il profitto, non certo il bene comune. Tuttavia la Corte Costituzionale italiana ha stabilito che non ci deve essere danno alla salute dell’individuo e che gli eventuali danni da vaccini debbono essere risarciti. “Negare che esistono danni da vaccini fa male alla ricerca scientifica – ha proseguito Gianelli – . Il Tribunale di Modena ha preso atto che, dopo un esavalente, un ragazzo ha avuto una invalidità del 100%. Una ricerca medica che nega un fatto così grave fa perdere la fiducia ai cittadini, non basta un decreto-legge per reintrodurla. Occorrono invece 3 cose – ha concluso – , spazi pubblici di dibattito, possibilità di dialogo e riappropriazione del diritto di scelta dei cittadini”.

Italia, un Paese da rifondare: informazioni addomesticate e fake News.

Ne ha parlato il giornalista Luca Poma, portavoce della Campagna “Giù le mani dai bambini” ed autore di “Salviamo Gian Burrasca” (Terra Nuova Edizioni), un libro-denuncia sulla crescente medicalizzazione dell’infanzia e sul marketing aggressivo di Big Pharma per incentivare la somministrazione di psicofarmaci a bambini e adolescenti in Italia e nel mondo. “Non sono un NO-vax”- ha esordito Poma – . Sono d’accordo con il prof. Ivan Cavicchi quando dice che il decreto-legge sui 12 vaccini obbligatori è stato trasformato in un trattamento sanitario obbligatorio. Le fake news in tema di salute sono all’ordine del giorno, basta vedere come è stato pianificato l’attacco mediatico contro l’omeopatia per distruggerne l’autorevolezza scientifica”. Ma i dati parlano chiaro: dal 2012 ad oggi si è registrato un aumento dell’uso delle medicine non convenzionali del 6,7%. “E l’Università di Edimburgo – ha spiegato Poma – ha denunciato che almeno il 2% dei ricercatori ha ammesso di avere falsificato i dati ed il 28% ha ammesso che conosceva qualcuno che l’aveva fatto”. Ma la Glaxo, ha continuato Poma, continua ad andare a gonfie vele. Nonostante sia stata denunciata dal Dipartimento di giustizia americano ed aver pagato 3 miliardi di dollari di multa per avere messo in commercio, alterando volutamente i dati nel cosiddetto Studio 329 del 2001, uno psicofarmaco destinato a bambini e adolescenti che contiene paroxetina, la molecola che induce al suicidio. Eppure, nonostante la denuncia del British Medical Journal che considera la molecola potenzialmente pericolosa, è ancora in commercio (la Glaxo ci guadagna 2 miliardi e 200 milioni l’anno) ed è il 5° farmaco più prescritto in Italia (http://www.lifegate.it/imprese/news/gsk-paroxetina-suicidi-bambini-adolescenti).

I dati epidemiologici non sono un’opinione.

Sul tema è intervenuto il dottor Roberto Volpi, epidemiologo e statistico sanitario: “Neppure i dati epidemiologici sono un’opinione. Tra dati ignorati, non detti, camuffati, si drammatizza una realtà che non ha niente di drammatico”. Volpi ha portato ad esempio l’allarme creato dal governo italiano nel 2009 contro i pericoli dell’influenza suina H1N1 presentata come la “nuova peste”. Nel 2009 sono stati prodotti e venduti 3 miliardi di vaccini per un valore di 18,5 miliardi e con un profitto di 6 miliardi per le ditte produttrici. “L’influenza suina è stata la più modesta del secolo ma l’allarme è stato enorme, non solo da parte della politica ma anche da parte dell’OMS. Ma nessuno ha pagato” ha commentato Volpi che ha fornito una copiosa mole di dati per smascherare la cosiddetta “politica dell’allarmismo”.  Per dare qualche dato che ci riguarda da vicino, aggiungo che il flop della suddetta pandemia H1N1 è costato all’Italia ed a noi contribuenti 184 milioni di euro per 24 milioni di dosi acquistate (ma solo 865.000 inoculate) dalla Novartis che è stata pagata in toto per il contratto stipulato con il Ministero della Salute il 21 agosto 2009. E che il recente allarme “meningite” è stato definito dallo stesso ministero della Salute un’epidemia solo mediatica (http://www.epicentro.iss.it/problemi/meningiti/EpidemiaMediatica.asp). Volpi ha voluto prendere ad esempio l’influenza stagionale in Italia: 5-6 milioni di casi l’anno, ma su 100 campioni prelevati solo il 29,8% è risultato positivo al virus, ha commentato, “quindi, l’influenza quasi non esiste, così come la rosolia”. Dal 2013 ad oggi, ha riferito, si sono verificati solo 153 casi di cui solo 31 convalidati in laboratorio. In Polonia dal gennaio 2016 al gennaio 2017 i casi sono stati 1.057 (l’80% dei casi europei) ma solo 17 sono stati confermati in laboratorio. “Ma quando parliamo di malattie, di che parliamo? – ha ironizzato Volpi – . Anche sul bollettino su rosolia e morbillo non torna niente. Siamo sicuri che si intendono di quello che è il morbillo? Come per la rosolia, anche per la parotite l’allarme è kafkiano. Dal 2009 se ne sono perse le tracce, così come per la varicella. Non vogliamo l’imposizione del ”tutti vaccinati su tutto”. Non l’accettiamo. E’ una linea sbagliata, non solo per la salute ma per la stessa democrazia”.

