Quale futuro per il sistema scolastico nazionale, senza la Geografia Economica?

22febbraio di Andrea Vento, Coordinamento Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati

Geografía-económicaErano attese con una certa apprensione, le prime notizie relative alla riforma del sistema secondario di istruzione a cui il governo Renzi sta, da tempo, lavorando ma, il discorso di presentazione dell’impianto generale della futura scuola superiore effettuato, domenica 22 febbraio, dal ministro Giannini ha, purtroppo, raggelato le nostre aspettative e destato seria preoccupazione.

scuolaAlcuni passaggi dell’intervento del Ministro non andrebbero, a nostro parere, nella direzione che invece necessita la condizione attuale della pubblica istruzione nazionale. In particolare, rileviamo come la strategia, a dire del ministro, di risoluzione del precariato (in realtà solo di una parte) non risponda alla necessità di miglioramento del livello qualitativo dell’istruzione, in quanto l’assunzione dei precari dalle Gae all’interno del cosiddetto “organico funzionale”, con l’introduzione della nuova figura del docente pluridiciplinare con funzione di “tappabuchi” di organico delle singole scuole, va esattamente nella direzione contraria.

E’ evidente che ciascun docente può offrire uno standard di insegnamento elevato solo nella disciplina di specializzazione e non in altre che il ministero stesso considera ad essa adiacenti. Inoltre, è a noi risultato arduo artificio dialettico l’aver enfatizzato negativamente gli oltre 800 milioni di euro assorbiti dagli stipendi dei precari nel 2014 come una spesa sostanzialmente superflua, al fine di  giustificare la creazione degli “organici funzionali”, basandosi sul presupposto che gli insegnati non di ruolo sarebbero a suo dire demotivati dal vivere la condizione di precariato. L’affermazione, oltre a risultare poco rispettosa nei confronti delle centinaia di migliaia di precari che con il loro lavoro sottopagato garantiscono lo svolgimento regolare dell’attività scolastica andando a coprire le carenze strutturali di organico delle singole scuole, denota una scarsa conoscenza dell’effettiva realtà scolastica. Infatti, la maggior parte dei docenti precari, mossi dal desiderio di insegnare, di mettere in atto strategie didattiche innovative e di mostrare la loro adeguata preparazione implementano un’azione didattica energica ed efficace, in taluni casi superiore a quella dei colleghi di ruolo.

geoTuttavia, ciò che ci ha preoccupato maggiormente del discorso del ministro è stato sicuramente il non aver rilevato fra le discipline da valorizzare nell’ambito della futura scuola proprio la Geografia Economica. Ci chiediamo a cosa sia servita la consultazione aperta in autunno sul sito “labuonascuola.gov.it” se poi non si tiene conto delle proposte che vengono dagli stessi attori del processo formativo? Il Giga ha elaborato una proposta articolata di “Potenziamento e reintroduzione della Geografia Economica” per riparare al processo di esclusione e ridimensionamento della quale è oggetto la disciplina da due decenni, vi ha quindi raccolto 300 firme di personalità del mondo della cultura e di docenti universitari e delle superiori e l’ha infine inserita nel preposto sito ministeriale, dove ha raccolto una tale quantità di consensi da posizionarsi nelle primissime posizioni, seguita peraltro da analoga proposta dell’Aiig.

Il Coordinamento del Giga auspica che tale mancanza sia solo una dimenticanza del ministro e che gli esiti della consultazione siano tenuti nella debita considerazione e che sia conferita di nuovo centralità e dignità disciplinare alla Geografia Economica nel futuro sistema scolastico nazionale, dopo gli errori del passato.

geo1Non vorremmo arrivare a pensare che il governo Renzi, così attento alle necessità formative delle nuove generazioni, voglia varare una riforma che non contempli la reintroduzione e il potenziamento dell’insegnamento della Geografia Economica, l’unica disciplina in grado di interconnettere gli sviluppi della società contemporanea con i programmi scolastici e di formare cittadini consapevoli atti a comprendere con cognizione di causa le dinamiche in atto sia su scala locale che globale.

 

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