Bruno Munari: la genialità tra regola e caso. Intervista a Silvia Ricci

Munari? Un “Leonardo dei nostri tempi”, opere dal futurismo fino agli anni ’90. Fino al 31 luglio presso la Galleria Granelli di Castiglioncello.

21luglio 2015 di Lisa Pelacchi

Dal 1munari 1970 i coniugi Antonio Ricci e Graziella Granelli svolgono la loro attività nel campo dell’arte. La Galleria Granelli nasce ufficialmente nel 1992 e assume da subito tendenza pop art italiana.

Negli anni sono seguite le antologiche di Valerio Adami, Renato Mambor, Mario Schifano, Tano Festa, Pino Pascali. Numerose le opere di artisti contemporanei nazionali ed internazionali passati per la galleria in questi anni. Rilevante anche la partecipazione della galleria alle più importanti fiere d’Italia (tra cui quella di Bologna).

La figlia Silvia Ricci parallelamente ha portato avanti un progetto nuovo di galleria online – Galleria Oltremare – unendo oggi le due esperienze. Silvia, che da anni affianca i genitori, può adesso contare sulla loro collaborazione ed esperienza per portare avanti un giovane progetto e una storica passione. Le correnti artistiche più seguite, insieme alla pop art, sono adesso l’arte cinetica, fluxus, poesia visiva e arte povera. Dal 2014 la Galleria Granelli si trova a Castiglioncello, importante polo culturale della riviera toscana.

Abbiamo scambiato con Silvia una interessante conversazione sulla scelta della mostra su Bruno Munari.

silvia ricciMunari artista, pedagogista, designer. Sicuramente uno dei personaggi più significativi sulla scena italiana del Novecento. Raccontaci chi è per te Munari, e come lo racconteresti a dei “profani” dell’arte contemporanea.

Munari è un precursore dell’arte cinetica, anche si di fatto è un artista che ha dato tutto, a 360 gradi, ottenendo in ogni campo risultati eccellenti, seguiti ancora oggi. Negli anni ’50, insieme a Fontana, era quello che teneva le fila dell’arte contemporanea in Italia. Fontana ha avuto poi il successo che tutti conosciamo, mentre Munari, sebbene apprezzato e amato, non ha mai seguito un filone unico, ha spaziato in diversi ambiti, prendendo l’arte con ironia, come un gioco. Ha dato spunti a tanti artisti che sono arrivati dopo, ma non si è occupato della sua immagine nel mondo dell’arte. Un artista non deve solamente essere “bravo”, deve anche preoccuparsi di “vendersi”… questo lui non l’ha fatto, e tuttavia è presente in tutti i più importanti musei del mondo. Il suo successo quindi lo ha avuto lo stesso. È partito con il Futurismo, per poi lasciarlo, in maniera ironica, come era lui. Ha dato spunto all’arte cinetica, all’arte povera… tanti artisti oggi emergenti vanno sul suo filone, e vengono percepiti come innovativi perché non si riconosce quanto devono a Munari. È un artista sottoquotato, che prima o poi sarà rivalutato. Ogni galleria che si rispetti cerca di avere in collezione un’opera di Munari.

È stato difficile creare la mostra, perché chi ha un’opera di Munari non se ne priva volentieri. È stato quindi difficile trovare le opere e trovarle secondo una determinata cronologia: qui ho opere che vanno dal futurismo, alle Forchette di Munari che sono importantissime, un suo autoritratto, una curva di Peano esposta al MACBA di Buenos Aires e recentemente alla GNAM di Roma, un’altra esposta alla mostra del Museo del Novecento di Milano, Munari Politecnico. Tutte le altre opere – Negativi Positivi, Ricostruzione teoriche di oggetti immaginari, Scritture illeggibili, Xerografie – ricostruiscono il percorso dell’artista. Poi ci sono delle “chicche”: l’Olio su tela, che diversi acquirenti chiedevano, lo interpreta “appiccicando” dei pezzi di tela sul figlio e spalmandoli d’olio. Ecco l’olio su tela! Ironizzando così su quelle che sono le richieste del mercato. Poi ci sono i Campioni di tessuti stampati: nascono dall’errore di una macchina che, a causa della rottura di un tubo, gocciolava un acido che macchiava irregolarmente il tessuto…

