“Non tollereremo più aggressioni fisiche o verbali ai/alle docenti!
21 maggio 2018 Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
Ultime notizie dalle scuole
- All’elementare Leopardi di Napoli, mamma-tigre aggredisce a cazzotti la maestra che le aveva sgridato il pargoletto: la maestra sviene ed è ricoverata in ospedale per trauma cranico. L’assatanata mammina rivendica davanti al preside l’accaduto, spalleggiata da altrettanto sciagurati parenti prontamente accorsi.
- Al liceo classico Carducci di Viareggio una insegnante mette un 4 ad una studentessa, che chiama in soccorso un’altra mamma-tigre, che viene fatta entrare a scuola e aggredisce la professoressa colpevole dello “sgarro”. Anche qui ricovero ospedaliero per la prof e grande sconcerto di preside e colleghi/e.
E’ solo il bilancio dell’ultimo fine settimana:
ma l’elenco delle violenze fisiche di genitori (soprattutto) e di studenti (molto meno) si sta facendo lungo e impressionante. Però, ancor più diffuse e invasive, piuttosto che il cosiddetto “bullismo” degli studenti (termine buono per tutti gli usi), sono le aggressioni verbali praticate dai genitori, che arrivano fino al mobbing e allo stalking nei confronti degli insegnanti, con gruppi agguerriti che, usando i social, esercitano una pressione verbale e psicologica ostile, intervenendo arbitrariamente nella didattica a favore dei propri figli e pretendendone il massimo successo scolastico del genere
“come ha osato mettere 4 a mio figlio? L’ho interrogato io e sapeva tutto!”
Questa attività asfissiante sfocia spesso in diffamazione pubblica, in vilipendio di docenti che, per inciso, sono anche “pubblici ufficiali”. Ma, come si spiega questa ondata di violenza fisica e psichica che attraversa tutti gli ordini di scuola e i territori geografici?
Il punto-chiave sta nell’immiserimento materiale e culturale della scuola e nella conseguente delegittimazione e annichilimento della funzione docente operati a partire dalla catastrofica filosofia – innescata da Luigi Berlinguer, ministro della PI nel primo governo Prodi e sostenuta poi da tutti i governi successivi – dell’”autonomia scolastica” e della “scuola azienda”, al servizio di una “clientela” che impone i suoi desiderata: una scuola cialtrona, in cui i docenti devono limitarsi a infarinare di generiche “competenze” studenti destinati per la gran parte ad un precariato lavorativo cronico, e proprio per questo rendendo non necessario avere una scuola seria, rigorosa, davvero formativa, né arrecare “disturbo” più di tanto a famiglie e studenti.
La scuola come:
- “progettificio” di cose inutili o dannose per la didattica, per attirare una “clientela” sprovveduta;
- esami finali-barzelletta con il 99% di promozioni alla maturità, esami di riparazione sostituiti con la farsa dei cosiddetti “crediti e debiti”, con gravi insufficienze sanate d’incanto per non perdere la “clientela”;
- le valutazioni dei docenti annullate dai grotteschi quiz Invalsi, divenuti la modalità-chiave per valutare scuole, studenti e docenti;
- 400/200 ore obbligatorie di ridicolo “apprendistato” gratuito (l’Alternanza scuola-lavoro) che distruggono qualsiasi serio percorso didattico;
- etichette di disabilità educativa e psichica (i sedicenti BES – Bisogni Educativi Speciali) distribuite a pioggia con il consenso dei genitori, contenti che la presunta “disabilità” serva ai pargoli per garantirsi le promozioni;
- il “bonus” salariale dato ai più servizievoli nei confronti dei presidi, ai quali è stato dato un potere “alla Marchionne” per ingigantire le pressioni e i soprusi nei confronti dei docenti e degli ATA;
- e infine salari miserabili (10 euro l’ora ad una maestra con media anzianità).
Questo il massacrante percorso, oramai più che ventennale, che ha distrutto e umiliato una professione nobile e decisiva, riducendo i docenti a “servi della gleba” intellettuali, a disposizione passiva di una scuola-miseria (in 30 anni i finanziamenti si sono ridotti, sulla spesa statale complessiva, del 32%) impegnata a far contenta (e coglionata, visto come escono dalla scuola gran parte degli studenti) la “clientela”. E’ così sorprendente che quest’ultima si faccia sempre più arrogante e aggressiva, pretendendo dalla “servitù” scolastica un servizio ad personam?
Ma nel processo di eutanasia della propria professione la maggioranza dei docenti ha grandi responsabilità.
Malgrado tutti gli strumenti culturali e sindacali che, come COBAS, abbiamo messo a disposizione di docenti ed ATA da 30 anni e le lotte incessanti da noi condotte contro la catastrofica scuola-azienda, la maggioranza dei/delle docenti si è subordinata passivamente, ha accettato o addirittura collaborato ai passaggi distruttivi prima elencati, pensando
“io speriamo che me la cavo”;
ha evitato il conflitto, si è piegata agli scrutini umilianti con i voti “taroccati”, ha supinamente subito la sostituzione dei propri giudizi con i farseschi quiz Invalsi; ha sottoscritto la “fuga” in massa dalla scuola degli studenti per centinaia di ore spese nelle demenziali attività dell’Alternanza; si è piegata alle imposizioni più becere e illegali di tanti presidi-padroni. Insomma, è entrata progressivamente nel ruolo di “servitori/trici” tuttofare delle volontà dei presidi (e dei loro “cerchi magici”) e della sempre più invadente “clientela”. Questo processo distruttivo avrà bisogno di anni, forse di decenni, per essere rovesciato, affinché la scuola torni alla sua primaria attività formatrice ed educativa, recuperando finanziamenti e qualità culturale e didattica. Ma, pur lavorando per questo, qui ed ora è insopportabile che i docenti debbano subire la violenza fisica e psicologica e il mobbing di genitori arroganti e aggressivi, oltre che di alcuni studenti che attuano quanto imparano in famiglia.
E dunque i COBAS daranno vita ad un Pronto Soccorso contro le aggressioni fisiche e il mobbing nei confronti degli insegnanti. Oltre a Convegni CESP sul tema, verranno garantiti:
- un intervento sindacale e legale nelle scuole da cui ci arriveranno notizie di aggressioni fisiche o di “mobbing” e diffamazione nei confronti di docenti, mettendo a disposizione gli avvocati per le cause civili e penali;
- la denuncia pubblica, presso le autorità competenti e nei mass media e social, di qualsiasi omertà o minimizzazione da parte delle direzioni scolastiche.