Orti Urbani: economia di guerra, o un nuovo modo di ripensare le città? Video intervista a Simone Palla.

7agosto 2014 di Silvio Lami

orti8Orti urbani, coltivazioni su terrazzi e balconi stanno crescendo con l’imporsi della crisi economica e con il crescere della disgregazione sociale. Due fattori che stanno oggettivizzando la necessità di recuperare il contatto diretto con il cibo, gli alimenti, i luoghi dove è possibile far nascere e vivere “cose di natura”, un ritorno alla lentezza, al recupero delle relazioni sociali dove il “micro” e il “macro” nuovamente tendono ad incontrarsi su tempi biologici, dove abitudini etero determinate, modo di mangiare, cibo e obesità diventano una nuova frontiera per un ritorno ad un walfare autogestito.

orti7Da quanto emerge da una analisi della Coldiretti, sulla base del rapporto Istat sul Verde Urbano presentata in occasione di “Cibi d’Italia“, sono 1,1 milioni di metri quadri destinato dai comuni a far crescere ortaggi e frutta. Il 44 per cento delle amministrazioni comunali, dei capoluoghi di provincia, ha permesso e promosso la nascita di orti urbani: il 72 per cento delle città del Nord-ovest, poco meno del 60 per cento e del 41 per cento rispettivamente nel Nord-est e nel Centro. Al Sud sono presenti solo a Napoli, Andria, Barletta e Palermo.

orti9A questi dati ufficiali, molti altri si aggiungono se consideriamo anche le occupazioni spontanee di terreni in stato di abbandono e le forme di autogestione (vedi appunto Pisa  e Livorno). E’ proprio l’avanzare” del “popolo urbano e delle periferie” verso forme agricole autogestite che sta caratterizzando questo fenomeno con forti contenuti politici, orientati al risanamento e al recupero di aree in stato di abbandono e degradate , ma anche, come occasione per la partecipazione diretta verso un nuovo modo di ripensare, usare, vivere le città e migliorare la qualità dell’ambiente; limitandone il consumo del territorio, riqualificando aree degradate, valorizzando le produzioni tipiche locali.

Probabilmente, siamo solo agli inizi di un percorso di riflessione culturale sul rapporto natura e ambiente, potere ed economia, probabile e auspicabile che non ci si fermi agli orti (urbani e non) e che, a partire da queste esperienze possa diffondersi un senso di continuità orientato a misurarsi anche con i “macro”problemi globali.

(foto e video di Giacomo Bazzi) Video con Simone Palla Attivista dei preacaut e Ex caserma:


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