Nella pineta di S.Piero a Grado, scarichi radioattivi in mare e in aria dal 1963. Cosa attende la Procura della Repubblica di Pisa per aprire un’indagine approfondita?

di Gianni Lannes  su la testa 

centraleLe prove sul Centro applicazioni militari energia nucleare sono ufficiali. Cosa attende la Procura della Repubblica di Pisa per aprire un’indagine approfondita? Al Camen gestito dallo Stato maggiore della Difesa, con il beneplacito del governo italiano, le scorie radioattive venivano ammassate dal 1965 in un piazzale all’aperto – in seguito anche in un capannone – chiamato “cimitero di scorie radioattive” che si sviluppava su un’area di 2.500 metri quadrati, capace di contenere fino a 2.500 manufatti standard.

Il servizio di smaltimento rifiuti radioattivi del Camen è stato utilizzato da numerose cliniche universitarie (Pisa, Pavia, Bologna, Siena, Parma, Torino) e industrie (Enel, Fiat, Eni).

vascaNel Camen operava in violazione di norme nazionali ed internazionali di sicurezza – ed è tuttora in funzione – un servizio che gestiva: impianti di trattamento dei rifiuti liquidi radioattivi mediante evaporazione; impianti di riduzione dei rifiuti solidi mediante pressatura; impianti di condizionamento dei rifiuti solidi e dei fanghi in contenitori di calcestruzzo cementizio.

Il reattore RTS-1 era in grado di produrre plutonio e prodotti di fissione per irraggiamento di 238 U. Bastano 5 cinque chilogrammi di plutonio per una bomba atomica. Nel 1968 l’Italia ha sottoscritto il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP, entrato in vigore nel 1970.

Nel 2000 all’interno del primo inventario dei rifiuti nucleari in Italia, elaborato dall’Enea, al Cisam risultavano 700 metri cubi di scorie. Nel 2005, in un successivo inventario dell’Apat la quantità di scorie si è ridotta – inspiegabilmente – a 350 metri cubi. Dopodiché la gran massa di scarti atomici è sparita dalla contabilità nucleare nazionale. Allora, che destino ha avuto la pericolosa spazzatura radioattiva delle forze armate? Questa centrale nucleare ha scaricato in mare e nell’atmosfera i propri effluenti radioattivi, a partire dal 1963. Mai nessuna autorità civile ha valutato i danni ambientali e sanitari arrecati da tali attività palesemente illegali, all’ecosistema e alla popolazione locale.

 http://www.senzasoste.it/livorno/acque-radioattive-nei-navicelli-l-interpellanza-di-rifondazione

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