Che cosa hanno da proporre gli Stati Uniti all’America Latina

emir-saderDopo avere dovuto presentare la faccia buona durante il periodo del loro isolamento in America del Sud, gli Stati Uniti ritrovano ora nuovi interlocutori privilegiati della loro politica, specialmente in Argentina e in Brasile (non importa se, in questo caso, attraverso un golpe)

brasile-america21settembre 2016 di Emir Sader alainet.org, Traduzione di Marx21.it

E che cosa hanno da proporre gli USA al continente? Sappiamo già che è stato poco o nulla, dalla situazione dei paesi che hanno Trattati di Libero Commercio con gli Stati Uniti. Il caso del Messico è esemplare, perché ci sono più di due decenni di scambi privilegiati con Washington, di rapporti carnali con l’Impero. Il bilancio di 20 anni del Trattato è spaventoso e spiega, in larga misura, perché il Messico è un disastro sociale e pure politico.

america-latinaIn effetti, gli USA non hanno nulla da offrire. Hanno un modello economico, adottato in Messico, tra gli altri paesi, che è già fallito in America Latina, in paesi come Brasile, Argentina, Venezuela, Uruguay, Bolivia, Ecuador, e altri. Che giustamente, per questo motivo, hanno deciso di cambiare tale modello e sostituirlo con un altro, alternativo al neoliberismo. Gli Stati Uniti, in recessione da tempo, non possono neppure offrire investimenti, nulla in paragone alla Cina, ai BRICS e alla loro Banca per lo Sviluppo. I Trattati di Libero Commercio sono ora respinti, da una parte e dall’altra dell’Atlantico, come responsabili della perdita di posti di lavoro in tutti i paesi. L’Alleanza per il Pacifico non è l’alternativa ai processi di integrazione regionale, che hanno generato un’intensificazione del commercio tra i paesi della regione, come mai era avvenuto prima.

Il destino a cui è stato condannato il Messico da più di due decenni e a cui si vuole condannare l’Argentina e il Brasile è quello dell’abbandono ai capricci del mercato internazionale in crisi e della speculazione finanziaria. In Argentina, dopo che è stato eletto al governo chi gode della più grande simpatia da parte degli USA, c’è stata fuga e non ingresso di capitali. I viaggi “di simpatia” dei dirigenti di Washington non promettono nulla, se non la simpatia di Washington.

I paesi dell’America Latina hanno avuto il loro più grande ciclo di sviluppo quando hanno preso le distanze dagli USA, hanno privilegiato i processi di integrazione regionali e gli scambi. La loro prospettiva è riposta nel mantenimento di questa direttrice, compreso un più stretto rapporto con i BRICS, e non nella ripresa delle politiche di libero commercio, legate al modello neoliberista. Il continente più diseguale del mondo deve dare priorità alle politiche sociali e non agli aggiustamenti, che concentrano reddito, escludono i più poveri, promuovono la disoccupazione e la perdita del potere di acquisto dei salari. Gli USA non possono proporre modelli alternativi, perché i loro interessi sono direttamente legati a quelli del capitale speculativo su scala mondiale, rappresentati dal FMI e dalla Banca Mondiale.

La nuova geopolitica del mondo va in un’altra direzione, quella della ripresa dello sviluppo, ed ha nelle relazioni Sud-Sud, con la Banca per lo Sviluppo dei BRICS, il proprio riferimento globale. Essa punta ad un’economia produttiva e non speculativa, che non riproduca l’indebitamento dei governi, ma, al contrario, favorisca la loro liberazione da quel meccanismo crudele, che i paesi i quali lo hanno sperimentato, nel passato, sanno quanto produca recessione da cui è molto difficile uscire. Riprendere i modelli neoliberisti falliti negli anni 1990 in Argentina e in Brasile, è già chiaro, significa riavviare la recessione profonda e prolungata, con aggiustamenti di esclusione sociale, con governi autoritari, con crisi sociale che isola questi governi e mobilita tutti settori popolari contro di loro.

Questo è il periodo in cui sta entrando l’America Latina, quando Argentina e Brasile prendono le distanze dai loro alleati nei processi di integrazione regionale e si avvicinano ai modelli che hanno prodotto la crisi sociale che vive il Messico, insieme a Perù, Colombia e Cile. La lotta tra l’egemonia neoliberista rafforzata e la costruzione di alternative neoliberiste si configura come l’asse degli scontri economici, politici e sociali del nostro tempo in America Latina, il continente che più è avanzato nel superamento del neoliberismo e, per questo, paga un duro prezzo, con i processi della controffensiva di destra, con la vendetta contro il popolo e i diritti che è riuscito a rafforzare negli ultimi anni. Dal suo esito dipende il futuro del continente nella prima metà del XXI secolo.

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