Anche questa è violenza. A proposito dell’articolo di Pietro Barchigiani sulla vicenda Buscemi

In merito all’articolo pubblicato su Il Tirreno del 1 marzo “Stalking, la Procura ricorre in appello contro Buscemi” a firma Pietro Barchigiani, l’associazione Casa della donna ritiene che, ancora una volta, il linguaggio usato e il contenuto dell’articolo tendano a proporre una visione ‘romanzata’, stereotipata della violenza e offensiva della dignità di Patrizia Pagliarone e di tutte le donne vittime di violenza.

2marzo 2017 da Associazione Casa della donna, Pisa

Quanto accaduto tra Buscemi e Patrizia Pagliarone non è un “duello che si ripete”, come scrive all’inizio del suo articolo Barchigiani, ma un grave caso di stalking. Nell’articolo Patrizia Pagliarone viene indicata come “la grande accusatrice”, quando negli atti processuali sono documentati aggressioni, pedinamenti, minacce, migliaia di sms, referti del pronto soccorso, che rientrano nella categoria delle persecuzioni.

Il giornalista descrive il caso come una vicenda con “picchi di romanticismo e sgradevolezze da dimenticare in un rapporto vissuto tra alti e bassi”, nonostante nell’articolo sia citata due volte la dichiarazione del PM Aldo Mantovani, secondo cui i comportamenti di Buscemi sarebbero un “manuale dello stalking”.

“Certo, è vero che la sentenza ha assolto Buscemi ma – afferma Carla Pochini presidente della Casa della Donna – le varie fasi processuali e quella sentenza hanno scritto una pagina nera per le donne che trovano il coraggio di denunciare. Ricordiamo che la prima denuncia di Patrizia è del dicembre 2009 e il processo è iniziato ben quattro anni dopo e ora il rischio di prescrizione è alle porte. A differenza di quanto scrive Barchigiani nel suo articolo questa non è una ‘pagina privata diventata un processo simbolo’, ma una storia di violenza che non ha trovato giustizia. Come Casa della donna – conclude Pochini – continueremo a sostenere Patrizia Pagliarone e ci auguriamo che il processo in Corte d’Appello faccia finalmente giustizia”.

“La stampa ha una grande responsabilità nella narrazione e rappresentazione della violenza”, dichiara Giovanna Zitiello, coordinatrice del centro antiviolenza della Casa della donna. “Purtroppo sono ancora tanti, troppi i giornalisti che usano la lente dell’amore conflittuale o malato per raccontare i casi di violenza, una lente che non aiuta a capire cosa vive davvero una donna che subisce violenza e che in qualche modo reitera quella violenza. Ancora prima dell’articolo di Barchigiani – continua Zitiello – come Casa della donna avevamo deciso di organizzare per il 22 marzo un momento di confronto con giornalisti e giornaliste proprio sul tema della rappresentazione mediatica della violenza. Invitiamo dunque Pietro Barchigiani e il direttore del Tirreno Luigi Vicinanza a partecipare all’incontro, così da avviare una riflessione condivisa su una questione che consideriamo di grandissima importanza. Siamo, infatti, convinte che non si possono davvero costruire percorsi di sensibilizzazione e consapevolezza senza l’impegno dei giornalisti per una corretta informazione e rappresentazione del fenomeno della violenza”.

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