A maggio 2015, al cospetto di Renzi, è stato firmato l’Accordo di Programma che dovrebbe tirar fuori Livorno dalla sua crisi industriale complessa. Il livello disarmante dei contenuti e la presenza dei soliti noti a quei tavoli non fa ben sperare.
10dicemre 2016 da Tavolo economia e lavoro #BuongiornoLivorno
Nella capacità o meno di scegliere gli obiettivi strategici e nella rinuncia alla consueta opera di mediazione politica (per dirla con un eufemismo) risiede il fattore determinante della vittoria o sconfitta della complessiva operazione di rilancio economico della nostra città.
- Non si può più improvvisare, né pensare di portare progetti vecchi decenni e trovare investitori che concedano alla cieca centinaia di migliaia di euro.
- Non si può pensare di cambiare verso continuando a sovvenzionare con investimenti a pioggia, con la sola speranza di un ritorno elettorale. Roba da Italietta anni ottanta, altro che rottamatori.
Neanche chi governa la città sembra aver capito l’importanza di questo passaggio:
- Nogarin non porta alcuna alternativa di progetto che non sia già presente nelle proposte governative. Nessuna idea, nessun sogno, nessun futuro per Livorno. Qualche promessa, scollegata dalla realtà, sull’impiego di lavoratori metalmeccanici in opere di bonifica o sull’ennesimo polo tecnologico fantasma.
- Le altre forze di opposizione non prendono una posizione netta sulla questione, pur essendo la Questione di Sopravvivenza.
E così viene approvato un PRRI (progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale) che se non fosse tragico ci sarebbe da ridere:
- 27 imprese rispondono alla “call” su Livorno, assicurando “ben” 800 assunzioni teoriche, a fronte di incentivi messi sul piatto pari a 10 milioni di euro.
- E così escono bandi per super darsene europee, fondate su fanghi melmosi: bandi senza fine, a cui nessuno crede, nemmeno la Regione che dovrebbe finanziare l’opera.
Alcuni insinuano che i dubbi e i ripensamenti del Governatore Rossi non siano reali, ma siano solo funzionali al braccio di ferro con il ministro Graziano Delrio per la nomina del nuovo presidente dell’Authority.
Ottimo. Ci serve a ricordare che la guerra tra bande nel PD tiene bloccata la nomina del Presidente della Port Authority da tempi immemorabili, a conferma di quanto interessi a chi governa la Regione il futuro del porto e della nostra città, al punto di stringerla nella morsa dell’immobilismo per la paura di perdere la Poltrona. Noi ripetiamo quello che dicemmo un anno e mezzo fa, e lo diciamo come monito, perché a questo giro qualcuno dovrà pur pagare: se fallisce questo progetto ha fallito l’Accordo di programma, con la piena responsabilità, anche erariale, di chi lo ha adottato.
E se fallisce l’Accordo di programma questa volta fallisce Livorno.