Strage ferroviaria di Viareggio. Il 31 gennaio, al Polo fieristico Lucca, dalle ore 09.30, per attendere l’ora della sentenza

In attesa della sentenza:

  • Il 29gennaio, ore 23:30, alla Casina dei ricordi.

  • Il 30 ore 07:00 in stazione a Viareggio,

  • Martedì 31 gennaio, dopo 7 anni e 7 mesi (!), la conclusione del 1°grado nel processo per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009.

29gennaio 2017 da Assemblea 29giugno, Viareggio

La figura apicale, l’apice, il vertice, dell’organizzazione ferroviaria e di quel sistema (madre della strage ferroviaria annunciata, del 29 giugno 2009) è il dottor Mauro Moretti. Insignito cavaliere del lavoro dall’ex capo dello Stato, Napolitano, in occasione del 1°anniversario dell’immane tragedia.

  • Rinominato dai governi Berlusconi (da indagato) e Letta (da imputato e rinviato a giudizio),
  • lodato dall’ex ministro dei trasporti Matteoli,
  • difeso dall’attuale ministro Delrio,
  • promosso a Finmeccanica dal governo Renzi a seguito dei suoi “ricatti” sulla sua personale retribuzione.

Sembra quasi o, meglio, è “quasi” questo cavaliere del lavoro (sic!) a dettare nomine, promozioni e lodi sperticate sul suo operato e sulle sue retribuzioni. “Quasi” un potere al di sopra (e al di fuori) di poteri forti. Il cav. Moretti è lo stesso dello:

“spiacevolissimo episodio”. Dichiarazione che manifesta il profilo del soggetto.

Una esternazione pronunciata non al bar sotto casa, non dal barbiere di fiducia, bensì alla Commissione VIII Lavori del Senato. Né il Presidente di quella commissione, né onorevoli presenti, hanno avuto il coraggio di consigliare al Moretti di andare a prendersi un po’ d’aria per schiarirsi le idee e, soprattutto, per avere almeno (in quella sede) rispetto per le 32 Vittime.

Per il suddetto si è trattato di un semplice “episodio” perché il solo parlare di incidente sottintende una qualche responsabilità per l’accaduto. “Spiacevole”, ovviamente, per la sua immagine ed il suo ruolo apicale:

“in ferrovia non si muove foglia che Moretti non voglia”.

Se si è trattato di una dichiarazione ponderata, e conoscendo il personaggio non abbiamo motivo per dubitarne, dobbiamo pensare che il grado di intendere e di volere di quest’uomo sia a dir poco preoccupante e inquietante, considerando che oggi è a capo, come amministratore delegato e direttore generale, di “Leonardo-Finmeccanica”, un’azienda italiana attiva nei settori della difesa dell’aerospazio e della sicurezza. Un’azienda strutturata in 7Divisioni operative: elicotteri, velivoli, aerostrutture, sistemi avionici e spaziali, elettronica per la difesa terrestre e navale, sistemi di difesa, sistemi per la sicurezza e le informazioni. Abbiam chiaro di cosa stiamo palando?!

Il 31 gennaio al Polo fieristico a Lucca, ex Bertolli, località Sorbano del Giudice, dalle ore 09.30 per attendere assieme l’ora della sentenza. Per la prima volta, dall’inizio del processo, le telecamere sono ammesse in aula alla lettura della sentenza.
La partenza da Viareggio è alle 08.45, dal parcheggio della Pam sotto il cavalcaferrovia.

Strage, ultimo atto il 31 gennaio

Postato il 12/01/2017 by ilmondochevorreiviareggio di Donatella Francesconi

Sulla richiesta delle reti televisive la decisione del Collegio arriverà prima del 31

Un ultima voce della difesa, un’ultima udienza, il 31 gennaio. E poi la parola ai giudici del Collegio del Tribunale di Lucca che si riuniranno in camera di consiglio, per poi arrivare alla sentenza nel processo per il disastro ferroviario di Viareggio, il 28 giugno 2009, 32 morti.

