18 febbraio. Livorno contro “Disoccupazione, licenziamenti, precarietà, diritto alla salute, emergenza abitativa e razzismo”

“Dal jobs act ai tagli alla sanità, dalla “buona scuola” al piano casa, un generale peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, questa è la situazione in cui viviamo a Livorno come in molte altre città.”

18febbraio 2017 da Assemblea verso il 18 febbraio, Livorno


Su questa piattaforma rivendicativa, oggi (28 febbraio) in centinaia, hanno manifestato a Livorno. Dopo un presidio sotto la Prefettura il corteo, con partenza dalle ore15:45, si è snodato nel cento cittadino alternando brevi soste con comizi volanti. Oltre ai contenuti di contrasto alle politiche del  governo Renzi/Gentiloni, non sono mancati slogan e prese di posizioni in merito ai provvedimenti repressivi ricevuti, a vario titolo, da attivisti sindacali e del movimento.

Dal Comunicato unitario:

Negli ultimi anni i vari governi che si sono succeduti non hanno fatto che ripetere che per uscire dalla crisi erano necessari dei sacrifici, che i soldi non ci sono. Ma i soldi ci sono sempre per gli industriali, per le banche, per le spese militari, mentre per la scuola, per la sanità, per la casa ci sono solo tagli su tagli.

Le spese militari quest’anno ammonteranno a 23,4 miliardi, 64 milioni al giorno, il 10% in più rispetto allo scorso anno, mentre altri miliardi sono pronti per salvare il Monte dei Paschi di Siena. Per gli ammortizzatori sociali invece i soldi sembrano non esserci mai, chi riesce ad accedervi non può sperare in più di qualche centinaio di euro mensili per pochissimi mesi. Lo sappiamo bene pure nel nostro territorio, infatti tra Livorno e Piombino sono molti i lavoratori che perderanno entro l’anno anche queste minime briciole. Questo aggraverà ulteriormente la situazione sociale in città, segnata da una profonda crisi occupazionale e da un’emergenza abitativa che l’amministrazione locale tende ad aggravare.

Il nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni, che si è formato dopo le dimissioni dell’ex presidente del consiglio Renzi in seguito all’affermazione del No al referendum costituzionale, si pone in continuità con i governi che lo hanno preceduto.

Molti ministeri chiave, in particolare quelli legati alle politiche economiche e sociali, sono guidati dagli stessi personaggi: la conferma di Poletti, Lorenzin, Padoan e Pinotti significa una conferma delle politiche di sfruttamento selvaggio sul lavoro, di tagli e privatizzazione dei servizi dal sociale alla sanità, delle politiche di guerra, riarmo e spese militari. Il nuovo ministro dell’interno Minniti, rispolvera le politiche razziste del governo Berlusconi, annunciando l’apertura di nuovi CIE, veri e propri lager per persone che non hanno i documenti in regola. Anche questo nuovo governo, come quello che lo ha preceduto, è formato sull’accordo centrodestra/centrosinistra, una conferma dell’unità dei diversi schieramenti politici nel portare avanti politiche antipopolari.

L’opposizione fatta dai partiti che siedono in parlamento è rappresentata in gran parte da forze politiche che quando hanno avuto modo di governare hanno portato avanti le stesse politiche di rapina e sfruttamento che caratterizzano l’attuale Governo.

In ogni caso è evidente che nessuna di queste forze politiche può segnare un reale cambiamento delle condizioni in cui ci troviamo a vivere, perché la stabilità di qualsiasi Governo sarà legata alla difesa degli interessi, dei privilegi e dei profitti della classe dirigente.

A due anni dalla famigerata “Buona Scuola”:

Alternanza scuola lavoro:

E’ giusto che gli studenti vadano a lavorare gratis, magari per ricche multinazionali come Mc Donald, che sfruttano e si arricchiscono senza pagare il nostro lavoro?

Investimenti privati e tagli selvaggi alla scuola pubblica

I soldi per salvare le banche ci sono, quelli per le scuole private pure. La scuola pubblica può essere lasciata in mano ai privati.

Invalsi:

è giusto imparare secondo uno schema standard, essere addestrati ai quiz, mettendo da parte la capacità di ragionare. È giusto essere schedati dall’agenzia Invalsi?

Qualità dell’insegnamento scadente:

Classi sempre più numerose; supplenze su supplenze; mancanza di sicurezza; mancanza di insegnanti di sostegno. Cosa impariamo in una scuola come questa? E gli alunni disabili sono forse alunni di serie B?

Presidi onnipotenti:

Gestiscono la scuola come un’azienda, decidono su assunzioni, scelgono i prof. da premiare. Spesso vogliono toglierci perfino il diritto di assemblea.

Tagli alla sanità e alle spese sociali

Ormai da anni la sanità viene tagliata e ridotta, mentre diminuiscono i servizi per la popolazione: ormai si stimano a più di 4 milioni, in Italia, le persone che rinunciano alle cure del SSN per i costi o per le difficoltà ad accedervi. Liste di attesa lunghissime anche per esami fondamentali, ticket per esami che ormai superano i costi degli stessi fatte da strutture private.

Questo per due motivi, da una parte tagliare la Sanità essendo uno dei capitoli di spesa più alti, serve immediatamente al governo e alle regioni a fare cassa, dall’altra si incentiva la sanità privata e le assicurazioni garantendone i profitti . Ma a tutto questo va aggiunta “la specificità” livornese , con tagli al personale e al salario accessorio, riduzione dei posti letto, accorpamenti e chiusure di servizi, reparti. I lavoratori e le lavoratrici della sanità livornese vivono, infatti da anni una situazione di difficoltà per quanto riguarda il salario e le condizioni del lavoro. come tutti i lavoratori pubblici pagano il prezzo della crisi con il blocco del contratto nazionale che dopo 7 anni ancora non vede soluzione al di la delle promesse, il blocco del turn over, che provoca carenze di organico e di aumento dei ritmi di lavoro.

A Livorno il concetto della sanità ad intensità di cura ha prodotto gli effetti voluti dalle direzioni aziendali, dai governi locali e nazionali:

L’ulteriore peggioramento della qualità della sanità livornese, la carenza dei posti letto sopratutto nell’area medica è ormai la norma, pronto soccorso sovraccarico, attese di ore se non di giorni perché si liberi un posto letto, appoggi di decine di pazienti in altri reparti già sovraccarichi, con ritardi di prestazioni e di cure, in pazienti anziani e già disabilitati. La scusa è stata “l’emergenza influenza”, in realtà sono stati i tagli di posti letto e delle specialistiche a produrre tutto questo, L’importante era ed è risparmiare, sulla pelle dei pazienti e di chi lavora in sanità. Invece ormai è tempo che siano difesi ed allargati i servizi territoriali, prima fra tutti i presidi ospedalieri di tutta la provincia. Invertendo la rotta sull’intensità di cura, ritornando ad una organizzazione calibrata sulle basi delle vere esigenze della popolazione, in una provincia che, purtroppo, è ai primi posti sia per inquinamento e sia morti per tumore.

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About the Author: Silvio Lami