Licenziamenti indotto Piaggio, la mobilitazione dei lavoratori Tmm. Intervista al Sindacato Generale di Base

Prosegue la mobilitazione dei lavoratori della Tmm di Pontedera, in presidio giorno e notte, davanti i cancelli della fabbrica. Rischiano il posto 85 dipendenti, a seguito dell’annuncio dell’azienda della messa in liquidazione.

Sostegno ai lavoratori da parte della  Regione Toscana e del  governatore Rossi, presente insieme a quello del sindaco di Pontedera Millozzi, arriva la solidarietà degli altri rappresentanti Pd del territorio.

Il ‘pressing’ è diretto a far partecipare l’Azienda al prossimo incontro fissato per il 21 agosto.

12agosto 2017 da Federico Giusti, Pontedera

Abbiamo intervistato alcuni attivisti del sindacato generale di base presenti ai cancelli della Tmm dove la rappresentanza sindacale è della Cgil:

D: E’ possibile scongiurare la chiusura della fabbrica?

“Non vogliamo dare lezioni a nessuno, ma  se la produzione della TMM per il 95% viene dalle commesse Piaggio  vuol dire che l’azienda di Colaninno può’ fare il bello e il cattivo tempo, decidere vita e morte di una fabbrica e dei suoi operai”.

D: Come già accaduto negli ultimi anni, le aziende dell’indotto Piaggio sono alla mercé dei Colaninno che possono decidere di esternalizzare nel sud est asiatico alcune produzioni e con esse anche le forniture.

“Se confrontiamo il numero dei lavoratori in Piaggio da 20 anni ad oggi si capiscono molte cose, centinaia i posti di lavoro perduti, non esistono statistiche per l’indotto dove la situazione è stata ancora più’ drammatica. La politica della delocalizzazione non conosce limiti, amministrazioni locali e regionali non hanno mai posto fine a queste scelte che impoveriscono la nostra provincia mentre i profitti della Piaggio aumentano, come ci dicono  i listini di Borsa. Soldi a fondo perduto a gruppi industriali senza mai mettere vincoli e pretendere la restituzione dei soldi, con relativi interessi, in caso di licenziamenti e delocalizzazioni, questa sarebbe una politica industriale seria di cui il Sindacato dovrebbe farsi carico”.

D: Leggiamo da un dirigente e delegato della Fiom che gli operai sono disposti a tutto per difendere i loro posti di lavoro, erano disposti a tutto anche alla Ristori e in altre aziende  che pero’ hanno licenziato, la disponibilità alla lotta degli operai appartiene anche  ai vertici del sindacato? Visti i licenziamenti e l’appiattimento sulle istituzioni locali diremmo di no.

“Un anno fa c’è stata una vertenza negli appalti della ditta Sole che si trova accanto alla Tmm, in quel caso la solidarietà attiva della minoranza Fiom in Piaggio e dei sindacati di base è stata importante per non lasciare soli questi operai addetti alle pulizie. Il polo industriale di Pontedera è attraversato da una crisi profonda e manca una vertenza unificante perchè divisi a seconda del datore di lavoro o dei contratti applicati saremo più’ deboli e ricattabili”.

D: Avete quindi una posizione critica verso la Fiom?

“Saranno i lavoratori a fare le scelte che ritengono più’ importanti, noi possiamo solo dire la nostra con estrema chiarezza senza retorica. Per questo, vorremmo sapere il senso  della paura da parte della Fiom a chiamare in causa direttamente  la Piaggio per costruire una vertenza unica sul territorio visto che quando accade oggi alla TMM è già successo mesi fa alla Ristori e si presenterà presto altrove. I soldi di Industria 4.0 cancelleranno altri posti di lavoro, le innovazioni tecnologiche e produttive avranno effetti negativi sulla occupazione e non ridurranno per i pochi che restano in produzione tempi e ritmi di lavoro. Tanta subalternità del sindacato, e delle istituzioni locali, alla Piaggio inducono a porsi qualche domanda,  per esempio sul ruolo della Giunta Regionale Toscana in Industria 4.0 e sulla finalità di questi finanziamenti per la robotizzazione industriale.

  • Non vorremmo che il silenzio assenso verso la Piaggio fosse parte di un accordo già fatto sulla pelle dei lavoratori, una sorta di politica di riduzione del danno per accordare ai lavoratori gli ammortizzatori sociali e alla Piaggio nuovi finanziamenti e profitti. 
  • Non vorremmo che  gli attuali capannoni della TMM  servissero presto alla Piaggio progetti innovativi e magari per tagliare altri posti di lavoro nella logistica dell’indotto”.

D: Cosa fare allora?

“Quando chiude una fabbrica e licenziano dei lavoratori la questione riguarda tutti, chi ci lavora, i sindacati presenti in azienda e quanti pur assenti scelgono di essere a fianco degli operai. Con  grande umiltà ma anche con determinazione,   non vogliamo limitarci alla generica solidarietà verso gli operai ma sviluppare con loro e per loro un ragionamento su quanto sta accadendo da anni alla Piaggio e nel suo indotto, mettere in discussione scelte aziendali che si sono dimostrate dannose e perdenti per gli operai, denunciare anche i limiti della azione sindacale da anni a questa parte. LA Fiom e la Cgil invece di attaccare i sindacati di base dovrebbero domandarsi a cosa ha portato la loro politica, dovremmo tutti riflettere sul nostro operato. 

  • Vorremmo che di questo e di altro (per esempio di una legge regionale che penalizzi fortemente chi delocalizza e licenzia) parlassero anche il Sindaco di Pontedera e il Presidente della Regione Toscana perché non si utilizzino i soldi di tutti per consentire agli industriali di accumulare enormi profitti e alla occorrenza chiudere le fabbriche, licenziare gli operai delocalizzando la produzione dove un lavoratore costa 2 euro l’ora. In tal caso al danno seguirebbe la beffa e la rabbia degli operai”.

“Licenziare i lavoratori della Tmm, liberare i magazzini per costruire la nuova logistica, esternalizzare le produzioni nel sud est asiatico, destinare tanti soldi pubblici di Industria 4.0 alla Piaggio che delocalizza ci sembrano scelte incompatibili con una politica industriale degna di questo nome ma anche di un sindacato che è chiamato a fare delle scelte: o limitarsi a chiedere ammortizzatori sociali o far valere la sua forza per contrastare le politiche di delocalizzazione e desertificazione, pretendere dalle amministrazioni locali che non un euro sia dato a chi non investe nella produzione. Non ci sembrano rivendicazioni rivoluzionarie, un social democratico serio non avrebbe problemi a sottoscriverle, non sarà che ormai il sindacato si è fatto democristiano?”

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