È qui che il caso…

muinari 2… incontra le regola! Munari stesso ci dice che «quello che fa scattare la scintilla credo che sia in molti aspetti la casualità perché quando la casualità incontra la cultura allora possono nascere cose nuove sia nella scienza che nell’arte. Il caso è dunque una condizione per molti aspetti indispensabile perché è fuori dalla logica. Con la logica, e quindi con la tecnologia, si può provare qualche cosa che già si pensa che ci sia, mentre con l’intuizione, con la fantasia e con la creatività, grazie anche a questa casualità che gli orientali chiamano zen, c’è un contatto con la realtà diverso che permette di scoprire altre qualità che non portano ad un risultato pratico ma conoscitivo».

Poi abbiamo delle opere ispirate al Giappone: in Giappone Munari ha fatto moltissimi viaggi ed è stato molto amato. Nei Negativi-Positivi, opere in cui non c’è un soggetto su uno sfondo, ma tutte le parti insieme compongono l’oggetto, si ritrova anche la filosofia orientale del Tao: in ogni cosa negativa c’è anche il positivo, e viceversa. Per quanto riguarda le sculture, mai nessuno ha dato come lui tanta leggerezza alle sculture. Si può partire dalla Scultura da viaggio qui esposta per capire come Bruno Munari arriva all’ideazione delle sculture da viaggio, oggetti in cartoncino che hanno tra i loro antenati gli origami giapponesi.

munari 3«Le prime sculture da viaggio nascono all’inizio degli anni ’50 come sculture pieghevoli, che di fatto vengono regalate o spedite come biglietti di auguri. La prima scultura da viaggio in cartoncino viene regalata nel 1958 come omaggio ai clienti della valigeria Valaguzza di Milano: è un’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità, è un gadget dell’era del marketing e fornisce valore aggiunto, ma è anche una soluzione innovativa nella storia della scultura e della cultura italiana. Nessuno aveva mai pensato ad una acultura trasportabile, pieghevole, come una sedia, economica e facilmente riproducibile. La scultura da viaggio nasce con tutte le caratteristiche tipiche dell’era moderna: è low-cost, è pratica, volendo è anche mono-uso, è al servizio del moderno nomade che abita più case, è democratica by design, è leggera, quando viene esposta non ha bisogno di grandi spazi e può esprimere anche una dimensione culturale privata» (www.munart.org). Pensiamo all’Ikea: il design leggero e funzionale… quanto deve l’Ikea a Munari?

Perché dunque hai scelto Munari?

Ho voluto rendere omaggio ad un artista che io definisco un Leonardo dei nostri giorni: una genialità che è stata compresa, ma non fino in fondo. Non è ancora conosciuto e valutato come meriterebbe. È sicuramente un artista sul quale investire.

Purtroppo chi si approccia all’arte contemporanea non comincia da Munari… ci arrivi dopo, a piccoli passi. È come con la musica: ci vuole tempo per scoprire e apprezzare l’eccellenza. Del resto è stato lui a ricordarci che «Si rende oggi necessaria un’opera di demolizione del mito dell’artista-divo che produce soltanto capolavori per le persone più intelligenti…E’ necessario che l’artista abbandoni ogni aspetto romantico e diventi un uomo attivo fra gli altri uomini, informato sulle tecniche attuali, sui materiali e sui metodi di lavoro e, senza abbandonare il suo innato senso estetico, risponda con umiltà e competenza alle domande che il prossimo gli può rivolgere» (Arte come mestiere, Laterza 1966).

Quello che personalmente trovo difficile nel cercare di approfondire e conoscere il suo pensiero e le opere, è che non esiste una raccolta sistematizzata del suo percorso intellettuale e artistico…

È vero. Esiste però un sito di appassionati e collezionisti che hanno voluto dare un loro contributo alla divulgazione di Munari: http://www.munart.org/. Inoltre, per chi volesse approfondire, Il Prof. Sergio Vanni presenta e spiega la mostra in galleria, su Canale SKY 912 Italia Channel, tutti i giorni alle 16,30-17,30 e 22,00-23,00.

Info galleria granelli

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