Quarta seduta Consiglio comunale Pisa e quarto presidio per dimissioni assessore Cultura, Andrea Buscemi

Riconosciuto responsabile di stalking da una sentenza del 2017

13settembre 2018 di Beatrice Bardelli, Pisa

Mentre in piazza si svolgeva la nuova protesta, in aula consiliare si è consumata la demolizione del metodo democratico del dibattito politico.

Bocciate tutte le mozioni e gli ordini del giorno della minoranza eccetto quella a sostegno dei lavoratori dei Cantieri Navali pisani.

Approvato a notte fonda il nuovo Regolamento  per l’emergenza abitativa dopo avere respinto per alzata di mano e senza contraddittorio tutti gli 81 emendamenti presentati dal gruppo di minoranza Diritti in Comune.

Partecipazione, addio!.

Un Consiglio comunale, il quarto della nuova giunta a guida Lega, a Pisa, di nuovo in solitaria. Ovvero con la non-presenza del pubblico imposta dal sindaco per motivi di sicurezza della Sala regia, il piccolo saloncino all’ultimo piano di Palazzo Gambacorti scelto, anni fa, dall’ex sindaco Filippeschi in attesa della fine dei restauri della più ampia Sala delle Baleari dove, per anni, comitati di cittadini hanno potuto assistere alle sedute consiliari con i loro bei cartelli di protesta ed i loro striscioni. Ora l’aria è decisamente peggiorata. Quattro sedie per il pubblico, quattro posti a sedere per i giornalisti e chissà per quanto tempo ancora. Con l’insediamento della nuova giunta di destra, Palazzo Gambacorti, sede del Comune, è stato trasformato in una fortezza. Ogni volta che c’è il Consiglio comunale, il portone d’ingresso viene chiuso per metà e presidiato da vigili urbani che controllano chi entra mentre fuori in ordine sparso stazionano carabinieri e poliziotti. Nemmeno si minacciasse l’assalto al Moncada! Per non parlare dell’accesso ai piani superiori. Porta blindata che viene aperta solo se sei un giornalista accreditato dall’Ufficio stampa del Palazzo, altrimenti addio all’articolo 21 della Costituzione che recita:

“La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

La Casa della Donna: “Piazziamoci”.

Come da impegni presi in assemblee collettive, ogni volta che c’è un Consiglio comunale ci sarà un presidio colorato di rosso davanti al Comune. Anche martedì pomeriggio, si sono riunite in piazza XX Settembre le donne (e gli uomini) che sostengono la sacrosanta battaglia della Casa della Donna di Pisa per richiedere le dimissioni di Andrea Buscemi, nominato ai primi di luglio assessore alla Cultura dal sindaco Michele Conti, nonostante sia stato ritenuto responsabile di atti persecutori reiterati negli anni (stalking) ai danni della sua ex compagna dalla sentenza della Corte di Appello di Firenze, seconda Sezione penale, nel maggio del 2017. Una sentenza emessa sulla base di fatti costitutivi del reato, provati e documentati, sui quali nemmeno la Corte di Cassazione, a cui si è rivolto Buscemi, potrà mai intervenire dicendo che quei fatti non sussistono. Una sentenza che è stata inviata dalla Casa della Donna a tutti i consiglieri comunali di maggioranza che, riconfermando in seduta plenaria la nomina dell’assessore, hanno spudoratamente dichiarato di non averla letta perché,  hanno sostenuto, “per loro Buscemi è non colpevole”.

Di contro, “Buscemi dimettiti” è diventato un hashtag virale (#Buscemidimettiti) che sta facendo il giro del mondo via internet dove la Casa della Donna di Pisa invita tutte e tutti a continuare a firmare la petizione lanciata su Change.org: https://chn.ge/2NZsJDt. Anche martedì su un cartellone gigantesco si leggeva “prescrizione non è assoluzione”. La spiegazione è semplice. Lo stalking c’è stato. Ma Buscemi ha evitato il carcere previsto per stalking (atti persecutori) perché quel reato è “estinto” in quanto è caduto in prescrizione (il termine massimo di prescrizione per questo reato è 7 anni e 6 mesi.). “Se Buscemi avesse voluto affermare la sua innocenza avrebbe dovuto rinunciare alla prescrizione come previsto dalla legge italiana, ma non l’ha voluto fare – ripetono da mesi Carla Pochini, presidente della Casa della Donna, e Giovanna Zitiello, responsabile del Centro Antiviolenza.

