Piombino Area di Crisi Complessa, Uglm: “passate le feste, ma molte famiglie le hanno affrontate in difficoltà economica”

11gennaio 2017 da Rsu Uglm Aferpi, Piombino

Piombino SIN bonifiche

E, si torna timidamente a parlare delle vertenze del territorio: Unicoop, Magona, Aferpi senza dimenticare altre realtà come Enel e Sol di cui si parla sempre meno ed in alcuni casi neanche più si menzionano. Un intero territorio a rischio lavoro, sicurezza e salute visto le mancate demolizioni, la non messa in sicurezza degli impianti inutilizzati Aferpi e le bonifiche del SIN mai iniziate.
L’indotto, quello diretto delle sopracitate aziende, completamente sgretolato con pochi sopravvissuti.

Eppure essere un’area di crisi complessa sembrava che potesse aiutare e invece si sono forniti strumenti, pochi ed inadeguati, molti dei quali finanziati ma ancora non erogati, altri in finanziaria dei quali sapremo, forse, dopo le elezioni. Certo essere un’area di crisi complessa, essere un sito di interesse nazionale con aree estese da bonificare  avrebbe dovuto significare  chiave di volta,  anche occupazionale per il rilancio del territorio.

Per le bonifiche si sono addirittura create discariche dove invece non sono finiti i nostri rifiuti ma quelli provenienti da fuori zona e sembrerebbe  anche rifiuti pericolosi.  Ora, visto che tutti sono presi dalle prossime elezioni politiche, Piombino dovrebbe tornare una emergenza nazionale. Ma per fare questo non ci possiamo limitare a fare come spesso facciamo con i nostri figli: “se lo fai un’altra volta vedrai…” Spesso facciamo solo  proclami invece di  agire  “si dice di essere pronti alla mobilitazione e lo si ripete ma di concreto non si mette in moto niente.” Questo territorio sembra aver perso lo spirito e l’esigenza di far sentire il proprio dissenso.

Queste le proposte che avanziamo come sindacato, spesso già evidenziate in passato: 

  • parlare delle bonifiche con il Governo, la nostra rappresentanza sindacale agli incontri al Mise lo ha sempre fatto chiedendo  un intervento immediato coinvolgendo aziende locali;
  • chiedere al Governo un intervento diretto volto alla ripartenza della lavorazione mentre il contenzioso con Rebrab va avanti;
  • chiarezza sulle concessioni portuali e loro durata;
  • strumenti adeguati per chi ha perso il lavoro in tutta l’area di crisi, non solo Aferpi. L’ indotto deve avere gli stessi strumenti dei diretti per preservare il poco lavoro rimasto.

Per fare questo tutte le RSU metalmeccaniche che rappresentano i lavoratori e le segreterie di tutte le sigle sindacali, che ricordiamo da un anno sono quattro, devono riunirsi immediatamente e decidere di convocare un’assemblea dei lavoratori e mettere in piedi mobilitazioni importanti, che coinvolgano tutta la città.

Non possiamo tornare dal Ministro solo per ascoltare, occorre pressarlo a dare soluzioni  immediate sulle quali anche il sindacato deve contare.

Sarebbe opportuno, come il primo cittadino di Piombino ha ribadito, che per una volta il tavolo fosse portato nel nostro territorio! Ma,  occorre anche che il sindacato abbia prospettive moderne e che unisca l’esigenza del lavoro alla tutela della salute dei lavoratori.  Basta con i dualismi,  con la divisione tra città e fabbrica, salute e lavoro. Se la stagione di Rebrab è volta al termine, la nostra opinione è  che invece saranno ancora lunghi, voltiamo pagina definitivamente e creiamo i presupposti per andare avanti con il settore che fino ad oggi è stato il perno dell’economia di un intero territorio, ma facciamolo secondo criteri moderni e con piani concreti. Senza ricatti o false ripartenze. Iniziamo al contempo  a bonificare e perché no a diversificare! Non dimentichiamoci mai che lo stesso piano industriale di Rebrab parlava di max 1200 lavoratori a regime nel settore siderurgico ed il rimanente tra agroindustria e logistica… quando inizieremo a parlare seriamente anche di questo?

Lettera in idirzzo al Viceministro Bellanova, delle RSA e le lavoratrici indotto Aferpi. 

Egregia Viceministra Teresa Bellanova,  da quasi trenta anni, siamo le lavoratrici degli appalti di mensa e pulizie della ex Lucchini, oggi Aferpi. Forse si ricorderà  quando è venuta a Piombino e ci ha incontrate. Noi ricordiamo bene le sue parole e la sua disponibilità ad ascoltarci. Tra l’altro dopo poco il nostro incontro le stesse  richieste furono portate, dalle nostre segreterie sindacali, al tavolo dell’indotto che Lei come Viceministro ha organizzato a Roma. Come temevamo già nel nostro incontro, abbiamo sì ottenuto  ammortizzatori  in virtù della committente ma solo in un primo momento della  stessa durata dei colleghi metalmeccanici. Infatti dopo due mesi dal decreto che autorizzava la Cigs il Ministero è intervenuto nuovamente con un annullamento di quanto concesso. Le lasciamo immaginare la  reazione quando abbiamo appreso la notizia.

Come conseguenza di questo annullamento è stata applicata la normativa che con il biennio vede la fine della Cigs e quindi con il mese di dicembre abbiamo terminato l’ammortizzatore che ci permetteva di conservare quel poco di lavoro rimasto! Non solo, ma è stata pure aperta la procedura di licenziamento. Fino ad oggi non ci siamo e non ci vogliamo arrendere. Abbiamo chiesto un supporto alla Regione che nella figura dell’assessora Grieco ha dato la sua disponibilità ad approfondire la questione. Ci siamo permesse di scrivere a Lei perché sappiamo che come lavoratrice e donna sa bene quanto sia difficile, ad una età non più giovanissima come la nostra, ricollocarsi nel mondo del lavoro, per di più in una area di crisi complessa come la nostra.

  • Egregia Ministra, perché se siamo in un’area di crisi non ci sono normative appropriate?
  • Perché  non possiamo compensare  quella  parte di orario  mancante, a causa della contrazione della committente, con l’ammortizzatore?
  • Noi chiediamo solo di avere pari opportunità dei colleghi metalmeccanici .

Per completezza le rubiamo altri due minuti del suo tempo solo per dirle che il Ministero suggerirebbe  l’utilizzo della Cigs per le aree di crisi complessa per le aziende che non hanno altri ammortizzatori. Però  il nostro ammortizzatore è legato alla committente e se i servizi sono contratti perché la committente lavora meno è chiaro che siamo in tutto e per tutto legati dalla stesso destino e come abbiamo diritto all’ammortizzatore in virtù della committente anche la sua durata deve poter essere la stessa. Tra l’altro ci risulta che nel 2015 il Ministero con un interpello avesse già riconosciuto, alle aziende dei servizi, questa proroga, perché allora tornare proprio ora indietro? 

Ci scusiamo per la lunghezza di questa lettera ma noi ci teniamo al nostro lavoro e lo difenderemo fino a quando ci sarà la speranza di una possibile ripresa. Confidiamo nel suo aiuto e la invitiamo a tornare a trovarci nel nostro amato territorio.

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