Livorno History X. Un fatto di ordinario razzismo, e violenta intolleranza. Vissuta e narrata, dal consigliere Marco Bruciati

Marco Bruciati“Succede sempre più spesso che la realtà, quella vera pesante e stronza, venga a bussarti alla porta senza annunciarsi”

violenza razzismo

31maggio 2016 da profilo facebook di Marco Bruciati. Ore 13:45. Piazza Grande, Livorno

Sto mangiando a un locale nei pressi di Piazza Grande. Uno di quei locali con i tavoli all’aperto con persone che passano continuamente. I tavoli sono tutti pieni. Vicino a me una coppia di ragazzi e due famiglie (madre, padre, figlio di circa 7 anni).

Arriva un ragazzo di colore che chiede se voglio comprare qualcosa. Lo ringrazio e rispondo che non ho bisogno di niente. Il ragazzo passa al tavolo successivo poi a quello dopo e nel giro di pochi secondi lo vedo letteralmente volare a terra vicino all’ingresso del locale. Mi volto e vedo uno dei due padri di famiglia scagliarsi sul ragazzo a terra colpendolo ripetutamente con calci e urla:

“vai via, hai rotto il cazzo”.

Mi alzo e mi frappongo tra i due invitando il picchiatore a smetterla e a tornare a sedere. Il buon uomo, di tutto punto, inveisce contro di me minacciando una dose di botte pure per il sottoscritto:

“fatti i cazzi tuoi, stronzo”.

Mi volto ed aiuto il ragazzo ad alzarsi e a raccogliere tutti gli oggetti che nel frattempo si erano sparsi sotto mezzo portico di via Grande. Nel frattempo, l’altro, un armadio pompato a dovere da palestra e molto probabilmente da cocaina (solo una supposizione ma gli indizi c’erano tutti), continua a gridare:

“Sono troppi, mi hanno rotto il cazzo, io li ammazzo tutti, mi fanno diventare razzista”.

Finiamo di raccogliere il materiale, accompagno il ragazzo di colore dietro l’angolo, torno pago il conto e me ne vado. Nel frattempo il tizio si era rimesso a sedere, davanti alla figlia di 7anni, rimasta basita per l’accaduto.

  • Racconto questa storia non perché mi sia reso conto oggi di quanto il mondo sia stronzo e cattivo (un po’ di pelo sullo stomaco nel corso del tempo, mio malgrado, me lo sono fatto) ma perché, come spesso accade, la cosa più truce e triste di questa situazione è che il fatto è avvenuto davanti ad almeno venti persone che per un motivo o per un altro non hanno mosso un dito o la lingua anzi no, uno ha detto al picchiatore:

“Si, hai ragione, sono troppi ma non ti conviene, poi ci rimetti te”

  • Racconto questa storia perché l’antifascismo e l’antirazzismo non sono concetti astratti da promuovere e celebrare solo nelle ricorrenze del calendario ma valori fondativi che devono muovere la vita civica quotidiana. Siamo in una fase storica in cui la solidarietà e le marce per la pace non bastano più, serve sporcarsi le mani con ciò che questa realtà ci mette davanti ogni giorno, senza paura e con la consapevolezza di essere sempre dalla parte giusta.
  • Racconto questa storia non per descrivere un cahier des doleances in cui Livorno è diventata uno schifo ma per invitare tutti coloro che leggeranno queste parole a fare altrettanto nel caso in cui si trovino in situazioni simili. Lo dico come cittadino e, da amministratore pubblico, come consigliere comunale: rimbocchiamoci le maniche senza piangerci addosso.

Una storia livornese X.

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