Come molti già sanno, anche nella nostra città, il Comitato Precari e disoccupati dell’ex Caserma, da quasi un anno, porta avanti un’esperienza di orto urbano nella zona di Via Goito, che non è soltanto finalizzata alla coltivazione dell’orto, ma un modo di rendere di nuovo fruibile alla cittadinanza un’area, da anni abbandonata, e che sembra sempre raccogliere l’apprezzamento su questo nuovo modo di trasformare lo spazio urbano comune.
2dicembre 2014 di Gisella Seghettini
Solo l’intervento del sindaco, ha recentemente evitato che le ruspe mettessero fine a questo interessante esperimento, anche se finora le buone intenzioni della giunta non si sono tradotte in decisioni politiche. A questo proposito, recentemente presso il museo di Storia Naturale del Mediterraneo è stata allestita la consueta mostra, a cura del Gruppo Botanico Livornese, “PIANTE CON FRUTTI CARNOSI DEI BOSCHI LIVORNESI”.
All’interno della mostra è stata allestita una esposizione di foto su: “Orti in città” con foto degli orti comunali e quelli di via Goito, e si è svolta la conferenza relativa appunto al tema: “Opportunità e criticità dell’orticoltura urbana” tenuta dalla Dott.ssa Francesca Bretzel (CNR, Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, Pisa). Un numero sempre maggiore di cittadini si sta avvicinando all’idea di coltivare l’orto, produrre il proprio cibo per motivi di salute, economici, di tempo libero; è stato coniato il termine inglese Rurbanite: il cittadino che ha ‘opportunità di godere degli aspetti positivi della campagna anche in città”, questo per affrontare la vita nelle nostre città sempre più inquinate che ha addirittura creato una sindrome infantile: il deficit di natura, per la prima volta individuato dal Dr. R. Louv nel 2005.
Così ha esordito la dott.ssa Bretzel, che ha proseguito citando il sito: LeNius.it per informare la platea delle tantissime esperienze di orti urbani nelle città italiane:
Torino promuove già da un paio d’anni il progetto “TOCC–Torino città da coltivare. Genova, è stata appositamente istituita “la Consulta del Verde”, per la gestione e l’assegnazione degli appezzamenti. Padova vanta già centinaia di fazzoletti coltivati tra i palazzi e nella periferia. A Modena il Comune ha destinato agli orti urbani un’area di 12 mila mq. A Parma con gli orti si coltivano veri e propri frutteti. Firenze sostiene un progetto originale “l’orto di Berta” presso Santa Maria Maggiore, nel quale “gli aromatici metropolitani” curano ortaggi ed erbe. A Napoli diversi orti hanno preso piede ove vi si svolgono attività didattiche. In Sicilia è stato istituito appositamente il “Codifas”, Consorzio di difesa dell’agricoltura siciliana, tra i cui progetti principali rientrano anche gli orti nei centri cittadini. A Pisa è stato citato l’esempio degli Orti del CEP e del progetto Coltiviamo la città.
La relazione ha trattato anche i molteplici aspetti della coltivazione degli orti in città, legati a economia società e ambiente e i vantaggi, diretti per gli ortolani e indiretti per tutti i cittadini. Tra i primi si annoverano: l’attività all’aria aperta, la socializzazione, la qualità del cibo, integrazione del reddito; tra i secondi l’attenuazione dell’inquinamento urbano, l’educazione, la gestione degli spazi urbani, il contributo ai corridoi ecologici e alla biodiversità urbana.
Per quanto riguarda le criticità l’attenzione deve essere rivolta principalmente a due aspetti: all’inquinamento da contaminanti urbani, per questo è bene analizzare i suoli che nella pianificazione urbana vengono destinati agli orti e riservare a queste attività degli spazi ben isolati da strade ad alto scorrimento, e alla gestione dei rapporti sociali tra categorie di cittadini, ma anche tra cittadini e amministratori.
A questo proposito a Pisa è stata costituita l’associazione “Il Consiglio del Cibo” che su modello dei Food Council, si propone come soggetto di riferimento per il governo del territorio a supporto del dialogo tra le istituzioni locali nella progettazione e nella attuazione di politiche alimentari, e la società civile. Alcune delle finalità dell’associazione: creare e sviluppare uno spazio di confronto, di collaborazione e di progettazione sui temi dell’alimentazione; favorire azioni volte alla formazione di una coscienza collettiva sulle tematiche del cibo; favorire relazioni con gli operatori della produzione e della distribuzione di alimenti al fine di ottenere migliori condizioni di accessibilità, qualità, equità, salubrità dei cibi, ridurre gli sprechi e l’impatto sull’ambiente; agire nell’azione di coordinamento delle iniziative pubbliche e dei privati aventi ad oggetto materie di interesse ambientale e nutrizionale che interessano il territorio regionale.