Anche a Livorno, il NO si organizza! Domenica 28febbraio ore 9:00, via Maria Terreni Sede ANPI

Al via il Comitato per la Democrazia Costituzionale

Si costituisce il Comitato “No! al Referendum confermativo Costituzionale” di Livorno, in via Maria Terreni Sede ANPI, Domenica 28 febbraio ore 9:00

Image and video hosting by TinyPic27febbraio 2016 admin

Con il termine “Compromesso Costituzionale” necessario per fondere le tre anime della nazione: Liberale, Cattolica e Social Comunista, accomunate nell’antifascismo, nasceva la nostra Carta Costituzionale.

costituzione,L’appello è rivolto a tutti i cittadini e le cittadine livornesi che hanno conservato in questa Italia dalla memoria corta, il senso della storia democratica di questo paese. Siamo un gruppo di singoli e singole, associazioni e partiti politici che hanno deciso di mettersi insieme per fare argine alla modifica regressiva della nostra carta Costituzionale. Un punto di aggregazione di divulgazione delle informazioni e partecipazione, per dare conoscenza e quindi consapevolezza alla scelta che il nostro Paese si appresta a fare.

Le attuali modifiche alla nostra Costituzione riducono gli spazzi di partecipazione democratica dei cittadini alla vita del paese, questo non è un giudizio da conservatori, ma da progressisti, e come tali denunciamo che, dopo 68anni dalla sua entrata in vigore, la nostra costituzione non è ancora applicata nella sua totalità.

La riconosciamo ancora come la sintesi migliore del Nostro stare insieme, della Nostra identità collettiva di italiani e delle libertà, dei diritti e dei doveri che quotidianamente godiamo e che lottiamo per mantenere. Non possiamo permettere che ogni governo succeda alla guida del paese la possa mettere in discussione. Lo fanno forse gli altri paesi occidentali? No, perché è caratteristica di ben altre realtà, più influenzate dagli altri attori internazionali.

75 costituenti hanno scritto le regole che hanno difeso la democrazia nel passato, nel presente e, grazie ai comitati che la tutelano in questo referendum, continuerà a svolgere il suo lavoro anche nel futuro. I costituenti hanno immaginato una bilancia con un peso su un piatto e un contrappeso sull’altro piatto, per mantenere l’equilibrio tra tutte le componenti della nostra società e tra i poteri dello stato: legislativo al parlamento; esecutivo al governo e giudiziario alla magistratura.

I nostri padri (e le nostre madri) costituenti, hanno donato ai loro figli e nipoti una Costituzione viva, capace di adattarsi ai tempi, con meccanismi di pesi e contrappesi in grado di garantire la governabilità e la rappresentanza democratica di tutti i cittadini e tutte le cittadine.

Questa architettura istituzionale è concepita per contrapporre un potere di controllo ad ogni potere di guida e indirizzo, perché così funziona la democrazia, perché governabilità non è dittatura della maggioranza, perché la rappresentanza è vuota senza la partecipazione. Siamo consapevoli che la distanza tra governati e governanti è un fosso ormai abissale creato da questa classe di nominati, ma non è aggiustando a piacimento la Costituzione a questa distanza che si risolve il problema:

  • I. Questa modifica costituzionale porta con sé lo strapotere dell’esecutivo nel determinare l’indirizzo dei lavori del parlamento, relegandolo in via ufficiale al ruolo che da alcuni anni si tende ad attribuirgli, quello di un mero emiciclo di ratifica asservito ai voleri del governo. Nessun contrappeso è previsto a tutela dell’iniziativa legislativa autonoma delle camere o dei cittadini e delle cittadine, che anzi ne vengono ulteriormente mortificate.
  • II. Con questo disegno il Presidente della Repubblica andrebbe a perdere la sua natura di contrappeso alle maggioranze parlamentari eventualmente precostituite, a vantaggio della figura del Primo Ministro, catapultandoci in un nuovo sistema zoppo, non in equilibrio e tutto da inventare. Ma stiamo parlando della nostra democrazia, e su questo non si può scherzare.
  • III. Vengono aumentati i requisiti per proporre referendum abrogativi, depotenziando uno strumento che molto ha contribuito negli anni della nostra Repubblica al progresso sociale e civile del Paese (elevando da 500.000 a 800.000 le firme necessarie) e viene al contrario strumentalizzato quello delle leggi di iniziativa popolare.
  • IV. Nonostante la pubblicità al riguardo, il Senato non viene affatto abolito, così come non si definisce una divisione funzionale ragionevole per il superamento del bicameralismo perfetto. Nonostante la trasformazione in camera delle autonomie, nessun meccanismo di rappresentanza territoriale diretta viene messo in piedi, mutuando solamente le prerogative di immunità senatoriale ad alcuni amministratori locali.
  • V. Una modifica costituzionale da leggere poi con il combinato disposto della nuova legge elettorale c.d. “Italicum” perché applicabile solo per l’elezione della Camera dei Deputati. Un proporzionale con premio di maggioranza alla lista, ed alte soglie di sbarramento, che taglierebbe definitivamente fuori dalla rappresentanza parlamentare milioni di voti, che non potrebbero più concorrere alla composizione delle istanze di cui sono espressione.

Ci avviamo in definitiva verso la regressione terminale della democrazia, voluta da un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Consulta, e da forze politiche che non avevano nei loro programmi elettorali la modifica della Costituzione.

Occorre contrastare l’indifferenza, garantire ai nostri figli ed ai nostri nipoti le stesse libertà che i nostri genitori ed i nostri nonni hanno pagato col sangue per noi!

 

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