Per la quarta volta, sono state le donne a ridare vita e vitalità ad una piazza pubblica che la nuova giunta vorrebbe  trasformare in una piazza d’armi buona ad ospitare soltanto le auto dei vigili e delle forze di polizia. Con lo slogan “piazziamoci” le donne hanno fatto cerchio sedute su tante seggioline rosse per seguire in diretta streaming i lavori del Consiglio comunale e continuare a parlare di quello che non solo in Italia ma anche in Europa è conosciuto come il “caso Buscemi” che, una settimana fa, è stato denunciato anche davanti alla Commissione FEMM del Parlamento europeo da una delegazione della Casa della Donna di Pisa.

“Caso Buscemi” nel Question Time.

Il “caso Buscemi” è risuonato, di nuovo, tra i banchi del Consiglio comunale. E’ stato il consigliere di minoranza, Ciccio Auletta, capogruppo di Diritti in Comune (coalizione tra Una Città in Comune, Rifondazione Comunista, Possibile) ad aprire i lavori della seduta con un question time sulle “nuove dichiarazioni dell’assessore Buscemi contro la Casa della Donna”. E’ successo che, mentre la delegazione della Casa della Donna di Pisa incontrava a Brussels le deputate della Commissione FEMM del Parlamento Europeo per denunciare il “caso Buscemi”, l’assessore si sia abbandonato sulla sua pagina Facebook a vere e proprie minacce di chiusura della storica Casa della Donna pisana, minacce che sono state riprese in un articolo di un giornale locale e che hanno indignato molt@ cittadin@.

Buscemi, infatti, ha affermato che “i vertici della Casa della Donna vanno rimossi se vogliono continuare ad avere sovvenzioni”.

Il consigliere Auletta ha denunciato la gravità di simili affermazioni:

“Costituiscono un fatto senza precedenti nei rapporti tra una amministrazione comunale ed una associazione culturale cittadina riconosciuta e che quelle dichiarazioni sono “lesive dell’autonomia decisionale e della indipendenza politica e culturale non solo della “Casa della Donna ma di tutte le associazioni cittadine costituendo un vulnus nel riconoscimento delle prerogative proprie delle associazioni da parte di un’amministrazione comunale”. Ovvero “o si è compiacenti con l’Amministrazione o si cambia musica”. Dal momento che, ha ribadito Auletta, “non è assolutamente pertinenza dell’assessore decidere discrezionalmente a quali associazioni e con quali modalità sono assegnati i contributi o meno”, il consigliere ha chiesto al sindaco quali azioni intenda intraprendere nei confronti di Buscemi.

Il sindaco ha delegato a rispondere la sua vice, Raffaella Bonsangue, che ha minimizzato il fatto sostenendo che quelle minacce non sono rilevanti in quanto:

“dichiarazioni personali sostenute sui social network che non hanno alcuna efficacia né sull’Amministrazione né sugli organi preposti”.

Ancora una volta la giunta di destra pisana si espone pubblicamente per continuare a difendere il suo assessore alla Cultura riconosciuto responsabile di stalking e non sono poche ormai le persone che si chiedono perplesse “perché?” e, soprattutto, “cosa c’è sotto”?

Un Consiglio comunale fiume. Dalle 15 del pomeriggio alle 2 di notte la Sala regia è stata teatro di una lotta impari. Quella del consigliere Ciccio Auletta che ha presentato una lunga serie di interpellanze a cui è stato risposto formalmente senza peraltro entrare nel merito.

