Secondo l’inchiesta denominata “Killer in corsia” l’infermiera professionale, attualmente sotto ordinanza di custodia cautelare nel carcere di Pisa (emessa dal gip del Tribunale di Livorno), avrebbe procurato la morte di pazienti non terminali, attraverso la somministrazione di dosi massicce del farmaco Eparina
31marzo 2016 admin
Il primo dubbio sul fatto che qualcosa non funzionava nel reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Piombino è maturato a seguito della segnalazione di un paziente anziano, il quale manifestava sospette emorragie diffuse ma, non collegabili alla patologia di cui soffriva. Poi l’inchiesta sulla base di due denunce da parte del SSR sul sospetto coinvolgimento dell’indagata nei fatti, l’infermiera Fausta Bonino 55enne, che viene rimossa dal suo posto di lavoro e inserita ad un servizio dove non sono previste somministrazione di farmaci. E, ieri sera l’arresto da parte dei carabinieri del Nas di Livorno, l’accusa al momento è di omicidio continuato aggravato a danno di pazienti.
Un punto rilevante, al fine delle indagini che hanno condotto all’individuazione dell’indagata, è che l’infermiera, guarda caso, era sempre presente in quei turni in cui veniva somministrato ai pazienti l’Eparina in quantità eccessive (le analisi hanno riscontrato concentrazioni fino a 10 volte oltre il protocollo) e talvolta anche senza che fosse stata prescritta dal medico. Altro elemento rilevante è dato dal fatto che dopo il suo trasferimento dall’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione i decessi, dal 20% sono scesi al 12%, ovviamente gli accertamenti sulle morti non possono considerarsi concluse e necessiteranno di ulteriori approfondimenti.
Secondo le prime stime, tra il 2014 e il 2015, avrebbe provocato la morte a ben 13pazienti tutti in età avanzata, tra i 61 e gli 88anni, dodici dovuti a scoagulazione del sangue e uno ad arresto cardiaco, verificati nelle seguenti date: 19gennaio/27giugno/22settembre/2ottobre/24novembre/26novembre/20 dicembre/28 dicembre 2014 e 9gennaio/11marzo/1luglio/9 agosto/29settembre 2015.
Adesso il lavoro di investigazione è rivolta a scoprire le motivazioni alla base di questi atti orribili e se, come sembrerebbe emergere dalle prime indiscrezioni, fossero da collegarsi ad una condizione di alterato stato psichico, c’è da domandarsi seriamente, al di la degli accadimenti ancora tutti in fase di accertamento: come sia stato possibile che nessuno si fosse accorto che questa persona soffriva di queste patologie e tuttavia, come è stato possibile che in queste condizioni prestasse servizio in una Unità Operativa così delicata.
Oggi pomeriggio la direttrice della Asl Toscana nord ovest, Maria Teresa De Lauretis, ha tenuto una conferenza stampa all’Ospedale di Livorno per illustrare i fatti e presentare il proficuo percorso di collaborazione con la magistratura e con i Nas. Vedi video
Questo il commento appena appresa la notizia, del presidente della regione Toscana Enrico Rossi, interpellato a Roma a margine della Conferenza Stato Regioni:
“Un episodio negativo e terribile come quello di Piombino, anche se dovesse venire confermato, non deve assolutamente gettare fango sulla categoria o sul sistema sanitario toscano e italiano. Anche frequentando per ragioni familiari gli ospedali toscani mi sono reso conto di quanto sia duro questo lavoro e con quanta passione, dedizione e giusto orgoglio professionale lo svolga la maggior parte degli operatori sanitari, tanto da ricevere, dopo il ricovero, i sinceri ringraziamenti dei pazienti e dei loro miliari”.
Anche l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi è intervenuta sulla vicenda:
“E’ davvero una storia orribile, alla quale si fa fatica a credere. Una storia che purtroppo rischia di gettare discredito su una categoria, quella degli infermieri, che invece è fatta da persone che svolgono il loro lavoro con competenza, professionalità, dedizione, spirito di sacrificio, grande senso etico. Il mio pensiero e la mia solidarietà ai parenti delle vittime. E il mio ringraziamento ai carabinieri del Nas e alla magistratura, che hanno condotto le indagini, alle quali la Asl ha collaborato e a ha dato impulso.”
Verificheremo -aggiunge l’assessore- se vi sia adeguata attenzione nella valutazione dei casi; voglio tuttavia sottolineare che l’indagine è partita sulla base di due denunce del SSR. Continueremo ad assicurare alla giustizia tutta la nostra collaborazione nel proseguimento delle indagini. Voglio sottolineare ancora che si tratta di un caso isolato: la missione di un infermiere non è certo quella di dare la morte, ma invece curare, assistere, alleviare il dolore. E questo fanno, con deontologia professionale, gli infermieri del servizio sanitario toscano”.