Lavoro, contratti, salari, pensioni, sanità, scuola, trasporti: “chi paga la crisi?”

28giugno 2016 di Marcello Pantani Cobas

La crisi

Marcello PantaniÈ dal 2008 che, in mezzo mondo e anche di più, imperversa la crisi economica, la cui gestione da governi e sindacati ufficiali è stata consegnata nelle mani delle banche e delle società finanziarie; dei grandi gruppi industriali e delle loro associazioni; dei padroni di ogni ordine e grado, associati e non associati, operanti nella produzione come nei servizi, specialmente in quelli dati in appalto; delle cosiddette cooperative, sia quelle un tempo chiamate “rosse” che quelle chiamate “bianche”.crisi economia

Contratti

lavoroSenza contare i ritardi di anni con cui si rinnovano i con- tratti nazionali, i quali, per altro, sempre più spesso si risolvono a favore delle imprese, in cambio di una elemosina di aumento salariale; o l’estinzione dello stesso contratto nazionale, da sostituire con quello aziendale, improntato al massimo di flessibilità lavorativa e basato sul criterio della produttività. Ciò comporterà l’aumento frenetico dei carichi e dei ritmi di lavoro con aumento di incidenti mortali (nel 2015, rispetto al 2014 abbiamo avuto meno incidenti sul lavoro, ma più infortuni mortali e un aumento delle malattie professionali, soprattutto osteomuscolari), mentre chi lavora nella maggior parte delle aziende dove non c’è affatto la contrattazione aziendale, precipiterà nella miseria nera.

Diritti in svendita

lavoro.Quello che è successo e sta succedendo in Italia, a opera dei governi che si sono succeduti da 25 anni a oggi, è terrificante. Non esiste più il diritto del lavoro, sostituito da un ammasso di leggi sul lavoro che si potrebbero definire di tipo “penale”, in quanto riconoscono solo l’arbitrio del padrone di infierire spietatamente sulle lavoratrici e sui lavoratori, col- pendoli con sanzioni continue fino al licenziamento. L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (come garanzia contro licenziamenti privi di giustificato motivo o di giusta causa), già rottamato dal governo Monti/Fornero, è stato cancellato per le nuove assunzioni dal Jobs Act del governo Renzi / Poletti.
Il controllo, il pedinamento e la repressione del personale non conoscono più limiti, come anche il demansionamento e la dequalificazione, spesso tesi a mortificare e umiliare lavoratrici e lavoratori indisponibili ad abbassare la testa o con capacità lavorati- ve massacrate dal lavoro.

Chi paga la crisi (lavoratori e pensionati)

lavoro agenzia IntempoI governi, inoltre, col beneplacito di fatto dei soliti sindacati, sfornano in continuazione leggi che devastano il sistema pensionistico e i diritti di chi lavora sotto padrone (fino a instaurare la totale libertà di licenziare nel lavoro privato); regalano miliardi al padronato sotto forma di decontribuzione degli oneri sociali e di detassazione delle attività produttive; bloccano per anni e anni il rinnovo dei contratti di lavoro nel Pubblico Impiego (dal 2009), dove l’organico diminuisce di continuo per il blocco pressoché totale del turn-over e dove ci si guarda bene dallo stabilizzare i precari; assaltano lo stato sociale facendo mancare ai servizi pubblici le risorse necessarie e rendendoli inadeguati ai bisogni dei cittadini.

La scuola

scuola..Il sistema scolastico sta ormai diventando un’azienda, in cui i presidi, o dirigenti come si chiamano adesso, hanno il compito di reprimere la libertà d’insegna- mento dei docenti, i quali devono rigare diritto, pena il rischio di subire provvedimenti disciplinari, perfino di essere licenziati, se non si uniformano ai canoni ministeriali, che li vogliono trasmettitori servili verso gli studenti del pensiero unico dominante. Questo, mentre le classi continuano a essere zeppe fino all’inverosimile di ragazzi, con nessuna possibilità di riservare un’attenzione didattica particolare a chi fra loro ne ha bisogno; e mentre i precari rimangono precari a decine di migliaia, quando la loro stabilizzazione non solo sarebbe legittimo riconoscimento del loro diritto di lavoratori, ma imprimerebbe un salto di qualità all’insegnamento, di cui gli allievi potrebbero finalmente giovarsi.

I trasporti pubblici

Image and video hosting by TinyPicIl sistema dei trasporti pubblici si avvale di autobus che svolgono il servizio ridotti in uno stato pietoso (è frequente lo spettacolo di vederli abbandonati sui bordi delle strade, anche per ore, in attesa dell’arrivo della manutenzione, che … non arriva), con conseguenze pesanti sulla colonna vertebrale degli autisti, la cui con dizione di lavoro è attraversata da un peggiora mento continuo per effetto della cancellazione di accordi aziendali e per l’entrata in vigore di contratti nazionali capestro.
Quanto ai treni, ormai sono stati eliminati, salvo per le famose “frecce”, molti percorsi lunghi diretti, con la conseguenza di doversi sottopor- re a più coincidenze per viaggi anche di non molte centinaia di chilometri.
Per non parlare dei ritardi, diventati ormai la norma, e del sovraffollamento, soprattutto dei treni per i viaggiatori pendolari. E per non parlare della sicurezza e delle condizioni non solo di viaggio, ma anche di lavoro, in particolare quelle del personale di macchina, condannato alla guida come conducente unico.

Le pensioni

Image and video hosting by TinyPicPer andare in pensione si deve compiere 66-67 anni, con un assegno mensile sempre più povero, mentre il governo sta progettando di “anticipare” l’età pensionistica con l’attivazione di mutui bancari gravati di interessi passivi per 20 anni!
Questo è il frutto delle politiche sociali con cui i governi dal 1992 hanno trattato la materia pensionistica. Cominciò il governo Amato, seguito a distanza di 3 anni da quello Dini, la cui controriforma venne peggiorata dal governo Prodi 12 anni dopo, finché giunse al governo, nel 2011, il prof. Monti, sostenuto da tutti i partiti (destra e “sinistra” unite nella crociata contro lavoratori e pensionati!), il quale affidò la previdenza sociale alla prof.ssa Fornero. Risultato: andare in pensione è diventato una roulette russa, vive- re dignitosamente con l’assegno pensionistico è pura fantasia.
E le giovani generazioni hanno il buio pensionistico davanti a sé, tant’é vero che i soliti tecnici, economisti o giù di lì prevedono che tra non molti anni una quota importante della popolazione potrà andare in pensione solo al compimento dei 75 anni!

La sanità

sanitàConcludiamo questa passerella degli orrori, arrivando al capitolo sanità. Per sottoporsi a visite specialistiche o esami clinici, occorre pagare ticket in continua crescita e di ogni tipo e aspettare mesi e mesi, come anche per essere ricoverati, perché l’organico, anche se impegnato negli straordinari, è comunque insufficiente. I piccoli ospedali di continuo vengono chiusi, mentre nei grandi vengono soppressi posti letto o interi reparti, e i pronto- soccorsi sono delle bolge infernali.
Morale della favola, tenuta nascosta dal signorotto del governo in carica, sempre accolto da manifestazioni di ostilità nei suoi giri per l’Italia, ben protetti dalle forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa: è salita a 11 milioni la quota della popolazione costretta a rinunciare ai servizi sanitari, mentre, invertendo la tendenza in corso dal dopoguerra, la speranza di vita sta diminuendo!

Recommended For You

About the Author: Pisorno