Come nel caso della interpellanza in cui Auletta, richiamando la Carta di Roma che impone ai giornalisti a non usare parole discriminatorie riferite all’etnia, ha chiesto conto all’assessora Giovanna Bonanno (delega: Polizia municipale) della posizione della amministrazione comunale rispetto all’espressione discriminatoria usata dal comandante dei vigili urbani in una intervista in cui dichiarava:

“abbiamo arrestato una rommettina di quelle che rubavano, l’abbiamo presa con le mani nella marmellata”. “Anche in questo caso si è voluto minimizzare affermando che questa non è una espressione discriminatoria, piuttosto è da considerarsi un vezzeggiativo – ha commentato il consigliere.

Poi si è passati alle mozioni e agli ordini del giorno presentati dall’opposizione. Puntualmente bocciati da una maggioranza panzer, assolutamente silenziosa, per alzata di mano e mai contestati verbalmente come avviene di consueto in un democratico confronto politico. Bocciata anche la mozione presentata da Diritti in Comune per riaprire i termini del bando per l’erogazione del contributo all’affitto nel rispetto di quanto contenuto nella sentenza della Corte Costituzionale.

“Ecco il cambiamento! – ha commentato Auletta –. Conti e Lega si sentono al di sopra della stessa Corte Costituzionale. Si tratta di un fatto gravissimo, la destra vuole impedire a decine e decine di cittadine e cittadini di poter partecipare legittimamente a questo bando da cui erano stati esclusi per la norma anticostituzionale della residenza!”.

Bocciato anche l’Ordine del giorno per stanziare risorse nella prossima variazione di bilancio per recuperare gli alloggi di risulta, ovvero gli alloggi popolari chiusi e che necessitano di lavori di manutenzioni che a Pisa sono circa 100.

Tutti a sostegno dei Cantieri Navali.

Unica nota positiva in questo mare magnum del silenzio ostruzionista, l’approvazione all’unanimità della mozione presentata da Auletta a sostegno dei lavoratori dei Cantieri Navali di Pisa. Un documento che dà mandato al sindaco di seguire i passaggi delle vertenze nelle prossime settimane, riferendo ai capigruppo, e che “conferma l’impegno affinché chi svolgerà l’attività produttiva nell’area dei Cantieri Navali di Pisa possa diventare quanto prima titolare della concessione, dando mandato ai rappresentanti del Comune nella Navicelli Spa, nei modi e nelle forme opportune, di agire in questa direzione”.

La stangata finale.

Le ultime otto ore del consiglio sono state dedicate interamente alla proposta di delibera della giunta “Regolamento degli interventi per l’emergenza casa”. “Per 4 ore e mezza, dalle 20 a mezzanotte e mezzo, ho parlato di fila presentando le nostre proposte contenute in 81 emendamenti mettendo a nudo la natura di questa maggioranza tanto arrogante quanto cialtrona che ha voluto approvare un regolamento veramente iniquo e pesantemente discriminatorio – ha postato a caldo Auletta sulla sua pagina Facebook: https://www.facebook.com/ciccio.auletta?fb_dtsg_ag=AdxAypwrlcmVBnAqN7GZNl9F0yAG5LH0O9JqkM98z_1Bww%3AAdwJNra-HwdZHJAreAgqXHU_9edW9lS7-vCFV1EP5f0sgQ

A notte fonda il Regolamento è stato approvato. Chi fosse interessato ad ascoltare gli interventi può rivedere la diretta streaming del Consiglio: 

Il nuovo Regolamento.

L’argomento, di estrema delicatezza data la situazione critica pisana, è stato affrontato dalla nuova giunta con una fretta senza precedenti storici dal momento che non esisteva alcuna urgenza né alcuna scadenza per dover approvare un nuovo Regolamento. Invece si è scelta la procedura d’urgenza e, in appena 48 ore, l’argomento è passato in Commissione dove sono state bocciate tutte le richieste dei gruppi consiliari di opposizione di audire i sindacati degli inquilini, del forum dell’Anci e persino degli stessi uffici della Società della Salute. In pratica c’è stata, per la prima volta nella storia del Comune di Pisa, una blindatura, un rifiuto inaudito alla fase di ascolto che è fondamentale in una commissione istruttoria.

“Non potete bypassare la fase istruttoria di una Commissione – ha tuonato in aula il consigliere Auletta – ritirate la delibera e riportatela in Commissione per fare le audizioni necessarie, per lavorare sul testo!”.

