Jobs Act. Discutere e approvare il ripristino dell’articolo 18, entro metà novembre

“Il Pd la smetta di fare melina, la proposta per il ritorno dell’articolo 18 vada in aula entro metà novembre.”

29ottobre 2017 da Sinistra Italiana-Possibile e Mdp

La richiesta arriva da Sinistra Italiana-Possibile e Mdp che uniscono la loro voce per chiedere la calendarizzazione delle proposte di legge in discussione in Commissione Lavoro a Montecitorio. 

Il capogruppo di Mdp, Francesco Laforgia, in conferenza stampa alla Camera:

«Vogliamo suggerire ricette di politica economica diverse da quelle di questi anni, che avrebbero prodotto risultati diversi. Abbiamo fatto proposte di legge- osserva- che vanno in una direzione radicalmente diversa anche da alcune tesi molto ideologiche che si sono imposte, come quella per cui il mercato del lavoro riparte se riduci la sfera dei diritti come l’articolo 18». Ma in questi anni «sono aumentati i licenziamenti ed è aumentata la precarietà, questo è stato il jobs act. La commissione Lavoro- prosegue Laforgia- è nelle condizioni di fare approdare un testo in aula, ma si sta facendo melina: un pezzo del Pd rifiuta l’idea di portare questi temi alla discussione pubblica e nelle sedi istituzionali. Ma la reintroduzione dell’articolo 18 è un tema da affrontare, chiederemo l’approdo in aula in conferenza dei capigruppo».

Il capogruppo di Sinistra italiana-Possibile, Giulio Marcon, ribadisce la richiesta di «calendarizzare entro metà novembre in aula un testo che è relativamente semplice. Il nostro lavoro con Mdp è in progress: abbiamo presentato insieme mozioni su vari temi e valuteremo un’azione comune sul fiscal compact. Il tema del lavoro è quello principale su cui coinvolgere il Parlamento».

Il deputato di Si, Giorgio Airaudo, componente della commissione Lavoro di Montecitorio, sottolinea l’urgenza di una discussione sull’articolo 18 «perché sono aumentati i licenziamenti per giusta causa, che sono passati da 33 mila a 50 mila nel 2017, un aumento concentrato nelle aziende sopra i 15 dipendenti». Insomma, «la tutela dei lavoratori è diminuita, si può licenziare più facilmente e chi viene licenziato ingiustamente può ricorrere, ma spesso i lavoratori rinunciano alle cause perchè- denuncia l’ex sindacalista Fiom- non possono permettersi di pagare le cause: se vieni condannato, a Torino ad esempio, paghi da 3 a 5 mila euro e altri 5 mila se vuoi ricorrere. Chiediamo a Damiano di facilitare questo percorso per l’arrivo in aula della proposta».

 

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