R.S.A. Remaggi di Cascina e pagamenti “indebitamente” erogati al personale. Come sono andati i fatti?

Una produttività gonfiata, che avrebbe portato più soldi alle dipendenti

19febbraio 2017 da Federico Giusti, Cascina

A fine Gennaio 2017, i Dipendenti dell’R.S.A. “M.Remaggi”, si sono visti recapitare dal nuovo Cda e dal suo Presidente, una raccomandata con la quale venivano informati che a causa di erronee imputazioni nelle voci sulle risorse decentrate, aveva fatto seguito un’indebita erogazione di somme in eccesso nei confronti del personale in organico (per il periodo 2007-2014). Che pertanto era tenuto a restituire tutto l’indebito percepito.  

Riguardando un arco temporale esteso, la presunta indebita erogazione di salario ai Dipendenti, ha finito per coinvolgere, oltre al Personale attualmente in servizio, anche quello che, nel frattempo, era andato in pensione o, addirittura, deceduto nel corso degli ultimi anni, a cui è stata recapitata la raccomandata di messa in mora.

Ovviamente tale richiesta, del tutto inaspettata, ha lasciato di stucco i dipendenti e gli ex-dipendenti, sia per le cifre chieste in restituzione (ampiamente maggiorate rispetto alle somme percepite al lordo), sia per il fatto che, non sono stati forniti dettagli nel merito dell’indebito, né un resoconto dei conteggi effettuati dalla Ditta incaricata e pagata dall’Ente, che potessero giustificare il raggiungimento di cifre che arrivano a sfiorare i 10.000euro.
Resta inoltre lo sconcerto derivante dal fatto che la somma erogata in eccesso, riguarda un periodo temporale già parzialmente estinto per prescrizione, ai sensi degli Artt. 2948, numero 4, e 2943 del Codice Civile, e che il recupero dei valori indebiti, da parte degli Enti Pubblici, deve avvenire al netto degli oneri previdenziali, assistenziali e fiscali. Cosa che, evidentemente, l’attuale CDA non ha tenuto in considerazione nel formulare l’Atto di messa in mora, finendo col richiedere la restituzione di cifre determinate in modo molto approssimativo. E, certamente non vale a consolare i Dipendenti dell’RSA Remaggi, l’ipotesi ventilata dal nuovo Cda, secondo cui si potrebbe tentare di recuperare l’indebito nelle successive sessioni negoziali e dai futuri fondi per le risorse decentrate. Infatti, il problema sussisterebbe comunque per tutti coloro che, o in quanto ex dipendenti in pensione, o perché trasferiti in altra sede, si vedrebbero costretti a rimborsare, direttamente e personalmente, quanto richiesto.

E’ ovvio che per ricostruire tutta la vicenda serve fare chiarezza sui Bilanci degli ultimi anni, appurare se da parte della vecchia Giunta ci sono stati tutti i controlli necessari nei rendiconto entrate/uscite. A tale scopo sarebbe indispensabile conoscere tutta la documentazione per una puntuale verifica. Inoltre, come è finito il contenzioso tra  la passata Direzione e la Paim? Diversamente e ancora una volta, le responsabilità di questa situazione paradossale, ricadrebbero sui dipendenti che invece ne restano le vittime.

In questi anni si sono spese cifre significative per il lavoro interinale, dichiarando che non c’erano soldi sufficienti per concorsi e assunzioni. Un anno e mezzo fa il precedente Cda commissionò uno studio esterno per la verifica dei conti ma, da quanto siamo a conoscenza, i consulenti sembrerebbe essersi limitati solo al Fondo della Produttività (da cui dipende il salario accessorio del personale), è pensabile che nulla sia stato fatto relativamente ai bilanci.

Il Cda prima delle dimissioni ha forse chiuso in pareggio il Bilancio inserendo tra i crediti esigibili, le cifre da richiedere al personale? Se così fosse, si sarebbe messo al sicuro il Bilancio (rispetto ad un eventuale ricorso alla Corte dei Conti) ma, scaricando tutto il costo sul personale, al quale sono poi arrivate istanze di pagamento particolarmente onerose e come detto, con cifre di gran lunga superiori a quanto percepito.  
Da questa situazione confusa e poco trasparente, potrebbero emergere responsabilità politiche (errori della vecchia amministrazione da scaricare su quella nuova e lo diciamo senza parteggiare per l’una o per l’altra), da cui uscirne con una operazione all’insegna della chiarezza.

Una soluzione all’orizzonte esiste:

  • Applicare il decreto Salva Roma, visto che le Aspp pubbliche possono farlo;
  • piani di razionalizzazione e riqualificazione delle spese, rivelarsi sul Fondo della Produttività per i prossimi 10ann. Un sacrificio economico che in ogni caso ricadrà sulle lavoratrici, attraverso la contrazione del loro salario accessorio, progetti per accrescere la produttività e con gli Organi di Controllo chiamati a certificare i risparmi.

Poiché le lavoratrici sono le vittime di queste situazioni e non le cause, ora non resta che a costruire un percorso condiviso con la Rsu , ma dopo avere fatto trasparenza sui bilanci, sulla gestione della struttura da 15 anni, appurando le eventuali responsabilità di chi in questi anni ha amministrato la Asspp Remaggi, di chi avrebbe dovuto vigilare e controllare (vedi i revisori dei conti, le passate amministrazioni comunali).

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