Tutto inutile. Parole al vento, inascoltate e bocciate. Come tutti gli 81 emendamenti presentati a raffica da Auletta, tutti respinti in modo automatico da una maggioranza sorda alle critiche di “buon senso politico” e muta per evitare il confronto.

Alcuni punti del Regolamento. A parità di punteggio si darà la precedenza alla storicità della residenza a Pisa ovvero non prenderà più punti uno che è più povero o ha più figli ma uno che è maggiormente pisano.

“Si è perso il senno – ha commentato a caldo Auletta che ha definito il nuovo Regolamento “iniquo ed imbarazzante perché pesantemente discriminatorio”.

Entrando nel merito, sono state respinte in aula tutte le richieste di inserire, ad esempio, la “perdita di abitazione per calamità naturali”, l’autorecupero (uno strumento importante che non può essere omesso in un Regolamento)  o, riferito all’alloggio, l’espressione “adeguato al nucleo familiare”, di specificare a quanto ammonta il minimo vitale più volte richiamato e, soprattutto, di dare indicazioni precise per stabilire il canone d’affitto. Respinte anche tutte le richieste di cancellare, ad esempio, il “rifiuto di trasferimento in altro alloggio diverso da quello precedentemente concesso” o l’esclusione dall’alloggio per coloro che “conducono una vita incompatibile con la quiete pubblica e la normale convivenza civile” (scritto così metterà in difficoltà gli uffici sul piano della discrezionalità). Un Regolamento che appare senza ombra di dubbio il copia-incolla di quello del Comune di Cascina, il primo a guida Lega in provincia di Pisa.

  • “Ci siamo scontrati contro un muro di gomma guidato a distanza – ha commentato a caldo Auletta – . Sono stati respinti tutti gli emendamenti, anche gli errori formali.
  • L’assessora Gianna Gambaccini, per spiegare il suo rifiuto della audizione dei sindacati degli inquilini ha affermato: ”Dovevo per caso ascoltare certi personaggi che hanno avuto l’ardire di criticarmi?”.
  • Non si è fatta attendere la reazione di Virgilio Barachini dell’Unione Inquilini di Pisa che ha postato su FB: “La differenza col PD di Renzi è quella che non usano il metodo del dialogo ipocrita. Contrariamente ai renziani non hanno scrupoli a fare come pare a loro, senza fare finta di ascoltare pareri e proposte diverse, valide o meno. Infine, facendo in pratica come fanno i leghisti! E’ cambiata la forma, non la sostanza…nella fattispecie neppure la Zambito ha mai accolto la proposta di finanziare in bilancio le manutenzioni degli alloggi di proprietà del Comune”.

La vera preoccupazione.

“Il Regolamento è passato con cose turpi nel metodo e nel merito con cui si è svolta la discussione. Abbiamo assistito ad un attacco violentissimo dell’assessora Gambaccini all’Unione inquilini pari a quello di Buscemi. Assistiamo ad un salto di qualità rispetto al quale occorre una risposta collettiva – ha commentato a fine seduta il consigliere Auletta –. Scritto così il nuovo Regolamento metterà nel caos gli uffici comunali che dovranno applicare norme che non danno indicazioni chiare e precise demandando a loro la discrezionalità delle decisioni. Una responsabilità politica che non compete a chi applica i regolamenti! Inoltre – ha sottolineato Auletta – chi ha estremo bisogno di un alloggio si troverà costretto ad accettare le nuove norme tout court altrimenti sarà fuori. Non sono l’esclusione, che è l’ultima ratio, non sono gli elementi punitivi che fanno un buon Regolamento. Non si fa un Regolamento con l’accetta, prima di fare un Regolamento bisognerebbe studiare le cose conoscendo la conflittualità, provando a comprenderla e cercando di trovare le soluzioni opportune perché anche a Pisa la povertà è cresciuta in maniera esponenziale. Un Regolamento deve intercettare i soggetti bisognosi, invece quello che è stato approvato è un Regolamento fatto per una ristrettissima fascia di persone e non per la generalità dei cittadini”.

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