Putan Club all’Ultravox di Firenze – Report e photogallery

Oltre il concerto: la rivoluzione rituale del Putan Club

2 Agosto 2025, di Claudia Caruso

Il 30 luglio, al Prato della Tinaia di Firenze, il Putan Club ha offerto molto più di un semplice concerto. È stato un vero e proprio rito di purificazione, un’esperienza multisensoriale che ha rovesciato ogni convenzione. Un’invocazione sonora che ha coinvolto tutti i presenti, trasformando la serata in un’esperienza condivisa e intensa.
Il duo, composto da Gianna Greco e François-Régis Cambuzat, si è mosso come sciamani moderni eliminando il palco e ogni barriera tra chi suona e chi ascolta, confondendosi con la gente e rendendo lo spazio un campo di battaglia emotivo in cui la musica si è fatta corpo e anima, e tutti abbiamo condiviso ogni singola vibrazione.
Il suono, viscerale e senza compromessi, era un vortice di elettronica, chitarre affilate e groove tribali. Questo mix è diventato un rituale per liberare dalle energie negative, un’esperienza che ci ha resi una cosa sola, una sintonia quasi irreale che il mondo là fuori non riesce a trovare, ma che questo duo fantastico è in grado di creare.
Il rito non ha fatto sconti a nessuno. A un certo punto, François, con un gesto che univa provocazione e invito, si è avvicinato ad alcune persone sedute sulle sdraio e le ha rovesciate, scuotendo le coscienze e spingendo tutti ad abbandonarsi al flusso sonoro.
In quel caos voluto, il contrasto più indimenticabile è stato una bambina che, rapita dai suoni ultraterreni, si è avvicinata. Il suo sguardo innocente su Gianna e il suo basso ha confermato la purezza di un’esperienza che va oltre ogni etichetta e pregiudizio, capace di toccare le corde più profonde.
Quello del Putan Club è il suono della resistenza, di una band che non accetta compromessi, che non si vende a logiche commerciali ma vive e respira l’autonomia artistica. Un vero e proprio calcio in faccia alla musica moderna e alla sua industria, che ci ha lasciato, dopo due ore di vortice sonoro, svuotati e rinati. Siamo tornati a casa con un ricordo indelebile e la consapevolezza che la musica, quando è fatta con militanza e libertà, può diventare un’esperienza catartica.

 

La photogallery del concerto:

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About the Author: Michele Faliani