Pony express. Un lavoro ad alto rischio ma, invisibile agli occhi della città di Pisa

Dopo la morte di Maurizio Cammillini, per rompere il muro del silenzio, il Sindacato Generale di Base ha avviato una inchiesta sul lavoro dei pony express, una occupazione tanto diffusa quanto ignorata dai media. 

8settembre 2018 da Sindacato Generale di Base, Pisa

A poche ore dalla  morte di Maurizio è intervenuto il sindacato generale di base, poi seguito dalla Cub trasporti e dalla Cgil di Pisa. Con toni e argomenti assai diversi, i sindacati entrano nel merito della questione e almeno su un punto concordano: i bassi salari, la precarietà e la carenza di tutele sono figlie della politica del lavoro imposta negli ultimi 30 anni, provocano insicurezza a tutti gli effetti. In città servirebbe una azione comune, forte e su contenuti chiari ma siamo certi che ancora una volta a prevalere saranno gli interessi dei commercianti rispetto a quelli della forza lavoro. Sgb di Pisa ha intervistato dei pony espress, i nomi sono inventati per salvaguardarne l’anonimato.

Senza generalizzazioni, crediamo tuttavia che le testimonianze raccolte rispondano a condizioni diffuse:

 

  • Antonio ha 25 anni, è fuori corso a economia e commercio, tra meno di due anni si laurea, un padre in cassa integrazione (indotto Ilva), madre maestra di scuola elementare,l’aiuto dalla famiglia basta appena per pagare una camera doppia cda dividere con un amico) e le utenze, per i libri e mangiare deve arrangiarsi, il solo lavoro che gli permette di studiare è la consegna di pizze dalle 1830 alle 2230 sei giorni a settimana.  Con Antonio lavora Giulio, 21 anni, senza titolo di studio e senza lavoro  stabile,  alterna la consegna di pony express con i catering la domenica. Negli ultimi anni il numero dei neet, dei giovani che hanno abbandonato la scuola superiore è cresciuto ma nel frattempo sono quasi scomparsi i corsi di formazione professionale un tempo gestiti dalle Province.
  • Se Antonio sogna l’insegnamento o un impiego in Inghilterra, Giulio si accontenterebbe di indossare la divisa da barman o cameriere in qualche ristorante, i suoi sogni sono semplici,  lavoro stabile con i contributi e 1200 euro al mese con cui andare in vacanza . Ma avevamo dimenticato Said, 46 anni, pizzaiolo Tunisino, moglie e due figli, anni come corriere nella logistica poi senza lavoro a seguito del fallimento della cooperativa. Da anni attende ancora il Tfr, la sua fiducia nella giustizia italiana sta vacillando soprattutto quando rivendica il diritto ad una casa popolare e trova sbarrata ogni porta .

Riportiamo le loro testimonianze

“Io sono grato alla proprietaria della pizzeria, dice Antonio, sono al nero ma ho un fisso di 15 euro al giorno e una piccola percentuale su ogni pizza portata e se va bene arrivo a 35\40 euro. Questo è un impiego temporaneo e funzionale a mantenermi agli studi per arrivare alla laurea, mi mancano due esami e ho già iniziato la tesi, quindi tra un anno e mezzo spero di voltare pagina. Poi se penso alla sorte capitata a molti amici vedo un futuro grigio, non è detto che chiuda con le consegne delle pizze. Prima di me c’erano studenti universitari, uno è caduto dalla moto fratturandosi il piede ma era al nero e al Pronto soccorso ha detto di essersi fatto male cadendo dallo scooter di un amico. Altri amici se ritardano la consegna delle pizze prendono meno soldi, hai tempi contingentati da rispettare perché la velocità delle consegne viene ritenuto sinonimo di efficienza, anzi più’ sei rapido maggiore è la possibilità di acquisire nuova clientela.”

