Ai cinque responsabili, confermate anche nel secondo grado di giudizio, pene tra i 6 e gli 8 anni per concorso di violenza sessuale e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
29luglio 2014 Da PisaInforma
La sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Firenze conferma la sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Pisa. Una vicenda che risale al maggio del 2010, quando la 15enne arriva a Pisa, nel campo nomadi di Coltano (Pisa), per un matrimonio combinato e divenne vittima di violenza all’interno della famiglia del marito.
Questa situazione, di degrado e violenza, fu scoperta grazie alla Società della Salute che, ha anche fornito protezione alla minore. I 5 membri furono arrestati e subito espulsi dal progetto “Città Sottili”. Alla famiglia che fu assegnataria della casa minima di Coltano, venne confermata la revoca della concessione dell’alloggio per violazione del patto di legalità, sottoscritto al momento dell’assegnazione.
La dichiarazione del Sindaco Filippeschi, rilasciate in data 26/10/2010:
“Non ci può essere integrazione senza il rispetto delle regole di convivenza e dei diritti umani”. “Grazie alla Polizia, che è intervenuta per fermare una situazione gravissima”. “Ho espresso il mio plauso al Questore Micillo per l’operazione fatta stamani a Coltano. I servizi della Società della Salute hanno collaborato a fare luce prima e a dare poi protezione alla minore, che , se le accuse saranno confermate, è stata oggetto di gravissime e inaccettabili violenze. Si confermerebbe così la pericolosità di soggetti già coinvolti nelle violenze del gennaio 2008, nello scontro armato tra macedoni e kosovari. La Società della Salute applicherà, come ha già fatto in altri casi, proprio a seguito dei fatti del 2008, procedimenti immediati di esclusione da ogni intervento, casa inclusa, per altri soggetti che fossero coinvolti in inchieste giudiziarie per reati”.
Questa vicenda deve far riflettere tutti sull’impegno difficile che Forze dell’Ordine e Polizia Municipale sostengono su questo fronte con capacità operativa e sensibilità. Questo impegno prezioso è essenziale per affrontare le criticità della città, con il massimo rigore per il rispetto delle regole. Ripeto: non ci può essere integrazione per chi la rifiuta contrapponendosi alle regole fondamentali di convivenza di una comunità e alle leggi che devono valere per tutti. E non ci può essere giustificazione alcuna per tipi di reato che il nostro sentire comune, prima ancora che le nostra leggi, rifiuta”.