Una riflessione di Giuliana Giuliani sul 25 aprile: “l’Italia, oltre le dovute cerimonie istituzionali, è ancora un Paese antifascista?”

Il 25 aprile si festeggia la Liberazione dal nazifascismo

23 aprile 2015 da Giuliana Giuliani (sinistrapercastagneto), Castagneto Carducci 

Non solo la fine di una guerra, la più terribile combattuta fino a quel momento; ma anche la fine di un periodo oscuro e difficile per il popolo italiano (e non solo), caratterizzato dalla mancanza di libertà e di giustizia sociale: un ventennio fondato sul privilegio di pochi, l’oppressione di molti e l’ acquiescenza di troppi.

Un periodo tragico da cui gli Italiani si sono riscattati con la Resistenza, prendendo nelle proprie mani la propria vita, mentre il re e il suo stato maggiore si davano alla fuga.

Da qui rinasceva la speranza di una vita fatta di uguaglianza, di lavoro e di pace. E vogliamo ricordare anche tutti coloro che la Resistenza l’hanno fatta ben prima del 1943 ed hanno pagato con la reclusione, il confino e la vita l’opposizione alla dittatura fascista e nazista. Dalla Resistenza nasce l’Italia repubblicana, per la quale, per la prima volta nella storia, ebbero diritto di voto anche le donne. E nasce la democrazia fondata sul lavoro (art.1) e sull’eguaglianza (art.3) e sulla pace (art.11). In questo momento, a 70 anni da quei terribili avvenimenti, in Italia vediamo:

  • un tasso di disoccupazione altissimo;
  • un indice di disuguaglianza vertiginoso;
  • sacche di miseria (materiale e morale) vergognose per un paese civile:
  • corruzione ed evasione fiscale con infiltrazioni mafiose nei gangli fondamentali della nostra economia;
  • partecipazione dello Stato Italiano a guerre in varie parti del mondo;
  • scempio delle basi fondamentali della nostra Costituzione, teso a rendere legale la disuguaglianza e la povertà di molti a favore di pochi. 

Ci chiediamo che ne è stato di quel generoso slancio di dignità e coraggio che è stata la Resistenza, a 70 anni di distanza sembra che dovremo farne un’ altra. Già tre anni fa proponrmmo questa riflessione sul 25 aprile, oggi maggiormente tristemente valida per un contesto sociale e culturale assai più grave:

  • 1400 morti all’ anno sul lavoro;
  • il ritorno a culture e manifestazioni esplicite al fascismo e al nazista, contro i quali si fanno manifestazioni, ma dove le Forze dell’Ordine reprimo i manifestanti antifascisti anziché rispettare la Costituzione, che vieta la ricostituzione del partito fascista “in qualunque forma”;
  • e ancora, l’Italia complice con guerre chiamate missioni umanitarie, fondate su menzogne già sentite anche troppo in questi ultimi anni.

Infine una nota di parte: “nelle cerimonie e nelle lodi ai partigiani, che in questi giorni si sentono, c’è un grande assente, il Partito Comunista! I comunisti i primi, i più numerosi, i più decisi ad aver fatto opposizione al fascismo fin da subito, durante tutto l’arco del ventennio, in clandestinità, pagandone un prezzo altissimo.

Questa damnatio memoriae (condanna della memoria) è non solo ingiusta, ma storicamente falsa”.

“Il 25 aprile ci saranno le “dovute” cerimonie istituzionali, in cui questa data sarà ricordata, in pompa magna, anche da coloro che in questi anni hanno di fatto eluso la Costituzione (e per fortuna o, meglio, per la nostra decisa difesa, non sono riusciti a farlo anche formalmente) e che la violano ogni giorno. E allora chiediamoci: la classe dirigente di questo Paese crede nei valori della Resistenza? l’Italia è ancora un Paese antifascista?”

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