“I motorini? Quello mio frena male e si inchioda, faccio il pony da 2 anni , la pizzeria chiude in  agosto quando la città si svuota, vai a lavorare con la pioggia, il gelo o con il caldo. La manutenzione dei mezzi dovrebbe essere ordinaria e non occasionale, dovresti avere una assicurazione e anche indossare indumenti per attutire la caduta. Invece…

“Giulio, motorino 50 con le ruote lisce, ha chiesto di cambiare i copertoni almeno ad Ottobre perché con le piogge autunnali si rischia la vita. Le ruote le cambieranno a Giulio, è la promessa del padrone. Giulio ha frequentato 3 anni di scuola alberghiera, alla occorrenza può’ sostituire il pizzaiolo con paga maggiorata. Prima mi pagavano con il voucher, una vera miseria, ora sono al nero. Antonio prima e poi Giulio hanno chiesto alla proprietà di essere assicurati almeno per poche ore ma inutilmente. “sai cosa ci hanno risposto? Se non ti va bene quella è la porta, ci sono dieci persone pronte a sostituirti per una paga inferiore. Giulio stringe i denti perché almeno un giorno alla settimana diventa pizzaiolo, ha fretta di  imparare il mestiere per trovarsi un lavoro dignitoso, Antonio spera solo di finire presto gli studi e di sfruttare la conoscenza dell’inglese per lavorare all’estero. Ma intanto le loro vite sono legate ai tempi di consegna, alle corse per le strade cittadine, al cottimo e al nero.

Girando per Pisa è facile imbattersi in pony express che sfrecciano da una parte all’altra della città, pagamento a cottimo, zero controlli da parte della direzione territoriale del lavoro, il numero degli ispettori è ridotto ai minimi termini (una riduzione scientemente voluta dai governi degli ultimi 20 anni) tale da far dormire sonni tranquilli alle imprese. Chi controlla i mezzi, la loro idoneità? Nessuno. I fattorini non hanno mai frequentato un corso di guida sicura, sono migliaia gli infortuni sul lavoro ma solo pochi risultano come tali, perché questa forza lavoro è priva di contratto, sulla carta non esiste, se denunci l’infortunio hai poche possibilità di trovare un altro impiego, vige il passa parola tra commercianti.  Senza generalizzare sono ben pochi i pony assicurati, quei rarissimi casi non hanno fatto scuola.

Giulio ricorda quanto accaduto a un cugino. “Portava la spesa per un negozio di alimentari, un giorno ha avuto un incidente, aveva torto ma il mezzo non era assicurato, sono arrivati i vigili urbani ed è scoppiato un casino. Alla fine il padrone ha pagato i danni, ma mio cugino che aveva raccontato la verità ai vigili urbani ha perso il lavoro e nel quartiere lo hanno bollato come una spia perché il padrone era ben visto dalla popolazione finanziando la squadra amatoriale di calcio. Allora se dici la verità o fai causa sei bollato e difficilmente poi trovi lavoro”

I pony devono consegnare velocemente i prodotti, sono pagati a cottimo, possono ritenersi fortunati Antonio e Giulio che hanno un fisso, per lo più’ il salario è in proporzione alle consegne effettuate, tanto più’ sono numerose maggiore sarà il guadagno. E per questo corri, non rispetti le precedenze, vai in controsenso, spendi soldi con il tuo cellulare per trovare le strade più’ brevi per le consegne, se sbagli numero civico chiami con il tuo telefono, alla fine il padrone se la cava con una pizza che gli costa a dir tanto un euro e mezzo, altrettanto la birra acquistata alla Metro. 

Una condizione diffusa nella città universitaria, i pony express non sono solo più’ studenti, capita sovente di vedere adulti anche se si tende ad assumere i giovani per timore di vertenze sindacali. Anzi, spesso chi possiede un motorino ha più’ possibilità di essere assunto, è il caso del figlio ventenne di Said a cui una catena alimentare paga l’affitto del mezzo, pochi euro al giorno e con il rischio di impresa sulle spalle del giovane che  per quel motorino deve ancora pagare ancora un anno di rate.

Non parliamo di lavoratori autonomi o subordinati ma solo di lavoratori al nero, invisibili agli occhi della città e anche di quella sinistra che straparla di diritti  e se la cava con la mancia al pony per ripulirsi la coscienza,  sono lavoratori invisibili che  non affascinano i sociologi del lavoro o gli esperti del diritto, per lo più’ sottopagati, senza contratto, privi di copertura assicurativa, costretti a lavorare spesso senza sicurezza, per un salario da fame, quel salario irrinunciabile con cui si sbarca il lunario. Cosa altro deve accadere perché sindacati, partiti, istituzioni e realtà sociali prendano atto di questa situazione all’ombra della torre pendente?

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