Cristiano De André: la voce di un’eredità che continua a farsi presente

14 Settembre 2025, di Michele Faliani
Con la tappa di Pisa, all’interno del Summer Knights Festival, si è chiuso il tour estivo di Cristiano De André, un percorso che non è solo musicale, ma profondamente umano e civile. Il cantautore genovese ha scelto ancora una volta di farsi tramite della monumentale opera del padre Fabrizio, raccogliendone l’eredità e rimettendola in circolo tra nuove generazioni e fedelissimi, con la stessa urgenza poetica e politica che rese Faber una voce unica e necessaria.
La Piazza dei Cavalieri, gremita da quasi duemila persone, ha accolto Cristiano con un’energia particolare, sospesa tra attesa e affetto. In scena, al suo fianco, i musicisti storici – Osvaldo di Dio (chitarre), Davide Pezzin (basso), Ivano Zanotti (batteria) e Luciano Luisi (tastiere e arrangiamenti) – hanno dato corpo a una rilettura rispettosa ma vitale del repertorio. Gli arrangiamenti, curati nei dettagli, hanno saputo aprire nuove prospettive senza mai tradire l’essenza originaria dei brani: ogni canzone è diventata un ponte tra passato e presente, tra memoria e urgenza del dire.
Cristiano ha prestato la sua voce intensa e ruvida a capolavori che non smettono di parlare al cuore e alla coscienza. Dai brani in dialetto genovese come “Megu Megún” e “’A çimma”, fino a classici come “Don Raffaè”, “Se ti tagliassero a pezzetti” o le canzoni di Storia di un impiegato, il concerto ha alternato momenti di energia trascinante a passaggi più intimi, sostenuti dal violino e dal bouzouki, strumenti che Cristiano padroneggia con naturalezza e che amplificano la dimensione emotiva del racconto musicale.
Ma la forza dello spettacolo non si ferma alla musica. Cristiano ha più volte interrotto il flusso dei brani per dialogare con il pubblico, condividendo aneddoti e riflessioni, riaffermando l’attualità del messaggio paterno. La coerenza di Faber, il suo sguardo sempre rivolto agli ultimi, la convinzione che “non esistono poteri buoni”: parole che, rilette oggi, diventano ancora più necessarie. Così, canzoni come “Fiume Sand Creek” o “Sidún” si sono trasformate in un commento bruciante sulla guerra contemporanea, con un pensiero diretto allo sterminio in corso nella Striscia di Gaza. Emozionante e toccante il minuto di raccoglimento proposto per le vittime palestinesi, che ha avvolto la piazza in un silenzio grave e solidale.
Il concerto, durato quasi due ore e mezzo, è stato un viaggio dentro la poesia civile di Fabrizio De André, resa viva dalla voce di suo figlio. Una voce che non si limita a imitare, ma interpreta, custodisce e rinnova. È un atto d’amore e di responsabilità: quella di trasmettere alle nuove generazioni un patrimonio artistico che non appartiene solo alla famiglia De André, ma a un intero Paese.
Alla fine resta la consapevolezza che quelle canzoni, quelle storie, quel modo di guardare al mondo, continuano ad avere un peso necessario. E che Cristiano, con sensibilità e generosità, ha scelto di farsene carico. Un figlio che non si limita a ricordare il padre, ma lo fa rivivere, dimostrando che la bellezza e la coerenza di quella voce non sono mai state così attuali.
La scaletta del concerto:
1. Mégu megún
2.’Â çìmma
3. Ho visto Nina volare
4. Don Raffaè
5. Se ti tagliassero a pezzetti
6. Smisurata preghiera
7. Verranno a chiederti del nostro amore
8. Canzone del padre
9. Nella mia ora di libertà
10. Bocca di rosa
11. Amico fragile
12. La canzone di Marinella
13. Disamistade
14. Andrea / La cattiva strada
15. Un giudice
16. Il testamento di Tito
17. Dormono sulla collina
18. Volta la carta
19. Quello che non ho
20. Fiume Sand Creek
Encore:
21. Crêuza de mä
22. Il pescatore
Encore 2:
23. La canzone dell’amore perduto
La photogallery del concerto: