Alla caccia degli alti prelati: la seconda scomunica di Pisa

Nel XIII secolo l’Italia era il campo di battaglia di uno scontro titanico

Pisa 06 aprile 2016 di Enrico Zini

bandiera

L’Impero guerreggiava contro la lega lombarda, nell’Italia settentrionale i Ghibellini e i Guelfi lottavano aspramente tra loro mentre il papa Gregorio IX e l’imperatore Federico II si contendevano il primato sulla cristianità.

La lotta tra i due era condotta non solo con le armi ma anche a suon di proclami e accuse. Alla scomunica papale del 1239, Federico II replicò muovendo su Roma nel 1240. Il Papa, per niente intimorito, decise di togliere di mezzo quell’ingombrante e ostinato ostacolo alla sua politica e, nel 1241, invitò gli alti prelati d’Europa a Roma per un concilio con l’obiettivo di deporre l’imperatore. 

GregorioIX2aimagesFederico II, però, non era tipo da farsi incastrare tanto facilmente e cercò di impedirlo con ogni mezzo vietando a quelli che erano anche suoi sudditi di parteciparvi e bloccando le vie di terra. Così, per fare affluire gli invitati a Roma, Gregorio chiese aiuto alla Repubblica di Genova.

Essi sarebbero salpati il 25 aprile da Nizza scortati da una squadra navale genovese. L’imperatore, venuto a saperlo, a sua volta gli inviò contro una ventina di navi sicule al comando di Ansaldo dé Mari appoggiate da quaranta galee pisane guidate da Buzzacarino. Il 3 maggio 1241, sventando un inutile tentativo di fuga, la flotta pisano- imperiale si avventò sulla squadra genovese, presso l’isola del Giglio,  accerchiandola.

cartinaDopo poche ore d’inutile resistenza, tre delle navi genovesi giacevano in fondo al mare insieme a migliaia di uomini e all’arcivescovo di Besançon. Le altre, arrembate, furono catturate e portate a Pisa: furono fatti migliaia di prigionieri, tra cui ambasciatori delle città lombarde, esponenti del partito Guelfo genovese, un centinaio tra vescovi e arcivescovi e perfino tre cardinali. Ad accogliere la flotta vittoriosa, oltre ad una folla in tripudio, c’era anche il figlio dell’imperatore Enzo. Grazie al fondamentale aiuto della fedelissima Repubblica il Re poeta riuscì a far fallire il concilio. Il papa, però, non fu altrettanto contento dell’intervento pisano e scomunicò la città. Solo nel 1254, con la morte di Federico II e l’elezione al soglio pontificio di Alessandro IV la scomunica fu revocata a condizione che la città riconoscesse Imperatore solo chi fosse stato approvato dal Papa e costruisse uno “spedale”.

Fu così che il giorno di Pentecoste dell’anno 1257 fu posta la prima pietra dell’Ospedale di S. Spirito e di Papa Alessandro IV, rinominato in seguito Santa Chiara. Per quanto riguarda la prima condizione, invece, Pisa rimase tra le più fedeli alleate dell’impero.

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