Foibe: tra distorsioni interpretative, revisionismo storico e guerre attuali

guerraC’è stato un tempo, in cui a fuggire dagli orrori della guerra, erano proprio gli italiani e oggi, chi si indigna per questo passato dovrebbe farlo anche per il presente, in un’ottica di solidarietà e accoglienza verso intere popolazioni in fuga dai nuovi conflitti globali

foibe cartina10febbraio 2017 di Silvio Lami

Si celebra il giorno del ricordo delle Foibe, di quelle popolazioni della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia che passarono sotto la exJugoslavia del maresciallo Tito, alla fine della II Guerra Mondiale, dopo il trattato di Parigi del 10 febbraio 1947.

A fronte delle diverse e numerose distorsioni interpretative verso gli accadimenti per il quale si è scelto il sinonimo di foibe… Per evitare distorsioni spesso in sapore di revisionismo storico, occorre contestualizzare questi fatti a partire dalla considerazione che in quel periodo, tra il 1945 e il 1947, si saldarono numerosi conti in sospeso tra italiani e slavi.

Conti che riguardano la lotta per i confini nazionali, con entrambe le parti decise ad estendere il proprio dominio sui territori altrui, conti che riguardano cinque anni di conflitto mondiale, che riguardano un’occupazione militare italiana durata due anni, che riguardano addirittura la storia dei due paesi a partire dall’Unità d’Italia. In estrema e pertanto incompleta sintesi, potremmo affermare che probabilmente da ambo le parti ci furono crimini di guerra e crimini civili e che da entrambe le parti c’è stato il tentativo di una strumentalizzazione politica dei fatti, dovuta anche alla particolarità del contesto post-bellico e della guerra fredda.

Dai documenti dei servizi segreti britannici e americani, resi pubblici, aventi per oggetto “i famigerati 40 giorni che seguirono la fine della guerra in Friuli Venezia Giulia e Istria” e stando alle ricerche svolte dall’Università di Capodistria, ricerche compiute in Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti, emerge in tutta evidenza la strumentale esagerazione che è stata fatta sui numeri delle “foibe”. Tesi surrogata anche dagli appunti degli Alleati, che già nel ’45 parlavano di esagerazioni italiane.

foibe sfollatiStando alle stime basate su tali documenti, infatti, risultano essere stati circa 2.400 gli italiani deportati, scomparsi, morti o espatriati… in stragrande maggioranza militari e, in misura molto minore civili. Ma, altre ricerche basate su fonti italiane e slave, ci parlano di oltre 4.000persone. Se la stragrande maggioranza degli storici sono riluttanti a dare una cifra precisa delle vittime delle foibe, va anche ricordato che tra questi deportati risultano anche persone che in realtà, per vari motivi politici, militari e personali, non tornarono a casa alla fine della guerra.

Vero è che le dimensioni di una tragedia non dovrebbero essere misurate solo dal numero delle vittime, è chiaro che le cifre sono sempre di forte impatto emotivo, ma il giudizio politico non passa attraverso un calcolo numerico, anche perché un solo martire ne vale comunque il ricordo e la memoria. Resta tuttavia il dato che le documentazioni di cui siamo concretamente in possesso, risultano insufficienti a poter dare giudizi definitivi o assoluti per pensare di chiudere così il discorso col passato.

Ma se contestualizziamo ì fatti e indaghiamo sulla natura del fascismo di frontiera… scopriamo una sorta di “fascismo laboratorio” da estendere all’intera nazione, un fascismo che si rivolge alla nazione italiana e che nel contempo, esercita la sua influenza attraverso le vie diplomatiche, verso l’Europa danubiano-balcanica inserendosi in un’area di confine delicata, dove le élite dirigenti – e soprattutto le élite economiche – erano già presenti e attive in maniera egregia.

mussolini.“Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani”… era il settembre del 1920 e chi parlava era Benito Mussolini,… e questa frase di Mussolini troverà la sua coerente applicazione durante l’invasione dell’esercito italiano in Jugoslavia.

E’ un fascismo ispirato da interessi economici e pertanto molto attento – ma altrettanto feroce – ad attivare politiche di inclusione/esclusione, dove potevano essere inclusi solo coloro che rinunciavano alla loro identità nazionale e soprattutto disposti a rinunciare a qualsiasi forma di ribellione e accettare il nuovo Stato che era italiano e fascista. A tale scopo furono introdotte norme di repressione molto precise, inserite in una legislazione tesa ad annientare l’identità nazionale slovena e croata.

Bisogna abbandonare la falsa pietà, ammonisce Mussolini, e dimostrare che gli italiani sanno essere duri. I risultati non tardano ad arrivare: Villaggi bruciati, rastrellamenti, deportazioni di massa e furono costruiti campi di concentramento che, seppur non scientificamente predisposti allo sterminio, furono causa di migliaia di morti e di infinite sofferenze… (Secondo stime dell’A.N.P.P.I.A., i fascisti internarono quasi 30.000 tra sloveni e croati… uomini, donne e bambini).