Nell’udienza di ieri gli avvocato difensori degli imputati di Ferrovie e delle sue aziende si sono opposti a che in aula, al momento della lettura sentenza, vi siano le telecamere. Come richiesto al Tribunale dalle reti televisive nazionali e locali. I difensori degli imputati stranieri (Germania ed Austria) si sono rimessi alla volontà del Collegio presieduto da Gerardo Boragine, con i colleghi Nidia Genovese e Valeria Marino. E così hanno fatto anche gli avvocati delle parti civili. Al termine dell’udienza il presidente Boragine ha deciso di riservarsi, comunicando che emetterà la propria ordinanza prima del 31 gennaio.

Dopo tre anni di dibattimento, il processo per la strage di Viareggio – che tale resterà nonostante le parole dell’avvocato Stortoni, ieri in aula («in bocca a dei giuristi mi indigna, mi offende come cittadino ancora prima che come avvocato») – arriva alla conclusione. Iniziato il 13 novembre 2013 è stato preceduto da un incidente probatorio molto controverso (2011) ed i cui periti (il Gip era Simone Silvestri) non sono stati ascoltati nel corso del dibattimento. E dall’udienza preliminare (2013, gup Alessandro Dal Torrione) che si è conclusa con la decisione di mandare tutti a processo: 33 persone fisiche e 9 società. Fondamentali, nel lungo iter giudiziario, le indagini della Procura di Lucca – sostituti Procuratori Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino (e l’allora Procuratore capo Aldo Cicala) – affidate alla squadra Polfer composta dall’ispettore superiore (Compartimento della Lombardia) Angelo Laurino e da Lorena La Spina, Paolo Cremonesi, Massimo Bartoccini. Importante per tutti, nella parte informatica e non solo, è stato il lavoro di Simone Giuli, aliquota Polfer in Procura. Al fianco della Procura, l’ingegnere e consulente Paolo Toni, dalla grande preparazione tecnico-scientifico alla quale unisce un cuore altrettanto grande ed una infinita capacità di insegnare formule e numeri a chiunque. A completare la squadra delle indagini Alfredo Zallocco e Riccardo Landozzi, entrambi ingegneri in forza alla Asl.

Tra gli imputati, per quello che resta il più grave incidente ferroviario dell’Italia del dopoguerra, i vertici di Ferrovie all’epoca dei fatti:

  • l’amministratore delegato Mauro Moretti, oggi con lo stesso ruolo in Finmeccanica;
  • l’ad di Trenitalia, Vincenzo Soprano; l’ad di Rete ferroviaria italiana, Michele Mario Elia. I quali, nei tre anni di udienze, hanno tenuto comportamenti processuali davvero diversi (Soprano spesso in aula, Elia che si è presentato in zona Cesarini, Moretti che non ha presenziato, non ha fatto pervenire messaggi, e quasi non ha più parlato di quanto accaduto quella notte maledetta sui binari a ridosso di via Ponchielli).
  • Ci sono poi gli imputati stranieri, di Gatx Germania ed Austria e della Officina Jungenthal, oltre a quelli dell’officina italiana Cima riparazioni di Mantova.

La pena più alta chiesta dalla Procura è per Mauro Moretti (16 anni) e, a seguire, si va dai cinque ai 15 anni (Michele Mario Elia). Per tutti, i reati contestati sono: disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio e lesioni plurimi colposi, violazione delle normative sulla sicurezza. Un iter giudiziario infinito nel quale ancora riecheggia la frase del pm Giuseppe Amodeo, nell’aula gelata dell’incidente probatorio, nel novembre 2011:

“Nessuno di noi si innamora di testi preocostituite”. Ed allora, “ben venga la dimostrazione che la Procura ha sbagliato completamente obiettivo, nell’individuare nel picchetto la causa dello squarcio. Ma questo deve essere scientificamente dimostrato. Vogliamo essere messi con le spalle al muro”.

E non è certo sostenendo che la cricca nell’acciaio era una novità assoluta che si può ritenere di avere convinto. Oltre ogni ragionevole dubbio.

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