Nelle prime ore della mattina (le quattro) del giorno della Befana mi è capitato di trovarmi presso il pronto soccorso dell’ospedale di Livorno per una ernia, di mia madre, da dover ridurre per evitare il peggio.
16gennaio 2015 di Gisella Seghettini
Siamo state fortunate, per il fatto di aver aspettato pochissimo a risolvere il problema. . E l’assistenza è stata impeccabile sia da parte degli infermieri che da parte dei medici (due soltanto per qualsiasi emergenza). Tutti stanchi e provati da una notte infernale. Mi sono guardata intorno e ho capito perché.
Dietro le quinte del Pronto Soccorso, sulle barelle, tante persone anziane, i capelli spettinati da una notte insonne o schiacciati dal cuscino, in camicia da notte o con i vestiti addosso, il respiro pesante, qualche gemito. Così ammassati, aspettavano cosa? Le analisi del sangue? Di essere ricoverati? O riportati a casa per carenza di posti letto?
In sala di aspetto un operaio attendeva l’oculista dall’una di notte perché uno schizzo di colla gli aveva colpito un occhio: qualche goccia di collirio in attesa della visita alle 8,30; un altro con un fianco dolorante, aspettava la risposta degli esami, da mezzanotte. E Una giovane donna in stato catatonico, attendeva anche lei da ore. E poi una persona senza fissa dimora in cerca di cure o forse soltanto per smaltire la sbornia al caldo. Sono andata via indignata.
Solo due medici e qualche infermiere per il pronto soccorso? Per tutti noi che potremmo averne bisogno? Per i bimbi, per i giovani, per i meno giovani, per gli anziani.
Così non va. Il taglio alla spesa sanitaria ha ridotto i posti letto, i servizi: l’assessore alla sanità della Toscana ci dice che il governo chiede ancora sacrifici. E che la regione Toscana non vuole ridurre i servizi. Venga una notte al pronto soccorso e vedrà con i suoi occhi che la riduzione dei servizi e’ già avvenuta e il sacrificio dei cittadini ( medici, infermieri, pazienti) sull’altare della spending review, anche.