Imputati alla sbarra. Prima fila, da sinistra: Göring, Hess, von Ribbentrop, Keitel. Seconda fila, da sinistra: Dönitz, Raeder, Schirach, Sauckel.
Imputati alla sbarra. Prima fila, da sinistra: Göring, Hess, von Ribbentrop, Keitel. Seconda fila, da sinistra: Dönitz, Raeder, Schirach, Sauckel

Pertanto la base della politica fascista nei confronti degli slavi, anche dei cittadini del Regno d’Italia, è stata caratterizzata dal razzismo. Ma è la guerra che scrive le pagine più vergognose, quelle dei crimini di guerra di cui nel nostro Paese si parla poco. Sarà un caso… ma nel mentre in Germania si celebravano i processi di Norimberga, …in Italia le responsabilità della guerra e delle sue atrocità vennero semplicemente ignorate, ovattate, nascoste, poi, negate.

Sono stati ben 1.992 gli italiani accusati di aver commesso crimini di guerra e molti di loro, li rivedremo poi nella storia della Repubblica a occupare incarichi e uffici delicatissimi come se nulla fosse successo! …Tutti i questori e i vicequestori nominati dal fascismo rimasero saldamente sulle loro poltrone, gli stessi, che epurarono 8.000 poliziotti che, definiti di sinistra e comunisti, furono licenziati o trasferiti in Sardegna e in Sicilia in una sanguinosa quanto inutile lotta al banditismo.

Se da un lato la lettura del passato ci aiuta a interpretare il presente, la capacità di leggere il presente ci potrebbe aiutare a capire meglio ciò che il passato non ci ha tramandato.

fascioE questo perché le vittime di oggi non sono diverse da quelle di ieri o dell’altro ieri o di mille anni fa… sono comunque vittime, poterle riconoscere e…  possibilmente farle parlare, è l’unico modo per rendere loro giustizia e per rendere giustizia anche a quanti non hanno lasciato alcuna traccia documentata. E forse bisognerebbe… essere storici anche e soprattutto delle ombre, che non hanno meno diritti di chi ha lasciato invece tracce ben visibili.

Rimane pertanto il dato incontrovertibile e assolutamente fondato: gli aggressori furono in principio gli italiani, guidati dalle ambizioni di espansione territoriale di Mussolini e dagli interessi economici che rappresentava. La responsabilità delle “foibe” è da attribuire al comportamento dell’Italia fascista, che nel settembre del 1941 invase i territori della ex Yougoslavia, imponendo alle popolazioni locali un’italianizzazione forzata in ambito linguistico, culturale e comportamentale… “Si ammazza troppo poco!” diceva sarcastico, in una celebre nota sulle rappresaglie anti partigiane, il generale Mario Robotti, comandante dell’XI Corpo d’Armata italiano in Slovenia e Croazia e grande deportatore di Lubiana.

A pari merito, sarebbe altrettanto inaccettabile negare o sottovalutare le sofferenze subite degli italiani  ma ricordando, sempre e comunque, che la guerra di aggressione la scatenò, senza neanche dichiararla, Mussolini contro la exJugoslavia, e che quindi siamo stati Noi i diretti responsabili della guerra e indiretti responsabili di ogni sua più tragica conseguenza, fu quindi il comportamento delle camice nere, autori di rappresaglie e violenze, a creare negli slavi un forte sentimento di ostilità verso gli italiani/fascisti che sfociò, quando la storia lo permise, in vendetta.

art11 costituzione guerraSe non esistono morti buoni e morti cattivi, non possano neanche esistere morti eroi e morti da dimenticare a seconda di chi li ha uccisi. Anche perché molte delle perdite italiane nella guerra, derivarono proprio dai bombardamenti dei liberatori angloamericani… diversamente la memoria in Italia, rischia di raccontare poco del passato e… probabilmente, nulla del presente! Non a caso i nostri Padri Costituenti con l’art. 11 hanno sancito che: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

d'alemaCome non detto… e contravvenendo l’art.11 della Costituzione il 23 marzo 2002 l’Italia bombardava la Jugoslavia:

“Vorrei ricordare che quanto a impegno nelle operazioni militari noi siamo stati, nei 78giorni del conflitto, il terzo Paese, dopo gli USA e la Francia, e prima della Gran Bretagna. In quanto ai tedeschi, hanno fatto molta politica ma il loro sforzo militare non è paragonabile al nostro: parlo non solo delle basi che ovviamente abbiamo messo a disposizione, ma anche dei nostri 52aerei, delle nostre navi. L’Italia si trovava veramente in prima linea.” Chi parlava era l’On. Massimo D’Alema.

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