Eugenio Finardi a Effetto Venezia – Report e photogallery

Eugenio Finardi emoziona Livorno: un concerto essenziale, intenso, umano

2 Agosto 2025, di Michele Faliani

C’è un’aria di festa autentica, e non solo di facciata, in questa Livorno estiva che riempie ogni sera Piazza del Luogo Pio per l’edizione 2025 di Effetto Venezia. Una manifestazione che quest’anno mostra un volto particolarmente vitale e consapevole, specchio di una città che ha ancora voglia di ascoltare, emozionarsi, partecipare.

Protagonista della serata: Eugenio Finardi. Sul palco con lui, una formazione ridotta all’osso ma di grande spessore: Giovanni “Giuvazza” Maggiore, braccio destro e direttore artistico, alle chitarre; Claudio Arfinengo alla batteria, preciso e affidabile; e Maximilian Agostini alle tastiere, vero jolly sonoro. Una band essenziale, ma capace di costruire ambientazioni sonore raffinate, mai sovraccariche, che mettono la voce e le parole di Finardi sempre al centro.

Poi è il momento di Finardi. Non ha bisogno di scenografie o effetti speciali: è la musica a parlare. Non tocca nemmeno un brano da Non gettate alcun oggetto dai finestrini, che quest’anno celebra i cinquant’anni, ma costruisce la scaletta attingendo da tutto il resto della sua discografia, tra classici intramontabili e materiale recente (“Canzoni nuove e canzoni necessarie”, le chiama lui, arrivando ad annunciare – scherzando – un superclassico come Le ragazze di Osaka come canzone inedita).

Si parte, a sorpresa, con una bella rivisitazione di Amazing grace, dedicata a Giulia Cecchettin, visto che il concerto è stato preceduto da un’emozionante chiacchierata fra il padre Gino, il sindaco Luca Salvetti e il direttore artistico Grazia Di Michele. C’è Musica ribelle, con un trascinante assolo di basso, La radio, Extraterrestre, che omaggia con un accenno chitarristico gli Area di Luglio, Agosto, Settembre (nero) , La canzone dell’acqua, Patrizia. C’è anche Non diventare grande mai, uno dei brani più sottovalutati della sua produzione anni Settanta.

Ma il momento più alto arriva con La battaglia, tratto dal nuovo album. Un brano che racconta la genitorialità con un lirismo sobrio e profondo, interpretato con una voce che, resa ancora più corposa e profonda dal tempo, mantiene una carica emotiva rara. La lunga coda strumentale chiude il pezzo su un registro sospeso, quasi mistico.

Certo, c’è qualche esitazione mnemonica, ma è parte del gioco. Finardi la affronta con umanità e autoironia, e il pubblico – intergenerazionale, partecipe, rispettoso – risponde con calore. Perché questo concerto non è una celebrazione nostalgica, ma un atto di presenza sincero. E oggi, in un panorama musicale spesso appiattito su formule e artifici, è un valore non da poco.

Un concerto che non cerca il consenso facile, ma che riesce a conquistarlo con la sola forza della musica, della parola, dell’autenticità. È per questo che, prima che agli organizzatori, il ringraziamento più grande vada proprio a Finardi, per essersi mosso – come diceva Faber – in direzione ostinata e contraria per tutto questo tempo.

Grazie a LEM per l’ospitalità.

 

La scaletta del concerto:

1. Amazing Grace (John Newton cover)
2. Futuro
3. Le ragazze di Osaka
4. Dolce Italia
5. Tanto tempo fa
6. Uno di noi (One of Us)
7. Non è nel cuore
8. Un uomo
9. Patrizia
10. I venti della luna
11. Mio cucciolo d’uomo
12. La battaglia
13. Katia
14. La canzone dell’acqua
15. Oggi ho imparato a volare
16. Non diventare grande mai
17. Lei s’illumina
18. La radio
19. La forza dell’amore
20. Musica ribelle
Encore:
21. Extraterrestre

 

La photogallery del concerto:

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