SOS Palestina: quando la musica diventa pace
25 Settembre 2025, di Martina Ridondelli
Era un concerto, ma sembrava una festa di famiglia. Duemila persone stipate senza tensione, senza spintoni, solo sorrisi, gentilezza, persino generosità: c’era chi aiutava a fare spazio per fotografare, chi tendeva una mano al vicino. Un piccolo grande miracolo, la prova che il popolo del rock sa trasformare la musica in fratellanza.
Sul palco, chiamati da Piero Pelù, si sono alternati Roy Paci, Ginevra Di Marco, The Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti, Emma Nolde, Bandabardò, FASK, Afterhours e molti altri. Tutti presenti gratuitamente, senza protagonismi, con lo stesso tempo e lo stesso spazio per dire perché la pace non può più aspettare. Prima di iniziare, Pelù e Medici Senza Frontiere hanno ricordato la tragedia di Gaza e l’urgenza di non voltarsi dall’altra parte.
Tra bandiere, applausi e canzoni scelte con il cuore – come “Canzone Arrabbiata” di Ginevra o la sorprendente “War Pigs” degli Afterhours – la serata ha vibrato di un’energia speciale. Non rabbia, non incazzatura, ma sorrisi, abbracci, connessione.
Il merchandising solidale è andato esaurito in poche ore, segno di una generosità palpabile. Perché non era solo un concerto: era un atto collettivo, un gesto di speranza. La pace non era un drappo da sventolare, ma qualcosa che si sentiva nel cuore, e che per una sera ci ha uniti tutti sotto lo stesso cielo.
La photogallery del concerto:
