Ex-Lucchini. Buste paga, l’ennesimo pasticcio a danno dei lavoratori

Il pagamento in essere dall’INPS è farraginoso, incomprensibile e risultano montanti retributivi inferiori

21agosto 2017 da Coordinamento Art. 1-Camping CIG, Piombino

Governo e Regione dovrebbero tener presente che, per Piombino e la Val di Cornia, oggi sono indispensabili due cose:

  • Un piano territoriale complessivo per lo sviluppo (siderurgia, porto, viabilità e altre infrastrutture, agricoltura, turismo e altri settori industriali e del terziario).
  • La salvaguardia di una fonte di reddito per i lavoratori ex-Lucchini  e per tutti i lavoratori che hanno perso il lavoro (ad esempio nell’indotto siderurgico) e che, con le loro famiglie, vivono in condizioni di povertà; un reddito necessario non solo  a garantire la sopravvivenza di migliaia di famiglie, ma che rappresenta anche  una base economica di sostegno a tutta l’ economia cittadina, in attesa  della ripresa delle  attività produttive.

Nessuno creda che a lavoratori abituati a scambiare il loro lavoro con un salario, faccia oggi piacere sopravvivere di ammortizzatori sociali! È una gravissima perdita di dignità (oltre ad una consistente riduzione di reddito) a cui nessuno si assoggetta volentieri. Ma quando al danno si unisce anche la beffa, allora la situazione diventa insostenibile! Ci era stato promesso, con una drammatica telefonata nel corso di una manifestazione numerosa e partecipata, che il governo aveva approntato uno strumento che avrebbe lasciato le cose come in precedenza, sia in termini  retributivi che normativi; ed invece… si sono create tre tipologie diverse di lavoratori, con tre differenti sistemi di pagamento:

  • direttamente dall’Azienda;
  • esclusivamente dall’INPS;
  • in parte dall’uno ed in parte dall’altro.

Questo sancisce le liste di proscrizione già volute dall’Azienda (e accettate supinamente dal sindacato) fin dall’inizio, quando non vollero applicare il principio della rotazione. Da subito denunciammo questo fatto, ma restammo inascoltati ma, oggi l’obiettivo non può che essere quello di applicare la rotazione alla ripresa della produzione. Del resto, nonostante le promesse, anche la durata del nuovo Ammortizzatore Sociale (istituito col Decreto Ministeriale di fine giugno) rimane non chiarita, non esiste alcuna garanzia sul prolungamento di ulteriori 14 mesi, il che significherebbe che neanche sulla durata, i patti vengono rispettati.

Il sistema di pagamento messo in essere dall’INPS è assolutamente farraginoso ed incomprensibile dai lavoratori: dalle prime buste paga consegnate risultano spesso montanti retributivi inferiori a quanto promesso (da alcune decine, fino a qualche centinaio di euro) e solo tra un anno sarà possibile sapere se tutto verrà recuperato o se ci sarà un’ulteriore, strisciante decurtazione di salario. Bene fa il sindacato, come ha promesso, a organizzare una assemblea con esperti che possano fornire informazioni, ma ciò non annulla la loro responsabilità (e quella delle forze politiche che potevano chiedere modifiche al Decreto) per aver accettato il nuovo ammortizzatore e soprattutto che questo non venisse anticipato dall’Azienda (di fatto a ciò indotta dalla specifica formulazione dello stesso Decreto) arrogandosi il diritto di decidere senza aver consultato i lavoratori in una assemblea.

Occorre ripristinare pratiche che rispettino la democrazia sindacale, chiamando i lavoratori a decidere.

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