Divertiamoci un po’ con i numeri.

L’European Centre for Desease Prevention and Control, il 21 aprile scorso, riportava all’attenzione mondiale che dall’inizio del 2017 fino al 19 aprile, in Italia si erano verificati 1603 casi di morbillo. Verifichiamo, allora, se i dati riportati sono corretti. Sul portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica (http://www.epicentro.iss.it/problemi/morbillo/Infografica2017.asp) sono riportati i bollettini settimanali dedicati al monitoraggio dei casi di morbillo da gennaio di quest’anno. Effettivamente si legge che i casi, nella settimana dal 13 al 19 aprile sono saliti a 1603 perché ci sono stati 16 nuovi casi. Ma nel bollettino della settimana precedente, del 12 aprile, il totale dei casi segnalati dall’inizio dell’anno era 1473. Mi chiedo e ci chiediamo, la matematica è solo un’opinione per l’Istituto Superiore di Sanità? Come si fa ad avere 1603 casi se si sommano i 1473 casi precedenti con i 16 casi nuovi? Non si dovrebbe avere la somma di 1473+16, ovvero di 1489? Possiamo facilmente verificare che le somme “personalizzate” hanno riguardato tutto il mese di aprile fino al bollettino del 3 maggio dove si afferma che, nella settimana dal 24 al 30 aprile, ci sono stati 29 nuovi casi “portando a 1920 il totale dei casi segnalati dall’inizio dell’anno”. Ma se nella settimana precedente (dal 17 al 23 aprile) il totale dei casi era 1739 come si è fatto ad arrivare a 1920 casi con soli 29 nuovi casi in più? Mi chiedo e ci chiediamo: perché i conti non tornano? Come si fa a credere che al 30 maggio i casi di morbillo siano arrivati a 2719? Chi fa passi da gigante nei conti dei bollettini settimanali indossa forse gli “stivali delle sette leghe”?

Ivan Cavicchi.

Docente di Sociologia dell’organizzazione sanitaria alla facoltà di medicina di Tor Vergata, ha affrontato il tema: „La deontologia medica tra politiche economiche e cambiamenti sociali“ (http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/icavicchi/; www.ivancavicchi.it). In un suo articolo ha scritto: “Salute quindi come dovere non solo come diritto. Formiamo le persone al dovere alla salute con tutte le raccomandazioni che volete ma non per obbligarle ma per farle essere libere di promettere salute a se stesse ai propri figli e ai propri concittadini. E vedrete che la vaccinazione riconquisterà il valore sociale perduto senza per questo privare le persone della loro libertà di giudizio“. Proprio sabato 3 giugno, la ministra Lorenzin, ha riferito Cavicchi, ha detto, al Festival dell’economia e della salute (attenzione al binomio!) di Trento che “bisogna rieducare la gente alla scienza”. “Al contrario – ha sostenuto Cavicchi – bisogna educare la scienza alla complessità sociale perché la filosofia che sta dietro il decreto-legge è sconcertante per il suo scarso grado di scientificità”. Cavicchi, che notoriamente non si è schierato contro i vaccini ma solo “contro le menzogne”, ha smentito la notizia che tutte le Regioni d’Italia fossero d’accordo sulla obbligatorietà dei vaccini. “Perché in Veneto – ha spiegato – con mezzi non coercitivi sono addirittura aumentate le coperture vaccinali, ma con questo decreto si vuol far passare il concetto di una società fatta da microbi e non da persone. E l’idea che una società di cittadine e cittadini possa pensare, avere dubbi, conoscenze, è intollerabile per questa medicina ufficiale”. Secondo Cavicchi esiste una seria incapacità di relazione governo-cittadini per cui si preferisce la strada dell’obbligatorietà. Ma i cittadini, ha continuato Cavicchi, chiedono di avere buone relazioni, di essere codecisori, chiedono di essere informati ed è giusto perché, oltre alla parola “democrazia” va enfatizzata la parola “epistemologia” che significa semplicemente “conoscenza”. E la relazione è la base di una conoscenza. “Ma la medicina è attrezzata per avere relazioni? – si è chiesto Cavicchi – Evidentemente no e pretende di imporre linee-guida, procedure, ma noi non abbiamo epidemie! Il modello culturale a cui si rifà questo tipo di medicina è vecchio. La medicina non deve essere dogmatica. Oggi, qui a Firenze, noi abbiamo fatto scienza, abbiamo presentato evidenze scientifiche perché la base portante di questa scienza sta nella relazione tra la medicina e la gente”.

