Il potere della Rete è una macchina da soldi solo per pochi; messaggi virali e pubblicità online. I giovani sono salvi.. ma…

Con questo articolo sintetizzerò in poche righe, cercando di farmi capire anche da chi conosce meno il settore del web, alcuni aspetti e strategie utilizzate dai persuasori e divulgatori di testi e messaggi virali. I più esperti già sapranno! Uno degli aspetti preoccupanti della rete è la relazione che c’è fra le vere notizie, le false notizie, la bufala o un messaggio virale che utilizza tecniche divulgative del web marketing e la pubblicità su internet. Ormai da tanto tempo girano sui social network, in particolare su facebook, una serie di messaggi virali (quindi contagiosi, che gli utenti condividono con facilità). Generalmente questi messaggi hanno una foto accattivante, si fermano con una domanda (o con un senso di domanda) o con un qualcosa che presuppone che dopo la lettura verremo a conoscenza di un argomento eclatante. Di fronte a un messaggio del genere sicuramente si crea in noi una gran voglia di cliccare sul link di riferimento, da casa o dallo smartphone, non fa differenza; niente di male, ben venga la curiosità e la ricerca. Attenzione però quando la ricerca ci spinge verso risposte che vorremmo leggere (o sentire) che non sempre rappresentano il vero. E’ umano che nell’era di internet e della crisi economica, dove ognuno di noi può esprimere (solo in parte, in un altro momento vi spiegherò quante persone vi leggono), il proprio disagio, la propria cultura, il proprio sapere, dove la teorie del complotto, nonostante nascondano talvolta qualche pizzico di verità, innescano in noi un senso di rivalsa e una plausibile spiegazione sul perché del disagio, della crisi e di tutto ciò che non ci va bene, giustificandoci e allontanando la nostra responsabilità facendoci individuare il colpevole e il responsabile dei nostri mali. Desta sospetto il fatto che quando clicchiamo su quei messaggi, entriamo in un vortice pubblicitario che spesso va anche contro il principio e contro la moralità che molto era propagandata sull’articolo stesso. Nel senso, se creo un messaggio virale contro le banche (non le sto difendendo) è assurdo che appena “clicco” per leggere il seguito dell’articolo, si apra un pop up o un banner che pubblicizza il Forex (mercato dei cambi) o addirittura un casinò online; già questo dovrebbe farci insospettire che siamo entrati nel vortice della macchina da soldi. Come dicevo nel titolo, i giovani sono salvi; da un’attenta analisi e da uno studio effettuato, si evince che gli under 20 (divoratori di video su youtube, ve ne parlerò un’altra volta) sono coloro che cliccano meno sui messaggi virali, probabilmente perché essendo nati con la rete riescono ad intuire e distinguere immediatamente una news vera da una falsa, una bufala da una critica. I dati confermano che i maggiori cliccatori di “banner” o di “link” sui social network, che incrementano notevolmente le tasche degli esperti uomini del web marketing sono in quella fascia che va dai 30 ai 60 anni. internet3La maggioranza dei siti di cui sto parlando sono raggiungibili da un collegamento ipertestuale (link che rimanda a un sito che si apre quando clicchi) e generalmente sono dei mini siti nei quali non troverai mai chi è l’autore. Un mini blog, un mini sito lo si può installare in 5 minuti, è gratuito, quindi in un’ora è possibile creare 12 minisiti, piazzarci dentro un aggregatore di notizie, riempirlo di vere notizie, renderlo credibile e dopo 48 ore piazzarci dentro una bufala o un messaggio virale, condividerlo in una pagina facebook e il gioco è fatto. Ma come individuo i mini blog o mini siti “pericolosi, persuasivi, virali”? (non me ne vogliano le persone serie che utilizzano le stesse piattaforme, i micro blog o mini siti non sono sempre sinonimo di bufala o poca serietà, anzi questi sono la minoranza). La risposta è nella loro qualità e nella loro estensione di dominio. Quando trovate che la notizia o la presunta tale risiede su un sito .it, .com, .org, .net per fare un esempio, significa che siamo di fronte a un qualcosa di più serio, qualcosa di cui posso conoscere l’ideatore, il realizzatore, l’autore, il webmaster etc. anche se esistono tecniche per oscurare il who is ( mi fermo perchè l’argomento prenderebbe un aspetto troppo tecnico). Diffidate dei link dei mini blog o mini siti che finiscono per .wordpress.com , .altervista.org, .blogspot.com, estensioni fra le più popolari, diffidate quando sono invasi da pubblicità che va contro il senso critico o morale per il quale avete deciso di leggere un articolo, eviterete di ingrassare le tasche di alcuni con il rischio, dopo la lettura, di uscirne ancora più confusi di prima. Ribadisco, queste estensioni sono gratuite e volendo irrintracciabili, ecco perchè sono le più usate per questi scopi, ma per fortuna nella maggior parte dei casi sono utilizzate anche da professionisti, da blogger e per giuste cause; purtroppo, come vi dicevo, non sempre è così e con con alcune piccole attenzioni, probabilmente, la prossima volta che capiterete nella “macchina dei soldi” ve ne accorgerete. Chiaramente esistono altre tecniche per divulgare messaggi virali o bufale, per esempio avvalendosi dei social network stessi, anche se devo dire che oggi è molto più difficile rispetto a qualche anno fa creare una pagina facebook che abbia più di centomila iscritti (quindi nell’immaginario collettivo molto credibile e dal punto di vista marketing sufficientemente necessaria per trasmettere messaggi virali), una piccola nota è doverosa, esistono anche messaggi virali di buon senso, confidiamo in quelli e anche di questo argomento ve ne parlerò un’altra volta… Luca Fiordi

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