Rinviata la ratifica del CETA, GIGA: “una buona occasione per costruire un movimento contro accordi commerciali che favoriscono solo le grandi multinazionali”

Martedi 25 luglio era prevista al Senato della Repubblica italiana l’approvazione del trattato di libero scambio fra Unione Europea e Canada denominato CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) gemello del Ttip, temporaneamente anestetizzato grazie alle proteste e alla forte opposizione dei movimenti sociali che probabilmente sono alla base anche di questo rinvio a data da destinarsi della sua discussione parlamentare, a conferma che le mobilitazioni popolari sono tenute in considerazione nei palazzi del potere.

25luglio 2017 di Giuseppe Riccobono Coordinamento GIGA

Tra le più forti e diffuse preoccupazioni destate dalla ratifica dell’accordo c’è sicuramente, come già nel Ttip, quella che riguarda l’introduzione di procedure di arbitrato internazionale per regolare le controversie commerciali tra grandi multinazionali e organi di governo e legislativi statuali che pongono di fatto sullo stesso piano gli interessi delle grandi aziende e la sovranità politica degli stati, con un forte rischio di limitazione della loro capacità decisionale pena l’imposizione di fortissime sanzioni pecuniarie se le leggi approvate da governi e parlamenti dovessero comportare limiti ai profitti preventivati dalle aziende. In definitiva un accelerazione nel passaggio dallo stato di diritto allo stato di mercato, subordinando diritti, democrazia e beni comuni agli interessi delle grandi multinazionali e delle lobby finanziare.

I sostenitori dell’accordo negano questo pericolo di interferenza politica sostenendo addirittura un ampliamento delle pratiche e dell’esercizio della democrazia grazie ai benefici derivanti dalla liberalizzazione. In realtà il modo in cui il CETA voleva essere approvato e discusso dal parlamento italiano, di soppiatto e in piena estate, è sintomatico della natura stessa dell’accordo, poco trasparente e ridotto ad affare per addetti ai lavori. Potremmo dire che se il buongiorno si vede dal mattino non abbiamo nessun motivo per stare tranquilli. La piccola politica italiana aveva infatti deciso di ratificare l’accordo in un momento in cui è più difficile organizzare e dare visibilità ad un dibattito pubblico che possa coinvolgere tutti gli attori e portatori di interesse, cioè noi tutti, manifestando la vera natura di un accordo che, letteralmente, non si vuole mettere in discussione.
I presunti vantaggi economici rischiano di essere tali solo per le grandi imprese multinazionali che è facile prevedere, sulla scorta di quanto già avvenuto con consimili accordi di libero scambio, ricaverebbero i loro profitti dalla sottrazione di quote di mercato delle piccole, medie e micro imprese, nel nostro paese la quasi totalità del sistema produttivo (solo lo 0,3% sono aziende di grandissime dimensioni) e per loro stessa natura caratterizzate da migliori standard di qualità produttiva e maggiore sostenibilità socio-ambientale.

Ci chiediamo quindi, se tutti i benefici sbandierati fossero reali chi avrebbe interesse ad evitare un vero, diffuso e partecipato dibattito sui contenuti dell’accordo?

É certo che se il CETA non può essere considerato diverso dai consimili accordi di libero scambio nulla di nuovo e di rilevante aggiunge sulla via dell’adozione di nuovi e più sostenibili modelli di sfruttamento delle risorse, di produzione e consumo che certamente non sono più rinviabili, ben al di là degli interessi economici di pochi grandi gruppi economici rappresentati in maniera esclusiva nell’accordo. Per questo riteniamo che l’accordo, lungi dall’essere un modello progressivo di sviluppo, costituisca di fatto un regresso se solo si considera l’urgenza dell’adozione di nuove forme di sostenibilità sociale e ambientale e come questo debbano caratterizzare qualsiasi forma di iniziativa politica ed economica.
Il coro dei sostenitori si spreca nelle rassicurazioni su tutte le legittime obiezioni avanzate dai movimenti di opposizione, quando basta leggere il testo del trattato per comprendere la fondatezza di tutte le preoccupazioni messe in campo nelle mobilitazioni di questi mesi: Il CETA a tutti gli effetti costituirebbe il cavallo di Troia con cui introdurre a forza tutto ciò che i movimenti di opposizione sociale avevano rifiutato nel Ttip, la liberalizzazione nel commercio degli ogm, l’annullamento del principio di precauzione in campo alimentare e sanitario, la mercificazione dei servizi pubblici e dei beni comuni (acqua compresa, in barba all’esito del referendum del 2001).

Per questo e per tanto altro ancora diamo pieno sostegno e invitiamo tutte e tutti a sostenere la Campagna Stop Ttip/Stop Ceta e a proseguire nelle mobilitazioni e a fare ancora una volta pressione su tutti i senatori (https://stop-ttip-italia.net/) perché questo ennesimo scempio di democrazia non venga perpetrato.

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