Codacons.

A nome dell’Associazione presieduta dall’avv. Carlo Rienzi, è intervenuto il dottor Livio Giuliani. Grazie alla recente denuncia del Codacons contro il ministro Lorenzin per occultamento dei dati, si è riusciti ad ottenere informazioni dettagliate dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) relative agli anni 2014, 2015, 2016. Le cifre parlano da sole e sono destinate ad aumentare decisamente i già molti timori di quei genitori che si battono per difendere il proprio diritto alla libertà di scelta vaccinale. Reazioni avverse: sono in totale 21.658 nei 3 anni (rispettivamente: 8182, 7892, 5584). Di queste  3.351 solo da esavalente (infanrix hexa) nei 3 anni (rispettivamente: 1857, 992, 702). Le reazioni gravi (danni neurologici) sono state complessivamente 454 di cui 5 decessi (neonati prematuri vaccinati a 2 mesi e mezzo/3 con infanrix e prevnar, due dei quali anche rotavirus) così distribuiti: 2 in Piemonte, 1 in Lombardia, 1 in Sicilia, 1 Basilicata. Il Codacons ha inoltre diffuso un’altra informazione allarmante: dal 2005 al 2015 si è verificato in Italia un aumento del 40% di bambini con deficit del neurosviluppo. Responsabile, per il Codacons, l’alluminio contenuto nei vaccini che è neurotossico per cui, facendo più vaccini insieme ravvicinati, viene superata facilmente la soglia. Infatti, i 5 neonati morti hanno subito vaccini in simultanea. Grazie all’azione del Codacons, è partita una inchiesta per omissioni di atti di ufficio da parte della Procura della Repubblica di Torino. La ministra Lorenzin è stata, infatti, denunciata alla Procura della Repubblica, spiega il Codacons, in quanto, pur essendo a conoscenza di questi dati fin dal 10 maggio, non li ha resi noti al parlamento, ed ha comunque emesso il decreto il 19 maggio: “ignorando i dati di portata di gran lunga superiore al famoso 1 su un milione“. Per il Codacons, tuttavia, questi dati sono comunque sottostimati perché si rifanno solo alle segnalazioni e “c’è da pensare che l’AIFA stia occultando documentazioni in merito alla farmacovigilanza (dichiarazioni on. Zaccagnini)”. Il giorno stesso in cui il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Lorenzin, il Codacons ha aperto una petizione per la raccolta firme contro il decreto vaccini: https://www.change.org/p/raccolta-firme-a-sostegno-del-codacons-contro-il-decreto-legge-sui-vaccini . “Il decreto sui vaccini è palesemente incostituzionale e, pertanto, verrà impugnato per ottenerne l’annullamento presso la Consulta – scrive il Codacons – . La decisione del Governo, oltre a rappresentare un regalo alla lobby dei farmaci grazie all’estensione dei vaccini obbligatori, presenta diversi profili problematici. La trasformazione delle vaccinazioni facoltative in obbligatorie costringerà a sottoporre i bambini ad una dose massiccia di vaccini, senza alcuna possibilità di una diagnostica prevaccinale, con conseguente incremento delle reazioni avverse che secondo l’Aifa, solo nel 2013, per l’esavalente, sono state ben 1.343, di cui 141 gravi”. E dal momento che “Ai rischi connessi ai trattamenti sanitari coattivi si aggiunge anche un pesante conflitto col diritto all’istruzione, oltre alla crescita abnorme dei costi per il Ssn derivante dalle decisioni del Governo ed alla impossibilità di ricorrere ai vaccini in forma singola dal momento che non è disponibile sul mercato l’antidifterico se non abbinato ad altri vaccini”, il Codacons è deciso a ricorrere, se necessario, anche alle Corti di giustizia europee (http://www.agenziagiornalisticaopinione.it/opinionews/vaccini-obbligatori-codacons-decreto-cdm-incostituzionale-lo-impugneremo/). Il Codacons in sintesi chiede: 1) no all’obbligo laddove non ci sia epidemia; 2) esami prevaccinali; 3) vaccini singoli (https://codacons.it/vaccini_obbligatori/.

Da notare. Nessun relatore si è dichiarato per principio contro le vaccinazioni. Ma, è stato ribadito, le vaccinazioni vanno fatte in caso di: urgenza, emergenza, evidenze epidemiologiche.

Due video sulla manifestazione di Firenze:

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